venerdì 25 dicembre 2009

lunedì 14 dicembre 2009

Fecondazione, ministero Salute valuta nuovo balzello per le coppie italiane

In futuro, le coppie che volessero effettuare un intervento di fecondazione assistita potrebbero dover pagare di tasca propria le spese per il congelamento degli embrioni sovrannumerari eventualmente prodotti. E' questa una ipotesi al vaglio della commissione del ministero della salute sugli embrioni crioconservati, che ha in previsione di riunirsi domani.
Uno scenario nuovo, dal momento che finora - dall'entrata in vigore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita nel 2004 - gli embrioni prodotti potevano essere al massimo tre ed il congelamento era possibile solo in situazioni di assoluta necessita' ed in questo caso il costo era a carico del centro che effettuava l'intervento.
Lo scenario e' completamente cambiato dopo la sentenza del 2009 della Corte costituzionale sulla legge 40: la sentenza, infatti, elimina il vincolo della legge alla produzione di un massimo di tre embrioni da impiantare contestualmente, prevedendo che sia il medico a decidere il numero di embrioni da produrre e stabilendo che quelli in sovrannumero siano congelati. Si pone dunque il problema di stabilire le modalita' di crioconservazione per i nuovi embrioni in sovrannumero che, dopo la sentenza, si prevede verranno prodotti.
IPOTESI COSTO CONGELAMENTO EMBRIONI A CARICO COPPIE: In base alla sentenza della Corte cade il vincolo della produzione di tre embrioni, da impiantare contestualmente, per ogni ciclo di fecondazione. Cio' vuol dire che potra' essere prodotto anche un numero maggiore di embrioni, ma per quelli non impiantati e' previsto l'obbligo di congelamento (con la sentenza di deroga dunque al divieto di crioconservazione previsto dalla legge 40).
Il come gestire tali embrioni sovrannumerari e' appunto la questione di cui la commissione ministeriale, una cui riunione e' prevista per domani, dovra' occuparsi. Tra le ipotesi, quella che la procedura di crioconservazione degli embrioni sia demandata a centri privati accreditati e che, dunque, le coppie possano doversi fare carico delle spese. Altro punto all'esame della commissione, inoltre, riguarda il consenso alle procedure da parte della coppia: l'obiettivo, secondo quanto si apprende, e' porre fine alla possibilita' che esistano, come accaduto finora, 'embrioni abbandonati' perche' i genitori biologici si rendono irreperibili.
5-10% EMBRIONI CONGELATI DOPO SENTENZA CORTE: Dalla sentenza della Corte si stima che gli embrioni che sono stati congelati, sul totale degli embrioni prodotti, sia pari al 5-10%. Ad affermarlo e' la presidente dell'Associazione dei centri di procreazione medicalmente assistita CECOS, Claudia Livi.
Quanto agli embrioni cosiddetti 'orfani' - ovvero prodotti per interventi di fecondazione assistita prima dell'entrata in vigore della legge 40 nel 2004, congelati e che le coppie non intendono piu' utilizzare - questi sono invece circa 3.500, sulla base del censimento degli embrioni orfani effettuato nel 2005. Tali embrioni sarebbero dovuti essere trasferiti presso la Biobanca dell'ospedale Maggiore di Milano, ma il trasferimento non e' mai stato effettuato. Per Livi, comunque, il costo per il congelamento degli embrioni in sovrannumero 'non potra' eventualmente rappresentare un deterrente per le coppie che hanno intenzione di effettuare un intervento di procreazione assistita', ma 'tutto dipendera', se tale ipotesi dovesse essere perseguita, dalle tariffe che verranno richieste dai centri, e per questo si renderebbe necessario un monitoraggio dei centri stessi e dei costi'. Difficile prevedere quale potrebbe essere il costo stimato per la procedura di crioconservazione: 'Ad oggi - afferma l'esperta - per la crioconservazione degli ovuli, ad esempio, nei nostri centri il costo e' di circa 250 euro l'anno'.

Aduc - 14 dicembre 2009

Padova. Costretta ad abortire da uno scambio di provette: causa all'ospedale

Il Gazzettino - 11 dicembre 2009

PADOVA (11 dicembre) - Uno scambio di provette durante un'operazione di inseminazione artificiale avrebbe costretto una donna padovana, fecondata non dal seme del marito, ad abortire e a chiedere i danni all'azienda ospedaliera. Protagonista della vicenda un'impiegata di 33 anni che dopo precedenti tentativi di rimanere incinta in una clinica privata aveva deciso di rivolgersi all'azienda ospedaliera di Padova. Dopo alcune verifiche e terapie sanitarie, nel luglio scorso, e un primo tentativo di inseminazione artificiale fallito a settembre, in ottobre i medici consigliarono alla donna di ripetere l'operazione per due giorni consecutivi. Sarebbe stato il secondo giorno che la provetta con il seme del marito sarebbe stata scambiata con quella di un'altra coppia presente contemporaneamente nell'ambulatorio. Sarebbe quindi stato lo stesso reparto di Ginecologia e Ostetricia ad avvisare successivamente dell'errore la paziente e a prescriverle l'assunzione della pillola del giorno dopo per interrompere un'eventuale gravidanza.L'azienda ospedaliera di Padova, in una nota, esprime «forte rammarico per l'errore procedurale a causa del quale è stato utilizzato il seme di un donatore diverso dal marito». L'azienda ospedaliera conferma che la paziente è stata sottoposta presso Ostetricia e Ginecologia a procedura di inseminazione e che poi «la coppia è stata immediatamente e adeguatamente informata dai clinici sull'accaduto». L'azienda ospedaliera dopo le verifiche rileva che «può con certezza affermare che l'errore procedurale è circoscritto esclusivamente a questo caso».

I medici le iniettano il seme sbagliato

Il mattino di Padova — 12 dicembre 2009 pagina 03 sezione: NAZIONALE

PADOVA. E’ uscita dalla Divisione ostetrica convinta di avere finalmente realizzato il proprio sogno, diventare mamma. Ma dopo poche ore si è ritrovata, suo malgrado, protagonista di un incubo: il seme che avrebbe potuto renderla madre, grazie alla fecondazione assistita, non era quello di suo marito, ma quello dello sconosciuto che le sedeva accanto nella sala d’aspetto del reparto. Un errore, provocato da uno scambio di provette, che ha sconvolto la sua vita. Sbaglio cui ha posto rimedio la pillola del giorno dopo, assunta dalla donna non appena il medico si è accorto dell’errore. Ora, di questa paradossale vicenda, restano le ferite all’animo di un’aspirante madre rimasta vittima dell’infertilità prima, di un errore umano poi: la coppia si è rivolta ad un legale per ottenere un congruo risarcimento per il danno subito.
LA VICENDA. Una giovane casalinga di 33 anni e suo marito, dopo diversi tentativi di concepimento in vitro avvenuti in cliniche private padovane e terminati con un nulla di fatto, la scorsa estate hanno bussato alla porta dell’unità operativa complessa di Ginecologia ed Ostetricia, convinti che quello fosse il luogo giusto dove poter avverare il loro sogno. Qualche mese per scoprire e risolvere i problemi che le impedivano il concepimento (un’endocrinosi per la quale è stata sottoposta ad un intervento) poi l’inseminazione. Il primo tentativo si rivela un buco nell’acqua. Un mese dopo, ad ottobre, la seconda prova, preceduta dalla consueta trafila di preparazione ormonale per la giovane donna. Viene consigliata alla coppia una duplice inseminazione, da effettuare in due giorni consecutivi, per far aumentare la probabilità del concepimento. Durante la prima fase tutto procede come da copione, poi accade l’impossibile.
L’ERRORE. Quella mattina a doversi sottoporre alla procedura di fecondazione in Divisione ostetrica le coppie sono due: la casalinga trentatreenne con il marito ed una coppia dell’Est. Ad ognuno di loro viene consegnato un numero. A questo punto le strade di uomini e donne si dividono: tutto avviene in quindici minuti. Le due donne vengono preparate per la fecondazione mentre gli uomini devono consegnare il liquido seminale per portare a termine l’operazione. Una questione di tempistica pare sia all’origine dell’errore. La coppia che doveva presentarsi per seconda all’appuntamento con i medici in realtà si è fatta avanti per prima. Uno scambio di orario, pochi minuti, cui non ha fatto seguito la ridefinizione dell’ordine delle provette. Risultato? La padovana è stata inseminata con il seme sbagliato.
LA PILLOLA. Quando è arrivato il momento di fecondare la seconda donna il medico si è accorto del fatale errore. Immediata è partita la telefonata alla coppia padovana, che abita in provincia di Padova. Ai due è crollato il mondo addosso: hanno fatto ritorno in via Giustiniani dove sono stati posti di fronte al ventaglio delle possibilità. In caso di concepimento la donna poteva scegliere di tenere il bambino, anche se di un uomo diverso dal marito. Oppure, per escludere ogni rischio di gravidanza dall’uomo sbagliato, poteva ricorrere alla pillola del giorno dopo, l’anticoncezionale che, se assunto entro poche ore dal rapporto sessuale impedisce l’instaurarsi della gravidanza. La donna ha optato per la seconda possibilità, buttando giù, dopo poche ore, le due compresse di Norlevo.
LA CAUSA. «La mia assistita - spiega Matteo Mion, legale della coppia - dopo quanto avvenuto è caduta in uno stato di grave depressione. La giovane coppia ha subito un danno importante. E’ per questo motivo che chiederemo un congruo risarcimento». La donna attualmente è stata sottoposta ad una serie di accertamenti clinici per escludere che durante l’inseminazione avvenuta con il liquido seminale sbagliato non abbia contratto malattie sessualmente trasmissibili.

Fabiana Pesci

«Tradimento» perpetrato tra pinze e provette

Il mattino di Padova — 12 dicembre 2009 pagina 03 sezione: NAZIONALE

Un figlio segreto è presente nell’inconscio d’ogni bambina, che un giorno sarà donna e madre. Ma se al momento opportuno egli non si materializza, ecco la medicina venire incontro con una tecnica collaudata alla coppia, che aspira a trasformarsi in nucleo genitoriale. L’intervento standardizzato a livello medico dev’essere tuttavia sottomesso al pensiero umano: così da far prevalere il desiderio - che prevede il rischio di ripetute frustrazioni - sul bisogno narcisistico, che esclude anche solo l’ipotesi d’un fallimento. La storia di questa coppia della provincia di Padova è singolare: due genitori in fieri si sottopongono ad alcuni interventi di fecondazione assistita in una clinica privata; non ottenendo risultati, si rivolgono alla struttura ospedaliera di Padova. La quale, dopo aver operato la donna, propone loro la tecnica della doppia inseminazione artificiale. Un primo tentativo a settembre fallisce, ad ottobre ci si mette di mezzo il caso, la negligenza, la fatalità: come definirli? Qualche ora dopo il ritorno a casa infatti, la coppia viene avvisata d’uno scambio in provetta del seme maschile, appartenente al partner di un’altra coppia, anch’essa in sala d’attesa per il medesimo intervento. Possiamo ben immaginare l’angoscia e lo smarrimento della donna: in brevi istanti costretta a rinunciare all’illusione di sentirsi madre, per affrontare la confusività riguardo alla figura del padre di suo figlio. S’infila nella realtà della coppia l’intollerabile fantasma della triade edipica, che rende indispensabile l’interruzione terapeutica; non potendo l’errore umano trasformarsi per la vita in un tradimento che, seppure perpetrato tra pinze e provette, nega ai genitori la loro identità di sangue. Per la donna è l’ennesimo vuoto nel ventre; un vero e proprio lutto della cui responsabilità, prima ancora d’aver conosciuto con certezza l’esito della fecondazione, questa volta è accusato un «altro», esterno alla coppia. Ora quest’ultima chiede alla struttura sanitaria un risarcimento per i danni fisici e psichici subìti. Ma è importante che essa cerchi di superare al più presto la frustrazione patita e la rabbia, riappacificandosi con l’accaduto: così che non vi siano più responsabili esterni da detestare né occasioni perdute, da rimpiangere. Responsabili delle proprie azioni, forti del desiderio d’un figlio e insieme fragili, come tutti noi esseri umani siamo, questi aspiranti padre e madre continuino a lottare con coraggio e costanza. Facciano ordine tra ritmi del corpo ed emozioni, speranze, paure, attese, desideri dell’anima. Per l’inscindibile legame, che tiene assieme corpo e mente e dalla cui segreta armonia prende avvio nei genitori una nuova vita, saranno infine premiati con l’arrivo del loro primo, meritatissimo figlio.

sabato 5 dicembre 2009

SPAGNA - Nato un bambino senza la complicazione che avrebbe distrutto le sue piastrine

La trombopenia neonatale alloimmune è un processo raro (uno ogni 1.500 nascite) in cui gli anticorpi della madre attaccano e distruggono le piastrine fetali se sono di genotipo diverso, essendo percepite come corpo estraneo. In una coppia che si era rivolta alla clinica Quiron di Valencia, i condizionanti genetici dei genitori comportavano che i loro figli ereditassero i fattori d'incompatibilità con la madre. Il rischio più grave per questi bambini è l'emorragia intracranica, che avviene nel 30% dei casi, e le cui conseguenze sono nel 10% la morte e nel 20% la possibilità di lesioni neurologiche irreversibili come la paralisi cerebrale. Nella coppia la complicazione era emersa alla prima gravidanza, e per evitare che si ripresentassero gli stessi problemi, l'unità di riproduzione dell'ospedale le suggerì di cercare un donatore di seme compatibile con la madre -evento che capita nel 3% dei casi. Non è stato facile, ma con la collaborazione del laboratorio d'immunoematologia della banca del sangue e dei tessuti di Barcelona e della banca del seme del centro Cefer, è stato localizzato lo sperma adatto. La coppia si è sottoposta a un programma di fecondazione medicalmente assistita, che è approdato a una gravidanza. E la settimana scorsa, alla 37esima settimana di gestazione, il bambino è nato con parto naturale e senza inconvenienti.

Aduc - 5 dicembre 2009

giovedì 3 dicembre 2009

Procreazione assistita, indagine: sette cliniche su dieci ignorano legge 40

La legge 40 sulla fecondazione assistita e' tranquillamente ignorata dalla maggioranza delle cliniche, che "producono e congelano embrioni a gogo'". E' la denuncia del settimanale Tempi - in edicola in tutta Italia fino a mercoledi' 9 dicembre - in un'inchiesta che ha visto protagonista una sua giornalista che si e' rivolta a 50 delle 200 cliniche per la fecondazione assistita presenti in Italia, cosi' come farebbe una donna con problemi di fertilita' desiderosa di avere figli. Il risultato dell'inchiesta e' che ben 35 (il settanta per cento) degli istituti clinici interpellati da Tempi hanno ammesso di congelare gli embrioni senza curarsi del loro eventuale abbandono e senza verificare se la richiedente avesse o no un partner stabile. Questo malgrado la legge 40 ponga paletti ben precisi, vietando tra l'altro la crioconservazione degli embrioni e il loro utilizzo a scopi sperimentali e limitando l'accesso alle tecniche solo alle coppie sposate o conviventi. Invece, secondo l'inchiesta "la maggior parte delle cliniche per la Fiv producono embrioni a gogo', li congelano e non si preoccupano di verificare se le donne che ricorrono alla Fiv siano coniugate, conviventi, single o quant'altro. Insomma, la legge 40 sembra ampiamente e tranquillamente ignorata". E la scoperta e' che anche alcune cliniche cattoliche, come la San Raffaele di Milano, sono alquanto "permissive" sulla fecondazione assistita: "La tutela della donna - si e' sentita rispondere la giornalista - non da' limiti da rispettare sul numero degli embrioni. Attualmente si possono fecondare gli ovociti e poi congelarli. Ad esempio, se la donna ne genera piu' di tre di buona qualita' li si congela e li si usa all'occorrenza. Non c'e' obbligo di impianto, li puo' lasciare qui gli embrioni. Nessuno obbliga nessuno".
Aduc - 3 dicembre 2009

Uteri in affitto: «Striscia la notizia» smaschera il vigile mediatore

Corriere della Sera - 03 dicembre 2009

Un agente di polizia urbana, con la moglie ucraina, aveva avviato un business per aggirare le leggi

MILANO - Lo ha smascherato «Striscia la notizia». Lui, vigile urbano di Milano, era il tramite tra chi voleva avere un figlio e non poteva averne, e una struttura di Kiev (Ucraina) dove invece si possono «affittare uteri», scegliendo il tipo di donna che più ti aggrada per farla diventare «mamma». Il trucco? Pensava a tutto il «ghisa», che per il servizio chiedeva 3-5 mila euro di anticipo, per un costo finale di circa 30 mila euro. La madre «surrogata» ucraina, dopo aver partorito, rinunciava al bimbo. Quindi il padre italiano ne chiedeva la paternità e la sua compagna, o moglie, dichiarava di essere la madre naturale del piccolo. Insomma un figlio di italiani nato nella capitale ucraina. Eludendo le leggi italiane che proibiscono la fecondazione eterologa.
Un business a tanti zeri, per poter sostenere anche le spese di un avvocato, di un notaio, della finta madre, della struttura dove avveniva il parto. Un commercio illecito lucroso, che il «ghisa» era riuscito a mettere in piedi, grazie anche ad una moglie ucraina con la quale gestiva un’agenzia matrimoniale, pubblicizzata online su Internet. Lui, Raimondo T., 37 anni, da almeno 12 nel corpo, è in servizio part-time alla Zona 6, in via Sant’Abbondio, al Gratosoglio. Con i colleghi si vantava di andare in giro in Mercedes, di avere computer e telefonini sempre di ultima generazione. Insomma di avere tanti soldi. Adesso il comandante della Polizia municipale, Tullio Mastrangelo, ha disposto delle indagini che ha affidato alla squadra Investigativa. «All’esito della quali — ha sottolineato il numero uno di piazza Beccaria — se ne emergeranno i presupposti, sarà informata l’autorità giudiziaria e gli organi istituzionali della civica amministrazione».

Michele Focarete

Mercatini di Natale a favore di FamiglieSMA onlus


Domenica 6 e domenica 13 dicembre 2009 si terranno i tradizionali Mercatini di Natale a Montebelluna (TV) in Viale della Vittoria dalle ore 8.00 alle 19.30.

Sarà presente uno stand di Famiglie SMA onlus con gadget, libri, quadri, magliette, cd, cappellini, dolci, biscotti e materiale informativo sull'associazione.

Saranno venduti quadri di Giovanna Garbuio.

Saranno in vendita i cd del nostro amico cantautore Stefano dall'Armellina.

Il 6 dicembre sarà presente Cecilia Barbato autrice del libro per bambini "Fantasticando con le filastrocche".

Vi aspettiamo!

martedì 1 dicembre 2009

USA - Fecondazione assistita. Maschio o femmina? La possibilità di scelta non favorisce il sesso 'forte'

Family balancing è il servizio a disposizione degli statunitensi dal 2001 e consente l'equilibrio dei sessi in famiglia. A renderlo possibile è la diagnosi preimpianto negli interventi di fecondazione medicalmente assistita, che identifica gli embrioni maschili e femminili, da trasferire nell'utero in base alla scelta dei futuri genitori. Numerose commissioni etiche criticano questa prassi poiché temono che la proporzione naturale tra i sessi venga sovvertita dalla preferenza per i maschi. "E' un'opinione sbagliata", dice Pere Colls, direttore della società Reprogenetics di Princeton (Usa). Insieme ai ricercatori della Princeton University, la sua impresa ha soddisfatto il desiderio di trecento coppie che, tra il 2007 e il 2008 vi si sono rivolti per la selezione del sesso. Gli embrioni analizzati provenivano da una cinquantina di cliniche di fecondazione medicalmente assistita sparse in Usa, e dunque i dati riflettono tutta la popolazione. I risultati dimostrano che un sesso non prevale sull'altro e che la scelta tra maschi e femmine è assolutamente bilanciata. Fanno eccezione solo le coppie d'origine cinese e indiana (un quarto delle richieste) dove l'80% sceglie un figlio maschio. Ma si tratta rispettivamente dello 0,9% e dello 0,6% della popolazione generale.

Aduc - 1 dicembre 2009

sabato 28 novembre 2009

Programmare figli e carriera ecco il test che aiuta le donne

Repubblica — 28 novembre 2009 pagina 31 sezione: CRONACA

Misurare la propria fertilità con un semplice esame del sangue, già a 25 anni, e decidere subito - anche se la maternità è ancora lontana - se e quando si avranno figli, scegliendo semmai di congelare i propri ovociti. La possibilità, potenzialmente rivoluzionaria per milioni di donne occidentali alla ricerca spesso difficile di un figlio dopo i 30-35 anni, arriva da una ricerca americana e potrebbe essere disponibile in forma sperimentale già nel 2010, per diventare poi un kit di uso comune. Lo ha spiegato Norbert Gleicher, alla guida del Center for Human Reproduction di New York in un articolo su New Scientist. «Abbiamo misurato la presenza del gene FmR1 in 316 giovani donne e abbiamo incrociato questo dato col loro livello di Amh (un ormone che già oggi viene abitualmente rilevato per valutare la fertilità, ndr ). Abbiamo così scoperto che sembra esistere una relazione tra la presenza dello FmR1 nel Dna di una donna e il suo "invecchiamento" ovarico». E se in alcuni casi è possibile prevedere una menopausa precoce, in altri questo fenomeno potrebbe anche non verificarsi, ma la quantità e la qualità dei suoi ovociti rendere comunque difficile la possibilità di una gravidanza dopo i trent' anni. Gli studiosi americani sono entusiasti delle possibilità che questa nuova indagine offre a ogni donna per costruire il suo reproductive life plan. E Gelicher azzarda un esempio destinato a far discutere: «Se una giovane donna presenta indicatori che fanno prevedere una fertilità bassa, potremo rivolgerle la domanda "desidera avere figli prima o dopo il suo Phd?". E se la risposta sarà dopo, le potremo comunque suggerire di congelare i propri ovociti per quando vorrà tentare una gravidanza». In prospettiva, dunque, dopo aver separato la vita sessuale da quella riproduttiva con i metodi anticoncezionali, le donne potrebbero - almeno entro certi limiti - separare i loro progetti di maternità anche dall' età: non soltanto quella anagrafica, ma anche quella, talora difforme, delle loro uova. Per Chiara Saraceno, sociologa e studiosa del welfare e dei modelli familiari, si tratta di un' ottima notizia. «Il corpo delle donne è stato a lungo soggetto passivo per scienziati e legislatori. Scoperte come questa, invece, sembrano offrire nuove possibilità di ricongiungere le scelte compiute col cervello ai segnali che giungono dal proprio corpo». «Per anni e anni - ricorda Saraceno - l' unico sistema di controllo della fertilità disponibile e ammesso dalla chiesa cattolica, sia per chi voleva figli sia per chi non li voleva, è stato l' invasivo e logorante controllo della temperatura basale Questo nuovo metodo, se si rivelerà attendibile, mi sembra meno invasivo e più amichevole per le donne». Favorevole anche Alberto Revelli, direttore del Centro per la fecondazione dell' Università di Torino: «Gleicher è uno studioso estremamente serio e il metodo sembra promettente. Anche in Italia, del resto, ci attendiamo che si diffonda in pochi anni la scelta di congelare gli ovociti anche da parte di giovani donne, come già avviene negli Stati Uniti». Attenzione però, avverte Revelli: «Oggi le donne di elevata istruzione e livello sociale, le più coinvolte dai problemi di infertilità, faticano ancora ad accettare la realtà dell' invecchiamento ovaricoe spesso chiedono di congelare gli ovociti quando è ormai inutile. Anche questo nuovo esame, di per sé, non sarà sufficiente a escludere tutti i rischi di infertilità, che crescono comunque rapidamente dopo i 35 anni».

VERA SCHIAVAZZI

lunedì 23 novembre 2009

Gb. Clinica offre fecondazione gratis a chi non fuma e non beve

Corriere della Sera - 23 novembre 2009

Secondo tentativo gratis se il primo fallisce, ma a patto di «impegnarsi» con lo stile di vita

LONDRA - Un ciclo di fecondazione gratuito se si firma un «contratto per una vita sana», con il divieto di fumare o bere prima e durante il trattamento. È quanto propone una clinica di fecondazione assistita, la Bridge Clinic di Londra. I pazienti che vorranno sottoporsi a un ciclo di Ivf potranno decidere di sottostare a questo contratto mirato ad aumentare le chance di successo dell'intervento: in cambio, i pazienti avranno diritto a un ciclo gratuito di fecondazione se il primo dovesse fallire. «Il programma si chiama 'Ivf plus, e possono parteciparvi le donne al di sotto dei 36 anni, con un peso nella norma e che hanno ricevuto, senza successo, il trattamento nel passato», ha detto Mohamed Menabawey, direttore medico della Bridge Clilic. «Il pacchetto - ha continuato - costa 4.500 sterline (circa 5 mila euro) e include tutti i test, farmaci e trattamenti consigliati per le donne che si sottopongono all'inseminazione artificiale». Il programma è stato inizialmente proposto solo ai pazienti con buone possibilità di successo, ma dopo le prime 50 inseminazioni si comincia a considerare l'estensione anche ai casi più difficili.

IL CONTRATTO - I pazienti che sottoscrivono il contratto devono impegnarsi a migliorare il loro stile di vita, smettendo di fumare, bere e perdendo peso se necessario, in modo da arrivare all'inizio del trattamento nelle migliori condizioni di benessere psicofisico. «È un contratto tra noi e il paziente, per il raggiungimento del miglior risultato possibile», ha detto Menabawey. «La tecnologia permette di ottenere un successo nella fecondazione assistita, ma il paziente deve fare la sua parte», ha concluso.

domenica 22 novembre 2009

L' entità della «riserva» guida le scelte

Corriere della Sera - 22 novembre 2009 (Pagina 52)

Tre anni fa in Inghilterra fece discutere l' arrivo in commercio di Plan Ahead (pianifica in anticipo), un altro test di valutazione della riserva ovarica, che si spingeva a prevedere l' andamento della quantità di ovuli nell' arco di un paio di anni misurando tre ormoni: il follicolo-stimolante o FSH, che cresce all' avvicinarsi della menopausa; l' inibina B, secreta dai follicoli ovarici in minor quantità man mano che la riserva ovarica si assottiglia; l' ormone antimulleriano o AMH, che indica la quantità di ovuli in maturazione e cala perciò quando la riserva ovarica diminuisce. Anche in questo caso, visti i molti fattori in gioco quando si cerca un figlio, previsioni da prendere con le pinze. Tutto sommato, allora, è meglio sottoporsi ai test solo se serve davvero: «La valutazione della riserva ovarica si fa quando una donna non riesce a restare incinta, per capire se all' origine c' è una scarsa quantità di ovociti a disposizione - spiega Emilio Arisi -. Si misurano FSH ed estradiolo e si fa l' ecografia ovarica: dalle dimensioni dell' ovaio capiamo se ci sono ancora ovuli a sufficienza. Nei laboratori più attrezzati si eseguono anche i test dell' inibina B e di AMH per un quadro più completo». In questi casi conoscere la riserva ovarica ha un risvolto immediato sulle scelte di fecondazione assistita: se la riserva è scarsa, la capacità di rispondere alle stimolazioni con terapie ormonali è praticamente nulla e non ha senso tentare.

giovedì 19 novembre 2009

Carmen Russo, a 50 anni non si arrende: vola in Usa per un figlio con l'utero in affitto

Corriere della Sera - 19 novembre 2009

L'autobiografia della ballerina:«La mia nuda verità» e con la storia d'amore con Enzo Paolo Turchi

NAPOLI - Carmen Russo,ballerina, attrice, show-girl, partecipante a due «Isola dei famosi» (una in Italia e una in Spagna, dove ha addirittura vinto), ha deciso di raccontare tutta la sua vita in un'autobiografia che uscirà nelle librerie il 25 novembre. «La mia nuda verità» è questo il titolo del libro, racconta soprattutto la sua grande ed indistruttibile storia d'amore con Enzo Paolo Turchi, uno dei più importanti ballerini e coreografi del mondo dello spettacolo, che con Carmen gestisce anche una scuola di danza a Napoli.

Un matrimonio felicissimo il loro, passionale, romantico, affiatato ma con un unico rimpianto: non aver avuto figli. A cinquanta anni appena compiuti, però , Carmen Russo non si arrende. Ha deciso di recarsi negli Stati Uniti dove oltre ad esistere delle cliniche che riescono a risolvere i casi più difficili di infertilità, è possibile «affittare» l'utero. Sono circa dieci anni che la ballerina tenta di avere un figlio «Quando dopo tanti successi, decisi di fermarmi per mettere al mondo un figlio, scoprii di avere le tube chiuse - continua la Russo - non avevo altra scelta che sottopormi alla fecondazione assistita, ci ho provato una decina di volte». Così, falliti questi tentativi, ha deciso di fare un ultimo tentativo negli Usa «Certo il bambino crescerebbe in grembo a un'altra donna e io perderei la poesia della gravidanza -dice la show-girl- ma il solo pensiero di stringere tra le braccia un figlio che considererei comunque, mio, mi dà coraggio».

lunedì 16 novembre 2009

La legge 40 porta al 25% l'aumento dei parti gemellari

Aumento costante in Italia delle nascite di gemelli: secondo i dati piu' recenti, dal 1990 al 2005 i parti gemellari sono aumentati del 25%. E' questo uno dei dati presentati oggi a Roma, nel primo convegno nazionale sui gemelli in eta' pediatrica organizzato dall'Iss in collaborazione con l'Unita' di neonatologia, patologia e terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I. Tra le cause dell'aumento delle nascite gemellari, le tecniche di fecondazione artificiale sono al primo posto, soprattutto a causa della legge 40.

Aduc - 16 novembre 2009

giovedì 12 novembre 2009

GIAPPONE - Ovociti da donne sane per ringiovanire ovociti di donne più anziane

Ricercatori giapponesi hanno annunciato di aver sviluppato una nuova tecnica che permette di utilizzare ovociti di donatrici sane per 'ringiovanire' gli ovociti di donne in la' con gli anni.
La pratica, che ha gia' dato vita a nuove polemiche, consentirebbe la nascita di un bimbo con tre genitori. Il dibattito bioetico e' destinato a riaccendersi, dopo che, nel mese di agosto, un analogo esperimento era stato portato a termine, fino alla gravidanza, su un gruppo di scimmie dall'Universita' dell'Oregon. Il team del Mother Hospital di Kitakyushu, in Giappone, e' ora riuscito a stabilizzare su gameti umani un metodo che consente di prelevare materiale cellulare - in particolare il citoplasma, la membrana che avvolge il nucleo - da ovociti di donne piu' giovani per riparare i difetti delle cellule riproduttive di donne con problemi di infertilita' sottoposte a fecondazione in vitro.
I ricercatori fanno sapere di avere gia' realizzato 31 ovociti, 7 dei quali sono stati fecondati in vitro arrivando allo stato di embrioni.

Aduc - 12 novembre 2009

martedì 10 novembre 2009

SPAGNA - Un registro per evitare donazioni fuori controllo di ovuli e spermatozoi

In Spagna non c'è modo di sapere quanti figli possa avere un donatore di spermatozoi. In teoria non dovrebbero essere più di sei, secondo quanto stabilito dalla legge sulle tecniche di riproduzione umana assistita del 1988. Ma da allora non è stato introdotto nessun mezzo per controllare se la norma sia rispettata. Il limite di sei bambini per donatore (di ovuli e spermatozoi) era stato fissato per evitare problemi di consanguineità, anche se oggi appare obsoleta data la mobilità della popolazione. La limitazione serviva anche ad evitare un eccesso di donazioni di ovuli da parte della stessa donna -pratica compensata con 900 euro a fronte dei 50 o 60 nel caso dei maschi. L'estrazione degli ovociti è infatti fastidiosa e comporta medicazioni, anestesia e alcuni rischi, per cui non è consigliabile farlo spesso. Per evitare che con gli spermatozoi, gli ovuli e gli embrioni dello stesso donatore non nascano più di sei bambini via fecondazione assistita, il ministero della Sanità sta preparando un registro nazionale di donatori di gameti (semi e ovuli) e preembrioni che dovrebbe essere pronto entro la fine dell'anno o al più tardi in primavera. Il registro sarà inoltre una bancadati per sapere da dove vengono e dove vanno i gameti congelati, e consentirà d'identificare sia i donatori sia il destino dei campioni biologici, preembrioni inclusi.

Aduc - 10 novembre 2009

Gli esperti scrivono al ministero Salute: gravidanze multiple causate da legge 40

In tutta Europa la 'buona pratica' della procreazione medicalmente assistita prevede l'uso di 'tutti gli ovociti prodotti dalla paziente, scegliendo gli embrioni migliori per il trasferimento e congelando gli altri'.
Ma la legge 40 'vieta questa procedura e per questo in Italia l'incidenza di gravidanze multiple e' alta''.
Ad affermarlo sono le principali societa' scientifiche italiane che hanno indirizzato una lettera al viceministro Ferruccio Fazio. Le societa' (Cecos, Sifr, Sia, Siams, Sidr, Sierr, Sifes-mr e Sios) sostengono in una nota che 'e' vero che il parametro delle gravidanze multiple puo' essere considerato uno degli indicatori piu' significativi del buon esito delle tecniche di fecondazione e che un centro dovrebbe avere una bassa incidenza delle stesse'.'In tutta Europa - proseguono - la 'buona pratica' della Pma, la procreazione medicalmente assistita, prevede l'uso di tutti gli ovociti prodotti dalla paziente, scegliendo gli embrioni migliori per il trasferimento e congelando gli altri.
La legge 40 vieta questa procedura. Per questo in Italia l'incidenza di gravidanze multiple e' alta'.
Secondo le societa', 'e' fondamentale mantenere un dialogo costruttivo con i referenti istituzionali; e' dalla corretta relazione reciproca - hanno sottolineato - che il Registro Registro Nazionale delle Strutture Autorizzare all'applicazione della Pma ha potuto contare, in pochissimo tempo, non solo sulla totale adesione dei Centri ma soprattutto sulla tempestiva segnalazione di difformita' o dati non congrui'.

Aduc - 10 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

Quei 15 minuti che fanno la differenza

Corriere della Sera - 8 novembre 2009

Meglio stare ferme se si vuole che l' inseminazione artificiale abbia successo. Un gruppo di ricercatori olandesi ha pubblicato sul British Medical Journal il risultato di una ricerca fatta su quasi 400 coppie. Metà delle donne, dopo l' inseminazione sono rimaste distese e immobili per quindici minuti, l' altra metà no. I tassi di natalità sono stati il 27 per cento nel gruppo rimasto fermo, il 17 nell' altro. L' immobilità, quindi, sembra impedire che gli spermatozoi inseriti in utero «scivolino» giù.

domenica 1 novembre 2009

Fecondazione assistita, pochi centri si adeguano a sentenza Corte Costituzionale

Nel maggio scorso la Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato la legge che regola la procreazione assistita in Italia.
È stato, infatti, dichiarato incostituzionale l’obbligo a impiantare tre embrioni contemporaneamente: la legge obbliga ad impiantare tutti gli embrioni ottenuti con la fecondazione assistita, fino ad un massimo di tre, e ne vieta la crio-conservazione (a meno che non risulti impossibile impiantarli tutti a causa di gravi rischi per la salute della donna; in tal caso è obbligatorio procedere all’impianto non appena lo stato di salute della donna dovesse permetterlo).
Secondo la Corte, queste disposizioni violano un principio costituzionale fondamentale, sancito dall’articolo 3 della Costituzione, quello della donna ad avere pari diritti rispetto all’embrione.
È la prima volta, da quando la legge 40 è stata approvata e applicata, che il diritto alla salute della donna viene sottolineato e trova pari dignità alla stregua dei diritti dell’embrione.
Queste importanti modifiche permetterebbero al medico di decidere se impiantare i tre embrioni e quando farlo, crioconservandoli se necessario. Fin qui la teoria.
Se la Consulta cambia la legge, i centri che si occupano di fecondazione assistita dovrebbero adeguarsi.
Eppure una coppia che cerca di districarsi nel mare magnum dei centri che in Italia tengono conto di queste modifiche costituzionali può trovarsi in serie difficoltà. Nel corso di un recente convegno organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, tra i promotori della richiesta di modifiche alla Corte Costituzionale, è emerso che l’Italia si colloca al primo posto della classifica dei Paesi dai quali si scappa per sottoporsi a interventi di fecondazione assistita (il 30% delle coppie si rivolge a centri in Spagna) e questo nonostante nel nostro Paese si registri un aumento costante del numero di coppie che scelgono di sottoporsi a Fivet con una percentuale di successo che varia tra il 22% e il 35% per ciclo.
Serpeggia la convinzione che la legge 40 allontani dall’Italia e dai centri nazionali le coppie che desiderano un bambino a causa di normative e vincoli che rendono sempre più difficile la fecondazione assistita sia per i medici che per le donne.
A rendere chiari i paradossi dell’applicazione della legge è il recente caso sollevato dall’ospedale Sant’Anna di Torino: già quattro donne che si erano sottoposte a fecondazione assistita hanno scelto di abortire uno dei tre embrioni che si erano impiantati.
La direzione dell’ospedale ricorda che da quando è entrata in vigore la legge 40 e il conseguente obbligo di impianto di tre embrioni contemporaneamente, sono aumentate esponenzialmente le gravidanze gemellari o trigemellari.
Una circostanza che ha aperto la strada a interventi di embrioriduzione per le donne che non se la sono sentita di portare avanti una gravidanza plurima.
Da un lato la legge 40, dall’altro la legge 194 che permette un’interruzione di gravidanza in caso di rischio clinico o psichiatrico per la madre.
Secondo la direttrice del Dipartimento di Ostetricia del Sant’Anna, Tullia Todros, non è sufficiente che la Consulta abbia modificato l’impianto della legge 40, ma è indispensabile che queste modifiche diventino al più presto linee-guida ufficiali e che al medico venga permesso, nel pieno rispetto legislativo, di decidere quanti embrioni impiantare.


paginemediche.it del 29 ottobre 2009

USA - Fecondazione, alte le chance di gravidanza con ovuli congelati

Per le donne che vogliono ritardare la propria gravidanza, il congelamento degli ovuli e' diventato un metodo sempre piu' promettente e sicuro. E' quanto risulta dalla prima analisi sistematica del genere, che ha misurato l'incidenza di successo nelle fecondazioni assistite portate a termine con ovuli congelati. "I risultati sono contenuti nello Human Oocyte Preservation Experience (Hope) Registry, il primo registro di analisi sulla fecondazione assistita che raccoglie dati in maniera standardizzata, invece che singoli casi", ha spiegato Zsolt Peter Nagy della Reproductive Biology Associates in Atlanta, Stati Uniti, che ha presentato i risultati della sua ricerca al meeting dell'American Society for Reproductive Medicine (Asrm) ad Atlanta. "Dei 115 casi di fecondazione assistita contenuti nel registro, nel 90 per cento le uova sono sopravvissute al congelamento. Gli ovuli conservati con il sistema di congelamento rapido, inoltre, hanno portato a una gravidanza nel 65 per cento dei casi", ha detto Nagy. "Le percentuali di successo sono simili a quelle ottenute con la fecondazione assistita senza il congelamento. Il successo e' incrementato da una selezione accurata degli ovuli", ha aggiunto. Nessun impianto e' comunque avvenuto con ovuli congelati da piu' di due anni. Secondo l'Asrm, comunque, le donne giovani e in salute non dovrebbero rivolgersi alla tecnica del congelamento per prolungare la loro fertilita'.

Aduc - 26 ottobre 2009

venerdì 30 ottobre 2009

«Dalle staminali ottenuti spermatozoi e ovociti»

Corriere della Sera - 29 ottobre 2009

L'annuncio di un gruppo di ricercatori Usa

MILANO - Un gruppo di ricercatori statunitensi ha trovato il modo di obbligare alcune cellule staminali embrionali, derivate da embrioni in sovrannumero ottenuti con la fecondazione assistita, a mutare in cellule germinali umane, cioè i precursori di ovociti e spermatozoi. Questo il risultato cui sono giunti alla Stanford University School of Medicine. Lo studio, pubblicato su 'Nature', spiega che le cellule ottenute dai ricercatori funzionano abbastanza bene per generare cellule spermatiche.

«Finora - ha spiegato Reijo Pera - avevamo studiato solo i topi per comprendere i passaggi necessari alla differenziazione delle cellule germinali umane. Ma non è lo stesso. Questa è la prima prova che si possono creare in laboratorio cellule germinali umane funzionanti». Nello studio i ricercatori hanno trattato le staminali embrionali umane con proteine note per stimolare la formazione germinale e hanno poi isolato quelle che iniziavano a esprimere i geni specifici germinali, pari al 5% del totale, identificandole perchè producevano anche una proteina di segnalazione verde fluorescente. Poi gli esperti hanno iniziato ad 'accendere' e 'spegnere' vari geni nel mirino, per capire che ruolo avessero nella formazione delle cellule riproduttive. In questo modo ne hanno individuato tre: DAZL, che agisce precocemente, DAZ1 e BOULE, che regolano le fasi più avanzate dello sviluppo. (Agi)

Sperma e ovuli dalle staminali. "Figli a partire dalla pelle"

Repubblica - 29 ottobre 2009

ROMA - Far nascere dei bambini dalle cellule staminali? Potrebbe essere possibile grazie ai risultati di una ricerca effettuata da scienziati della Stanford University, in California. Ne parla la rivista scientifica Nature. Secondo la ricerca, gli scienziati hanno messo a punto un coktail di sostanze chimiche e vitamine che riesce a interagire con le cellule staminali embrionali, per trasformarle in ovociti e spermatozoi. Gli stessi scienziati contano di ripetere presto l'esperimento con cellule della pelle.

La realizzazione di ovociti e spermatozoi in laboratorio offre opportunità sinora inedite per i trattamenti contro la sterilità e le malattia ma pone anche gravi problemi etici. Infatti gli stessi autori della ricerca sostengono che bisognerebbe concordare specifiche linee guida per la produzione e l'uso di spermatozoi e ovociti artificiali.

"Questa scoperta apre una nuova finestra in quello che fino a poco fa era uno stadio sconosciuto dello sviluppo umano. - osserva Susan B Shurin, direttore dell'Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, che ha finanziato lo studio - L'osservazione in laboratorio delle cellule germinali ha la possibilità di rivelare importanti tracce delle cause ancora inesplorate dell'infertilità e della genesi di molti difetti genetici e problemi legati ai cromosomi".

Infatti, nonostante l'infertilità emerga solo dopo la maturità sessuale, spiega Reijo Pera, tra gli autori della ricerca, molte forme ancora inesplorate hanno la loro origine in 'errori' all'interno delle cellule allo stadio embrionale.

Gli spermatozoi così ottenuti, si legge nella rivista, hanno la testa e la coda più piccola di quelli 'naturali' ma sembrano comunque in grado di poter fertilizzare un ovulo. Mentre gli ovuli sono in uno stadio non avanzato, ma più sviluppati di quanto sia avvenuto finora ad opera di altri scienziati.

"Una scoperta che ci farà vincere l'infertilità.

Repubblica - 29 ottobre 2009

ROMA - "E' un dato degno di attenzione e importante, intanto perché la rivista è seria e altrettanto lo è il gruppo di lavoro, e vale la pena di sottolinearlo perché oggi ci sono mille casi di persone che millantano credito, di frodi scientifiche. E poi naturalmente per il dato specifico: sono riusciti a ottenere spermatozoi e ovuli dalle staminali, è evidente la rilevanza". Carlo Alberto Redi, direttore scientifico del Policlinico San Matteo Pavia, manifesta tutto l'entusiasmo possibile per la scoperta degli scienziati della Stanford University.

Può spiegarci esattamente i termini di questa scoperta scientifica?
"Dopo questo importante passo in avanti siamo sempre più capaci di elaborare quei cocktail, quelle sostanze che sono in grado di far differenziare artificialmente le cellule staminali embrionali (cioè indifferenziate). Ci sarà ancora molto da lavorare, perché ci viene detto che lo spermatozoo non è ancora morfologicamente perfetto, e l'ovocito non è ancora maturo, ma la ricerca è in avanzamento costante. E' evidente il progresso, perché finora venivano impiegati dei topolini come bioreattori (per fornire cioè cellule già differenziate). Il timore era quello di contaminazione tra le cellule del topo e quelle umane: qui invece la cellula è pulita. C'è ancora da lavorare per ottenerle mature, ma si apre una grande speranza".

E' corretto dire che i figli nascono 'senza genitori'?
"Assolutamente no: comunque le staminali sono cellule umane. Io capisco che c'è un gioco perverso al titolo più accattivante, ma la staminale embrionale da qualche parte viene...Così si creano allarmismi nei decisori politici, si fa un danno a livello sociale terribile. L'abbiamo visto con la clonazione: bisognerebbe chiarire una volta per tutte che non possiamo creare esseri umani dal nulla, e non possiamo neanche creare esseri umani con gli occhi azzurri e i capelli biondi...

Però spesso sono gli stessi scienziati che annunciano scoperte sensazionali che fanno pensare a ipotesi di questo tipo...
"Certamente: è un gioco perverso dove tutti hanno delle responsabilità, ma se lo scienziato scorretto si prostituisce per danaro, bisogna collaborare tra persone ragionevoli, cioè tra scienziati non buffoni e divulgatori. Lancio un appello: evitiamo i titoloni roboanti...".

E se dicessimo che gli scienziati di Stanford sono riusciti a fare come Dio con la creazione di Eva, tratta dalla costola di Adamo...
"Ma così continuiamo ad accusare la biotecnologia di giocare a fare Dio...Non riesco a vederci al posto del buon Dio...Mi rimetto alla vostra clemenza!".

L'implicazione più diretta di questa scoperta è il superamento dell'infertilità?
"Certo, riferita sia ai casi naturali, sia a chi è infertile per via di trattamenti medici. In casi del genere si potrà intervenire con questo tipo di trattamento delle cellule. Le cellule dalla pelle delle persone infertili verrebbero riprogrammate geneticamente a un livello staminale, con i cocktail, diventando spermatozoi e ovociti, per ottenere la fecondazione".

Ci sono anche altre applicazioni importanti?
"Sì. Per esempio possono esserci aspetti zootecnici: provi a pensare a un animale con un particolare valore economico, un toro eccezionale. Se voglio ottenere di nuovo queste caratteristiche, si può creare una sorta di tesoro o di banca, perché prima o poi quell'animale invecchierà e le sue cellule non andranno più bene. Invece, utilizzando questa tecnica, chissà quanti figli potrà fare. Si possono immaginare davvero mille implicazioni".

'Va avanti il servizio anti-sterilità' Villa Sofia, esplode la polemica

«Il servizio di ginecologia endocrinologica e della riproduzione di Villa Sofia non ha mai cessato la sua attività e ha anzi aumentato il numero e la qualità dei propri servizi, riducendo i tempi di attesa». È la risposta del manager dell' azienda ospedaliera Cervello-Villa Sofia, Salvatore Di Rosa, all' assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo. Il caso era stato sollevato dopo l' addio dato da Domenico Gullo, il ginecologo, specialista in terapie anti-sterilità, che in questi tre anni aveva diretto l' ambulatorio. L' azienda non gli ha rinnovato il contratto, per esigenze del piano di rientro. «Non è assolutamente vero che il servizio è stato chiuso anzi lo abbiamo potenziato - dice il manager Di Rosa - È affidato adesso non più a un solo ginecologo bensì a due professionisti interni di riconosciuta capacità professionale, Enzo Valenti e Andrea Petracca, che garantiranno anzi un maggior numero di servizi specialistici». Sulla fuga delle pazienti, il manager dell' azienda "Cervello-Villa Sofia", minimizza: «Sono andate via circa trenta pazienti ma le altre sono rimaste e ne sono arrivate di nuove». Russo intravede nella protesta una valenza politica: «Purtroppo - dice - c' è ancora chi si ostina a ostacolare il cammino della riforma del sistema sanitario». A sostegno di Domenico Gullo scende in campo l' ex assessore Ettore Cittadini, pioniere della fecondazione assistita: «È un pezzo di buona sanità perduta, un tipo di approccio alla ginecologia ambulatoriale che non esiste in nessun ospedale. I tre bollini dati dall' osservatorio Onda non sono stati dati a caso». E il segretario regionale della Cisl medici, Massimo Farinella: «Occorreva una valutazione sull' opportunità di tenere in funzione questo servizio».
a. r

martedì 27 ottobre 2009

Fecondazione assistita, molte donne costrette a una gravidanza multipla sacrificano un feto

La Stampa - 23 ottobre 2009

TORINO Almeno quattro future mamme sottoposte nell'ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. E' successo al Sant'Anna, l'ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente e' quanto accade anche altrove. La tecnica si chiama embrioriduzione, generalmente praticata entro il primo trimestre per non mettere a rischio la sopravvivenza di tutti i nascituri in caso di minaccia di aborto. Ma qui la scelta di eliminare uno dei bimbi e' avvenuta non per un rischio clinico per il feto o per la madre, ma sulla base del «verdetto» di una consulenza psichiatrica: «La gravidanza trigemellare rappresenta un grave pericolo per la salute psichica della futura madre», si legge in una di queste consulenze. Basta una minaccia di depressione. Non serve arrivare all'ipotesi estrema di suicidio, che potrebbe essere classificata come un rischio potenziale per la sopravvivenza della madre. Sono numerose le gravidanze gemellari e trigemellari in caso di fecondazione assistita. Il fatto e' che a Torino la scelta di queste mamme sta mettendo in crisi piu' d'uno, nel principale ospedale ginecologico, tra chi - medici, infermieri e ostetriche - accompagna queste donne verso il parto. Un caso destinato a sollevare piu' di un interrogativo, anche etico. Storie di bambini mai nati: quello che viene soppresso e' in genere il feto piu' facilmente raggiungibile con l'ago di una siringa che inietta nel cuore cloruro di potassio: un metodo rapido, che nel giro di pochi secondi ferma il battito. Oppure si sceglie il piu' piccolo dei tre, dopo un'ecografia. Si adotta una tecnica simile a quella utilizzata per l'amniocentesi, ma in questo caso la siringa e l'ago non prelevano liquido amniotico per essere analizzato alla ricerca di eventuali malformazioni. L'iniezione intra-cardiaca ferma all'istante lo sviluppo di uno dei tre feti. Tra chi, all'ospedale Sant'Anna, ora dice di disapprovare una scelta comunque drammatica, c'e' anche chi non ha scelto l'obiezione di coscienza. Chi, cioe', ha finora dato il consenso a praticare senza preconcetti interruzioni volontarie di gravidanza. «Ma in questo caso - dicono - siamo di fronte a tutt'altra questione: donne che hanno fatto di tutto per diventare madri, che hanno speso denaro ed energie fisiche ed emotive, decidono di sopprimere una vita diventata improvvisamente di troppo> >. Un paradosso. In Italia, il numero delle coppie che si sottopongono a fecondazione assistita e' in costante crescita, con percentuali di successo tra il 22 e il 35 per cento per ciclo, malgrado nel 2007 il dato risultasse in netto calo, a tre anni dalla legge 40 sulla fecondazione artificiale: dal 24,8 per cento del 2003 al 21,2 per cento di successi del 2005, con una riduzione di 3,6 punti percentuali. In tutte le relazioni psichiatriche indispensabili per autorizzare le embrioriduzioni, al Sant'Anna le difficolta' della donna ad accettare l'idea di essere madre di tre gemelli sono state determinanti. In nessun caso la «selezione» era motivata da problemi clinici. L'eliminazione selettiva di un feto che viene effettuata solitamente a 10-12 settimane di gestazione, «e' associata con una riduzione del rischio di aborto e di morte perinatale nelle gravidanze plurigemellari con piu' di tre gemelli», dice la letteratura. La stessa pratica e' controversa, per le gravidanze trigemine, dallo stesso mondo medico. La questione sollevata al Sant'Anna e' destinata ad aprire una serie di interrogativi non solo sul diritto a una scelta simile, ma soprattutto sulla preparazione delle coppie ad affrontare una gravidanza dopo la fecondazione in vitro. Molte si rivolgono all'estero. «Piu' che una consulenza psichiatrica per decidere di eliminare uno dei futuri figli, occorrerebbe una consulenza piu' attenta prima di sottoporre la donna a Fivet», sostiene chi potrebbe presto trovare una nuova forma di obiezione. «Bisogna spiegare piu' chiaramente alle donne qual e' la relazione tra embrioni impiantati e possibilita' di sviluppare gravidanze multiple». C'e' un altro aspetto etico della questione: una delle pazienti che si e' sottoposta al Sant'Anna all'embrioriduzione, ha perso tutti i gemelli, in seguito alla rottura delle membrane. Un rischio collegato alla tecnica stessa.

MARCO ACCOSSATO

«La legge proibisce di selezionare gli embrioni» 4 domande a Alberto Revelli medico

La Stampa - 23 ottobre 2009

TORINO Il dottor Alberto Revelli, responsabile del Centro di medicina della riproduzione del dipartimento universitario all'ospedale Sant'Anna, non ha dubbi: per evitare disagi o traumi a causa di una gravidanza trigemina «occorre la selezione degli embrioni, oggi vietata in Italia». Perche'? «Si eviterebbe di impiantare tre embrioni, nel tentativo di garantire il piu' possibile una gravidanza». Una donna che ricorre alla fecondazione assistita e rimane incinta di tre figli ha piu' difficolta' delle altre? «Si', sia dal punto di vista fisico, sia psicologico. Al di la' di patologie che possono colpire la madre, come il diabete, c'e' un maggiore rischio di malformazioni del feto. Inoltre la mamma di 3 gemelli e' esposta a maggiore stress: troppe notti insonni e troppe preoccupazioni». Ci sono dati che dimostrano questa considerazione? «Diversi studi confermano che le separazioni legali nelle coppie con 3 gemelli, nel primo anno di vita, sono 7 volte superiori a quelle delle altre famiglie». Un medico o in infermiere puo' essere a disagio nell'embrioriduzione? «Certo, puo' capitare. Ma non si puo' condannare in alcun modo la donna che la vuole praticare».

GRAZIA LONGO

lunedì 26 ottobre 2009

Inseminazione la Cassazione dà il via libera al boss Montani

Repubblica — 13 ottobre 2009 pagina 5 sezione: BARI

«UNA speranza di vita, un' ancora per uscire dalla depressione». Tramite l' avvocato, parla anche a nome di suo marito Andrea Montani, la donna che ha vinto la sua battaglia per avere un altro figlio superando le sbarre del carcere grazie alla inseminazione artificiale. Moglie del boss del quartiere San Paolo, ha pianto tutte le sue lacrime quattro anni fa, quando il primo e unico figlio della coppia, Salvatore, fu ucciso a colpi di pistola. Da quel giorno, per lei e per il marito detenuto in regime di isolamento, è stato il baratro, finché la prospettiva di concepire ancora per mezzo della procreazione medico-assistita è diventata una speranza. E oggi realtà. Lui oggi ha 45 anni, lei 42, ma di forza per crescere un altro figlio ne hanno ancora. Tanta, soprattutto ora che la Cassazione ha dato l' autorizzazione per ricorrere alla fecondazione artificiale, nonostante Montani sia sottoposto al regime del 41 bis. Non è la prima volta che la Suprema Corte concede la possibilità dell' inseminazione a detenuti sottoposti al "carcere duro" che non prevede contatti con l' esterno. E tra i precedenti vi sono quelli del boss palermitano Salvatore Madoniae il capo di quella che fu la nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo. Per i legali del boss barese, però, il regime di isolamento non sarebbe più necessario. L' avvocato Pasquale Loseto di Bari e Alessandro Vannucci, di Roma, hanno anche presentato un ricorso alla Corte europea di giustizia, a Strasburgo, chiedendone la revoca. Secondo loro, il boss, detenuto dal 1991, non avrebbe più alcun contatto con la criminalità organizzata. «Quando Salvatore è stato ucciso - spiega l' avvocato Loseto - suo padre è entrato in un profondo stato depressivo. Ora, questa possibilità di avere un altro figlio è una nuova speranza». Sua moglie, che ancora piange la scomparsa di Salvatore, ci sperava tanto. Ora è contenta, «inibire la possibilità di concepire ancora - dice il legale a suo nome - non era giusto».

MARA CHIARELLI

giovedì 22 ottobre 2009

GRAN BRETAGNA - A breve sarà possibile il trapianto di utero

Nella corsa alle parti del corpo di ricambio e' piu' vicino il trapianto di utero.
Secondo un team di scienziati britannici l'intervento potrebbe essere effettuato per la prima volta con successo su una donna entro due anni. I ricercatori del Royal Veterinary College Londra hanno infatti sperimentato sui conigli una nuova tecnica, che prevede il trapianto di un utero, con l'afflusso di sangue necessario per portare avanti una gravidanza.
La ricerca, illustrata dal ginecologo Richard Smith dell'Hammersmith Hospital ai medici riuniti alla conferenza dell'American Society for Riproductive Medicine di Atlanta, potrebbe costituire in futuro un'alternativa alla pratica dell'utero in affitto, si legge sulla Bbc online. In Gran Bretagna si ritiene che ogni anno almeno 200 donne ricorrano a madri surrogate. Nell'ultima ricerca, condotta a Londra, a cinque conigli e' stato trapiantato l'utero con una tecnica che ne garantisce il collegamento con una fitta rete di vasi sanguigni, inclusa l'aorta. Due animali sono vissuti fino a 10 mesi, e gli esami eseguiti dopo la morte hanno indicato che i trapianti hanno avuto successo.
Smith ha spiegato che il prossimo passo del suo team sara' quello di ottenere delle gravidanze nei conigli attraverso tecniche di fecondazione assistita. Altre ricerche in passato hanno condotto esperimenti simili su maiali, oche, pecore e scimmie. E' stato tentato persino un trapianto di utero anni fa su una donna in Arabia Saudita, ma dopo tre mesi l'organo (da donatrice vivente) e' stato rigettato dalla paziente. Secondo il ginecologo, a causare il fallimento potrebbe essere stato il fatto che i vasi del sangue non sono stati collegati in modo appropriato. L'utero trapiantato dovrebbe 'durare' solo finche' la donna ha partorito il bimbo, che dovrebbe nascere con un cesareo dal momento che l'utero 'nuovo' non sopporterebbe lo sforzo di un parto naturale.

Aduc - 22 ottobre 2009

mercoledì 21 ottobre 2009

USA - Niente vino e alcolici per le coppie che ricorrono alla fecondazione assistita

Niente brindisi e cene allietate da calici di vino per le coppie che stanno cercando di avere un bebe' con l'aiuto della provetta. Secondo uno studio condotto da Brooke Rossi dell'Harvard Medical School di Boston (Usa), infatti, basta consumare l'equivalente di una bottiglia di vino in due a settimana per ridurre di un quarto le chance di diventare genitori.
Dunque, secondo i ricercatori americani, per andare sul sicuro e ampliare al massimo le chance di successo della fecondazione in vitro, le coppie dovrebbero evitare del tutto di bere.
E' quanto emerge da uno studio su oltre 2.500 coppie presentato alla conferenza della Societa' americana di medicina riproduttiva di Atlanta (Usa). Nella ricerca uomini e donne che bevevano l'equivalente di due pinte di birra o due grossi bicchieri di vino a settimana a testa, "riducono significativamente le chance di gravidanza". Per le donne le possibilita' di avere un figlio possono scendere del 24%, mentre per gli uomini che non rinunciano a una birra al giorno calano del 30%. "In generale le donne dovrebbero smettere di bere quando iniziano a provare ad avere un figlio", conclude la Rossi.

Aduc - 21 ottobre 2009

martedì 20 ottobre 2009

USA - Fecondazione assistita. Partorisce otto gemelli, medico radiato

Il medico che organizzó la gravidanza degli otto gemellini nati in California lo scorso gennaio da un unico parto è stato espulso dall'associazione dei dottori che si occupano di curare i problemi di fertilità. Il medico, Michael Kamrava, impiantó attraverso fertilizzazione in vitro sei embrioni nell'utero della donna, Nadya Suleman, che aveva già sei figli. Due degli embrioni si sono poi a loro volta divisi facendo salire ad otto il numero dei feti.
Il dottore, che opera nella West Coast IVF Clinic di Beverly Hills, è stato fortemente criticato nei mesi scorsi per gli alti rischi a cui ha sottoposto la paziente e i suoi bambini acconsentendo a portare avanti una gravidanza cosí numerosa. Sei embrioni superano infatti di molto i numeri previsti nelle linee guida dell'associazione, la American Society for Reproductive Medicine, che prevedono impianti di al massimo due ovuli per le donne sotto i 35 anni.
La decisione potrebbe pesare molto sulla professione di Kamrava poich‚ la maggior parte delle assicurazioni sanitarie copre le spese per le inseminazioni artificiali solo se compiute dai medici dell'associazione. Il provvedimento, che è stato preso a fine settembre, non revoca comunque la licenza professionale al medico il cui eventuale ritiro spetta allo Stato della California.

Aduc - 20 ottobre 2009

domenica 18 ottobre 2009

E' nato Gianluca

Stamattina alle 2.30 con un super anticipo è nato Gianluca, abbracciamo con immensa gioia mamma Marika, papà Cristian e la sorellina Giada.

giovedì 15 ottobre 2009

FRANCIA - Giudice le nega inseminazione artificiale dopo la morte del marito

Voleva avere un figlio tramite inseminazione artificiale con i geni del marito deceduto, ma il tribunale francese di Rennes ha rigettato la sua richiesta.
Fabienne Justel, vedova di 39 anni, 'ha cercato di aggirare la legge francese che vieta la fecondazione post-mortem' recandosi all'estero, ha detto il giudice del tribunale.
La fecondazione artificiale in Francia e' illegale in caso di morte del partner, di divorzio o di separazione, ha osservato la Corte citando l'attuale legge in vigore.
Fabienne intervistata telefonicamente dall'Afp si e' detta 'rattristata' ed ha ribadito la sua intenzione ad impugnare la decisione del tribunale: 'Mi auguro che i 'gameti' (cellule riproduttive maschili o femminili -ndr) di mio marito mi siano restituiti, non ho tempo da perdere' ha aggiunto la donna.
Dominique, il marito, e' morto di cancro tre mesi dopo il matrimonio, nel giugno 2008, e nel corso della malattia aveva fatto diversi depositi di sperma a Rennes.
Fabienne Justel, gia' madre di tre figli avuti da un precedente matrimonio, ha fatto della sua storia un caso pubblico mobilitando la stampa, scrivendo ai deputati e scegliendo per la sua difesa, uno degli avvocati francesi piu' famosi, Gilbert Collard.


Aduc - 15 ottobre 2009

martedì 13 ottobre 2009

Franceschini (Pd): no alla fecondazione eterologa

"Sono contrario alla fecondazione eterologa". Lo dice il segretario del Pd Dario Franceschini nella intervista tripla di 'Le Iene', in onda domani sera.
Gli altri due candidati alla segreteria del Pd sono invece favorevoli "Purche' sia garantito dalla legge l'anonimato del donatore", risponde Ignazio Marino.
Pier Luigi Bersani e' netto: "Sono favorevole. Bisogna rivedere questa normativa".

Aduc - 13 ottobre 2009

venerdì 9 ottobre 2009

Studio Cnr: cannabis potrebbe contribuire a infertilità maschile

L'abuso di sostanze cannabinoidi, principali costituenti della marijuana, potrebbe contribuire a provocare l'infertilita' nell'uomo. Lo ha confermato lo studio 'The endocannabinoid system and pivotal role of the CB2 receptor in mouse spermatogenesis', aprendo nuove prospettive per la comprensione dei fenomeni di oligospermia o azospermia (drastica diminuzione o totale assenza del numero di spermatozoi, spesso con riduzione della motilita'), in particolare in quei pazienti che presentano normale assetto cromosomico e assenza di difetti genetici noti o patologie occlusive.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Pnas-Proceedings of the National Academy of Sciences, e' stata condotta in collaborazione tra ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di chimica biomolecolare (Icb-Cnr), Istituto di cibernetica (Ic-Cnr) e Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr) - e dell'Universita' di Roma Tor Vergata. Essa dimostra per la prima volta come, nel topo, il sistema endocannabinoide (cioe' il sistema su cui agisce anche la marijuana) sia coinvolto nel processo della spermatogenesi.
'Negli ultimi anni', spiega Pierangelo Orlando dell'Ibp-Cnr, 'abbiamo assistito ad un aumento progressivo dell'incidenza dell'infertilita' di coppia. Secondo le piu' recenti statistiche a livello mondiale, sarebbero circa il 15% le coppie con problemi di mancata o ridotta fertilita', per il 40% attribuibili a oligospermia o azospermia maschile.
Le cause potenziali della ridotta fertilita' maschile sono da ricondurre per il 60% dei casi ad una origine genetica e per il restante 40% a malformazioni occlusive o che sfuggono alla classificazione'.
Una delle cause dell'oligospermia, tra quelle che attualmente non risultano classificabili - prosegue il ricercatore, componente del Endocannabinoid Research Group coordinato da Vincenzo Di Marzo dell'Icb-Cnr - potrebbe essere riconducibile al cattivo funzionamento del sistema endocannabinoide, con cui anche l'abuso di cannabis puo' interferire. 'E' stato infatti osservato che le cellule germinali presenti nel testicolo dell'animale possiedono recettori del sistema endocannabinoide e, in particolare, che il recettore dei cannabinoidi di tipo 2 (CB2) e' coinvolto nel processo meiotico mediante il quale da ogni spermatocita primario (che nel maschio della specie umana presenta assetto cromosomico 46,XY) si ottengono 4 nuove cellule (spermatidi) 2 con assetto cromosomico 23,X e 2 con assetto 23,Y, che daranno origine durante la spermiogenesi agli spermatozoi maturi. Paralleli studi farmacologici dimostrano la possibilita' di modulare in vivo il sistema endocannabinoide mediante agonisti ed antagonisti dei recettori CB2 ed inibitori della formazione o degradazione degli endocannabinoidi, aprendo cosi' la strada ad approcci terapeutici in caso di funzionamento non corretto'.
Infine, conclude il ricercatore, 'il ricorso alla fecondazione medicalmente assistita (Icsi-iniezione intro-citoplasmatica dello sperma nell'ovulo, eventualmente previa aspirazione degli spermatozoi residui dal testicolo-TESA), se ha risolto gran parte dei casi di infertilita' maschile, ha determinato nella prole un aumento statisticamente significativo sia di trasmissione genetica dell'infertilita', sia una incidenza maggiore da 6 a 9 volte di anomalie cromosomiche, in particolare quelle definite 'da difetto di imprinting' (sovra-dosaggio genetico) come le sindromi di Beckwith-Wiedemann, Angelman, Prader-Willi', malattie genetiche rare caratterizzate da importanti alterazioni anatomo-funzionali e aumentato rischio di tumore.

Aduc - 9 ottobre 2009

giovedì 8 ottobre 2009

Il figlio della provetta che aiuta le coppie sterili

Repubblica — 08 ottobre 2009 pagina 45 sezione: POLITICA ESTERA

PECHINO La storia di Luo Youqun commuove la Cina, ferma in questi tiepidi giorni per le feste dell' autunno. Figlio di operai della regione dello Hunan, è il primo cinese concepito da un embrione donato usando la fecondazione in vitro. Era il 7 giugno 1988. Ventuno anni dopo, laureato in medicina, Luo Youqun è tornato nel laboratorio in cui è stato generato. Nello "Human Reproductive Engineering Laboratory" dell' università di Changsha, come scienziato, aiuta le coppie sterili che desiderano un figlio. Con lui il ciclo della vita si è chiuso davvero. Nato grazie alle conquiste della scienza, ha deciso di dedicare ad essa la sua vita per far nascere altri figli della ricerca, oltre che dell' amore. Rientrando come medico nello stesso laboratorio che gli ha fatto da culla, ha ritrovato anche la persona a cui deve l' esistenza: la professoressa Lu Guanxiu, direttrice della clinica. Ventuno anni fa, per prima, osservava al microscopio le due cellule da cui Luo è nato. È stata lei a dargli un nome: Youkun, ossia «uno che sta in piedi lontano dalla folla». Sapeva che quella vita si sarebbe distinta. Luo Youkun, nel villaggio di Changde, dal primo istante era stato soprannominato «miracolo». I suoi colleghi dell' ospedale, ora, lo chiamano scherzosamente «miracolo che cammina». Non nascondono una forte emozione quando lo guardano mentre, al microscopio, segue la fecondazione di un ovulo. La professoressa Lu Guanxiu ora è la sua guida scientifica, ma si considera una seconda mamma. «Luo Youqun - dice - è un dono della tecnologia clinica più avanzata. Il mistero più straordinarioè però che un simbolo della ricerca può diventare uno scienziato in grado di abbattere altre barriere della vita». Per adesso, come specializzando, prepara le provette agli altri medici. Ogni mattina entra in laboratorio alle sei, riordina i vetrini e controlla gli esami dei donatori di sperma. Dalla sua stanza, attraverso un vetro, verifica poi il rispetto dei protocolli durante la raccolta degli spermatozoi. Nessuno immagina che quel giovane medico, con occhialetti dorati e in camice verde, sia nato in una delle provette che a fine mattinata ripone in una cella-frigo. Ai pazienti, in modo semplice, per farsi capire spiega che da quella cellula, che si moltiplica, usciranno i loro figli. Alcune coppie, avvisate dai colleghi di Luo Youqun, quando lo hanno incontrato al lavoro non sono riuscite a trattenere le lacrime. «In realtà - dice il primo medico al mondo nato con la fecondazione artificiale - il fatto che io mi dedichi alla ricerca a cui devo la vita, è meraviglioso per tutti. Posso aiutare altri a venire al mondo, come è capitato a me, regalando la felicità a chi li desidera. Ma per me assistere all' attimo della fecondazione è l' esperienza più stupefacente che un essere umano possa fare». I suoi genitori ora sono in pensione e non hanno mai voluto mettersi davanti a un microscopio. Sono rimasti poveri e non rimpiangono, anche in anni duri, di aver difeso il loro bambino dall' assalto dei media, che offrivano denaro per trasformare il suo sviluppo in un evento televisivo. «Il mio primo ricordo - dice Luo Youqun - risale a quattro anni. Ero in prima elementare e una telecamera mi riprendeva mentre imparavo la calligrafia. Non è più successo». È cresciuto nell' anonimato, bambino e poi studente normale. Si è potuto laureare grazie ad una borsa di studio concessa per la sua eccellenza. La scelta della biotecnologia è dovuta solo in parte alla sua straordinaria biografia. «Come studente di medicina - dice - mi ha affascinato la ricerca sull' origine della mia vita. Ma anche il drammatico aumento della sterilità che sta colpendo sia la Cina che il resto del pianeta». Il paese più popoloso, dove tra mille dubbi vige ancora il divieto di avere più di un figlio, ne è sconvolto. Una coppia su otto non è in grado di procreare. In pochi anni il tasso di sterilità, il più alto al mondo, è passato dal 10,5% al 18%. Quaranta milioni di coppie, senza l' intervento della scienza, non avrebbero un figlio. Dal 1970 il numero medio di spermatozoi per millimetro è crollato da 100 a 30 milioni. In un decennio, in Cina, i figli della provetta sono passati da 6 mila a 19 mila, generati grazie a 147 centri attrezzati per la fecondazione. «Un fenomeno - dice Lu Guangxiu, primario del Reproductive and Genetic Hospital di Changsha - in gran parte inspiegato. Tra le complicazioni ci sono i postumi degli aborti e le terapie anticoncezionali, ma pure l' inquinamento, i veleni alimentari, l' obesità e gli stress della vita. Però non basta, per spiegare questa evoluzione. Osservo solo che in pochi anni, al mattino, il reparto si è trasformato in un mercato, con centinaia di coppie che si sentono dire di tornare tra un anno». Appuntamento dal dottor Luo Youqun, nato nel laboratorio in cui regala vita.

GIAMPAOLO VISETTI

martedì 29 settembre 2009

La riproduzione assistita nel Lazio

Roma, 23 ottobre 2009
Hotel Vittorio Veneto, Corso d' Italia (ex Hotel Jolly) ore 8,30-16,00

LA RIPRODUZIONE ASSISTITA NEL LAZIO Centri pubblici tra scienza, efficienza e normative.

L'incontro promosso dal centro pubblico dell'ospedale S. Anna , Asl RMA. Via Garigliano, 55 tel 06 77302625 (A.Colicchia; M.R. Rampini, A.Alfano; C.Verlengia; I. Pergolini) si concluderà alle ore 16 con una tavola rotonda dal titolo: Coordinamento organizzativo-scientifico tra centri e istituzioni regionali. Legge quadro regionale (A.Colicchia)
Coordina Margherità De Bac
Intervengono tra gli altri: Monica Soldano, presidente Madre Provetta onlus e presidente FIAPI, A.Colicchia, V.Catania, D.Caserta; C.Aragona, B.cozza, R. Rago, A. Tornitore.
CONCLUSIONI: Esterino MONTINO, Vice Pres. Regione Lazio
SEGRETERIA SCIENTIFICA tel 06 7730625 Via Garigliano, 55 tel 06 77302625 (A.Colicchia; M.R. Rampini, A.Alfano; C.Verlengia; I. Pergolini)
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA e PROVIDER ECM P.R e Communication Srl tel 0774 921040 info@precommunication.com MERCK SERONO

mercoledì 23 settembre 2009

Fecondazione assistita, nato bambino sano da genitori portatori di talassemia

Per la prima volta al mondo un bambino e' nato sano da genitori portatori di una delle piu' comuni malattie genetiche, la talassemia o anemia mediterranea: non ha ereditato la malattia grazie alla tecnica della diagnosi pre-concepimento, basata sulla selezione dell'ovocita.
Il risultato, in via di pubblicazione su una rivista scientifica, e' stato ottenuto in Italia dal gruppo di Ermanno Greco, direttore del Centro di Medicina della Riproduzione dello European Hospital di Roma. La tecnica e' stata messa a punto dal biologo Francesco Fiorentino, del laboratorio Genoma di Roma, e finora e' stata utilizzata con successo contro il rischio di ereditare una grave malattia neurologica chiamata sindrome di Charcot-Marie-Tooth e contro la sindrome dell'X fragile, una delle maggiori cause di ritardo mentale.
Il bambino, ha detto Greco, 'e' nato con parto naturale da pochi giorni, pesa piu' di tre chili ed e' un maschietto'. I suoi genitori vivono nel Lazio. 'Grazie a questa tecnica - ha detto ancora Greco - abbiamo potuto trasferire nella madre del bambino due embrioni sani, che hanno dato luogo ad una gravidanza singola'.
Si calcola che soltanto in Italia i portatori dell'anemia mediterranea sono almeno tre milioni, con circa 7.000 malati e un costo per la terapia di ognuno calcolato in circa 1.500 euro al mese. Le regioni piu' colpite sono Sardegna, Sicilia, Delta del Po, Calabria e Puglia.

Aduc - 23 settembre 2009

giovedì 10 settembre 2009

Ponzano Veneto, 24-26 settembre 2009: convegno dal titolo "Processo alla P.M.A., l'Appello"



Dal 24 al 26 settembre 2009 presso Relais Monaco Hotel & Country Club a Ponzano Veneto (TV) si terrà un convegno inteso a verificare come è cambiata la situazione dopo cinque anni di applicazione della legge 40.

mercoledì 9 settembre 2009

SPAGNA - Procreazione assistita, nuova tecnica per sviluppo ovulo in utero

Un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Losanna ha messo a punto una tecnica di riproduzione assistita grazie alla quale l'ovulo fecondato 'in vitro' si sviluppa direttamente dentro l'utero della madre (e non piu' in laboratorio). E secondo El Pais, in Europa sono gia' nati due bebe' con questa tecnica.
Attualmente sono tra l'1 e il 4 per cento i bimbi che nascono con tecniche di riproduzione 'in vitro'; ma con le tecniche abituali, l'ovulo fecondato dagli spermatozoi trascorre circa tre giorni in laboratorio: gli embrioni cioe' si sviluppano in colture con sostanze che tentano di emulare quelle che si trovano nell'utero materno, vengono collocati in incubatrici che tentano di imitare la temperatura e la luce dell'utero materno; e solo alla fine gli embrioni migliori vengono selezionati e impiantati nell'utero materno. Ma nonostante gli sforzi per riprodurre in laboratorio le condizioni biologiche della gravidanza, il grembo materno continua ad essere un ambiente unico. Ora un gruppo di ricercatori ha messo a punto un metodo per cui l'ovulo fecondato in vitro non passi piu' attraverso questo processo di laboratorio e lo sviluppo embrionale avvenga direttamente, dal primo momento, dentro l'utero della madre. La fecondazione avviene cioe' sempre in vitro, ma la divisione cellulare si realizza dentro l'utero.
Secondo Carlos Simon, direttore scientifico dell'Instituto Valenciano de Infertilidad, che partecipa al progetto, direttore del Banco de Celulas Madre del Centro Principe Felipe de Valencia, i risultati ottenuti sono buoni, anche se il metodo e' ancora in fase sperimentale.
La chiave di volta della nuova tecnica e' in una capsula di silicone di appena 0,4 millimetri di diametro e un centimetro di lunghezza, che viene introdotta nell'utero. Al suo interno si trovano tra i 3 e gli 8 ovuli appena fecondati. Alle sue pareti sono impiantate aghi minuscoli che consentono ai fluidi dell'endometrio di alimentare gli ovuli in modo che avvenga la divisione cellulare e si formi l'embrione. Dopo tre-cinque giorni, il dispositivo viene estratto, si seleziona l'embrione che si e' sviluppato meglio e questo poi viene trasferito definitivamente nell'utero. Il dispositivo e' stato messo a punto da ricercatori dell'Universita' Politecnica di Losanna, in Svizzera. Ai test partecipano anche strutture sanitarie in Gran Bretagna, Belgio, Germania, Svizzera e Spagna. Nello studio pilota, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction, i ricercatori hanno garantito la sicurezza della tecnica per quanto riguarda la salute della madre e non hanno individuato anomalie genetiche nell'embrione.

Aduc - 8 settembre 2009

mercoledì 2 settembre 2009

G.BRETAGNA - Procreazione assistita, nato bimbo concepito dopo nuova tecnica di selezione preimpianto

Dopo ben 13 fallimenti, finalmente una coppia di coniugi inglesi ha dato alla luce un bebe' sano concepito grazie a una nuova tecnica di selezione dell'embrione che potrebbe permettere di migliorare il successo della fecondazione in vitro per quelle coppie che vano incontro a numerosi fallimenti.
Secondo quanto si legge su BBC online, la tecnica, chiamata 'Array Comparative Genomic Hybridisation', e' stata messa a punto da esperti di un centro per la cura della sterilita' di Nottingham diretti da Simon Fishel.
La nascita del bimbo, Oliver, e' stata permessa attraverso un metodo che ha consentito di scegliere, tra otto ovociti fecondati, quello con meno anomalie cromosomiche.
Si stima che due fallimenti su tre nella procreazione in vitro dipendano proprio da anomalie cromosomiche dell'ovocita e del neoformato embrione. Potendo 'scartare' questi embrioni si potrebbe incrementare molto il tasso di successo della FIV.
Gli esperti inglesi hanno bypassato il problema delle anomalie cromosomiche con un metodo che consiste nell'analizzare il cosiddetto 'corpo polare', ovvero quella parte del Dna che l'ovocita espelle quando e' pronto per essere fecondato.
Anomalie del corpo polare indicano anomalie cromosomiche anche dell'ovocita da cui quel corpo polare e' stato espulso. La tecnica messa a punto dai ricercatori britannici consente di fare questo esame in sole 24 ore e quindi di scegliere l'ovocita migliore e impiantare un embrione con maggiori probabilita' di successo.

Aduc - 2 settembre 2009

giovedì 27 agosto 2009

Procreazione assistita low cost

La procreazione assistita low cost e' realta': sara' presto disponibile in Africa a prezzi irrisori rispetto a quello che le cliniche chiedono in Occidente, infatti nella capitale del Sudan aprira' alla fine di ottobre una clinica che promette di fornire terapie di fecondazione assistita per meno di 300 dollari.La clinica, presso l'Universita' Khartoum, e' finanziata da Low Cost IVF Foundation (LCIF) di Massagno, Svizzera, idea del pioniere della fecondazione in vitro Alan Trounson, ora presidente del California Institute for Regenerative Medicine. A ritornare sull'argomento 'procreazione in vitro low cost' e' il magazine New Scientist in cui e' riferito che altre cliniche simili sono ad Arusha, Tanzania e a Cape Town, Sud Africa.Sono tante le opportunita' di risparmio in questo campo: farmaci a basso costo per indurre l'ovulazione nella donna esistono, sono sicuri ed efficaci e potrebbero sostituire le molecole altamente biotecnologiche in uso; si potrebbe risparmiare molto sulle apparecchiature, per esempio sugli incubatori: e' stata gia' sperimentata una speciale 'capsula' in cui incubare gli embrioni neoformati che si mette in vagina per alcuni giorni.
L'infertilita' non e' solo un problema occidentale, in Africa colpisce fino a una coppia su tre, colpa soprattutto di infezioni sessualmente trasmesse, scarsa prevenzione e pratiche, come la mutilazione dei genitali, a loro volta causa di infertilita'. Ma e' chiaro che quando le metodologie low cost prenderanno piede e si riveleranno competitive rispetto agli standard occidentali, il business del bebe' in provetta (nei paesi ricchi i costi di un ciclo possono raggiungere anche i 12 mila dollari) non sara' piu' giustificabile e i prezzi potrebbero scendere.

Aduc - 27 agosto 2009

sabato 22 agosto 2009

Fecondazione, gravidanza Celine Dion con embrione crioconservato da otto anni

Celine Dion avrà un figlio da un embrione congelato in azoto liquido otto anni fa. Emergono dettagli sulla seconda gravidanza della pop star canadese, ottenuta attraverso la fecondazione assistita. La cantante 41enne e il marito Ren‚ sono "molto felici" ha detto il suo medico Zev Rosenwaks.
Rosenwaks, direttore del centro per la riproduzione assistita Ronald O. Perelman and Claudia Cohen/Weill Cornell di New York, ha trasferito nell'utero della cantante un embrione che era stato congelato otto anni fa, nel 2001, quando Dion aveva concepito il primo figlio, Ren‚-Charles, sempre con la fecondazione in vitro. Nel 2007, Celine Dion è tornata da Rosenwaks. "Voleva un impianto degli embrioni, perch‚ voleva un altro figlio". Lo specialista ha aggiunto parlando con la rivista People, "ci sono embrioni scongelati dopo 10 e anche dopo 15 anni che hanno prodotto una gravidanza".La dolce attesa di Dion, peró, è proprio all'inizio. "Sta bene" aggiunge il medico. "Aspetto di sentire il battito del feto. Ren‚ e Celine sperano con gioia in una gravidanza sana".

Aduc - 22 Agosto 2009

lunedì 10 agosto 2009

Le rotte della maternità - Viaggio nelle cliniche della fertilità

Repubblica — 10 agosto 2009 pagina 23 sezione: R2

Non hanno le valigie di cartone, ma nei loro beauty-case portano lo stesso carico di ansia di un secolo fa. Anche i nuovi migranti, i nomadi della provetta, lo fanno «per i figli». I figli che non hanno, che cercano, che la scienza può dare loro, ma che in patria non possono avere. Venticinquemila europei ogni anno partono sulle rotte della fertilità, destinazione le accoglienti cliniche private dei paesi che offrono un prodotto ambito, costoso, non sempre garantito: diventare genitori. Nelle sale d' attesa di quelle cliniche, una coppia su tre parla italiano. Lo si poteva immaginare, ma forse non in questa misura. In Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera il 31.8% delle pazienti viene dal nostro paese, e finalmente è una stima reale, di fonte credibile: un' indagine campionaria appena condotta in sei paesi europei (quelli di destinazione) dall' Eshre, associazione internazionale di studi sulla procreazione assistita. Bisogna ritoccare all' insù le stime ipotetiche che finora davano un flusso annuo di quattromila coppie in uscita dall' Italia: sono quasi il doppio. In realtà il popolo della maternità migrante è cosmopolita: i pazienti censiti dall' Eshre appartengono a ben 49 nazioni. Ma ben due terzi di loro vengono da soli quattro paesi: oltre all' Italia, la Germania (14%), l' Olanda (12.2%) e la Francia (8.7%). Le coppie italiane però, oltre ad essere le più numerose, sono anche un po' diverse dalle altre: sono "normali", socialmente standard, per la grande maggioranza sono regolarmente sposate (82%, rispetto alla media ben più bassa del 69.9%, mentre una francese su due convive senza matrimonio e le svedesi sono al 43.4% single ). In sette casi su dieci le coppie italiane ammettono di essersi rivolte alle cliniche straniere non in cerca di pratiche estreme, e neppure di una miglior qualità dell' intervento, ma solo perché obbligate a farlo dalla legge che vieta loro, in patria, determinati trattamenti. In verità questa motivazione è percentualmente ancora più forte tra le coppie tedesche (80,6%), che però sono la metà delle italiane, ed emigrano quasi esclusivamente per aggirare il divieto di donazione di gameti (insomma, l' eterologa), mentre le italiane, con l' approvazione della legge 40 del 2004, sono state costrette a varcare il confine anche per avere più speranze di successo nell' omologa, o per sapere in anticipo se l' embrione che accolgono è sano o ha una malattia genetica. «L' Europa è un' assurda pelle di leopardo», commenta i risultati Luca Gianaroli, ginecologo bolognese appena eletto presidente dell' Eshre, «ciò che è vietato qui si può fare cento chilometri più in là, un caos geografico-legislativo che produce spostamenti di persone enormi e del tutto inutili, anzi economicamente dannosi: secondo i nostri calcoli, in Italia il turismo procreativo costa alle famiglie oltre 80 milioni di euro l' anno, e i lunghi spostamenti necessari fanno perdere al sistema produttivo migliaia di ore in ferie e permessi». Il denaro, più che il tempo, sta intanto modificando la mappa delle rotte internazionali della ricerca di prole. Secondo le rilevazioni dell' associazione "Madre provetta", dopo il boom iniziale la Spagna ha perso terreno: «Le prestazioni sono sempre adeguate», precisa la presidente Monica Soldano, «ma ormai è possibile andarci solo acquistando costosi pacchetti integrati, trattamento più viaggio e ospitalità». Così una normale fecondazione in vitro a Barcellona può costare più di 5 mila euro, mentre organizzando un viaggio fai-da-te in Grecia si può risparmiare la metà. Anche Slovenia, Russia, Turchia stanno facendosi aggressivamente avanti con proposte allettanti. Le coppie frugano Internet e partono senza consultarsi con nessuno, come se fosse una gita. «Meno di tre coppie su dieci chiedono consigli al medico che li assiste in Italia», conferma Gianaroli. Del resto, dare consigli a una coppia in partenza può essere considerato illegale dal proibizionismo italiano: l' articolo 12 comma 6 della legge punisce «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità». Così molti ginecologi alzano le spalle e dicono «arrangiatevi». «Questo significa che migliaia di donne partono allo sbaraglio, dopo aver scelto chi metterà le mani sul loro corpo consultando solo qualche sito web», denuncia Carlo Flamigni, uno dei padri della procreazione assistita in Italia, «magari influenzate da quei cataloghi coi ritratti di ovulo-donatrici giovani e bionde e tanto di tariffario: le spagnole più care, convenienti le brasiliane...». Come neo-presidente della risorta Aied, Flamigni sta pensando a un progetto che farà discutere: «Aprire,a San Marino, un consultorio gratuito per le coppie in partenza. Se ci saranno polemiche, le affronteremo: meglio evitare brutte sorprese a migliaia di persone vulnerabili che comunque partirebbero lo stesso, con o senza assistenza». Ma la mappa della fertilità migrante potrebbe cambiare bruscamente, forse sta già cambiando. È presto per dirlo, ma almeno dall' Italia i viaggi delle cicogne ora possono diminuire. La legge dei divieti è stata ridotta a un groviera dal successo di una lunga serie di ricorsi (Tar del Lazio, tribunali di Firenze e Bologna) e soprattutto da una sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile, che hanno disapplicato o per lo meno indebolito molti dei niet che il referendum non riuscì a smantellare: il divieto all' impianto di più di tre embrioni, il divieto di congelamento (già soggetto ad eccezioni, ma ora affidato a scienza e coscienza del medico), il divieto di diagnosi genetica preimpianto. Certo, il governo difende la "sua" legge sulla procreazione assistita, dunque prudenza: la battaglia giuridica può riaccendersi e al ministero pare siano già allo studio contromosse, norme-intralcio, nuovi limiti. Ma migliaia di coppie incrociano le dita e sperano che la dura stagione delle valigie sia agli sgoccioli. «Le famiglie non ce la fanno più, molte hanno finito i soldi, le ferie, la sopportazione fisica», parla per loro la battagliera Soldano. Quante coppie partiranno lo stesso, ora che le maglie della legge 40 sono un po' più larghe? Certo continueranno a far le valigie le coppie dell' eterologa, specialmente quelle che puntano alla "eterologa femminile", cioè alla donazione di ovuli, in potentissima crescita soprattutto per l' aumento dell' età in cui le donne maturano la scelta di maternità (in questo caso la destinazione preferita resta la Spagna, che sembra disporre di un "parco donatrici" internazionale e inesauribile); partiranno ancora le coppie che puntano al gold standard, la massimizzazione delle potenzialità di riuscita, o a prestazioni molto sofisticate (come la Icsi, iniezione diretta nell' ovulo dello spermatozoo, specialità del Belgio); oppure le coppie che intendono generare e congelare a lungo termine una "riserva" di embrioni (ma le cliniche straniere sono poco disposte ad riempire le loro "banche" con embrioni di genitori stranieri che potrebbero anche non tornare più a riprenderli). Anche con la legge non ancora emendata dalle sentenze, del resto, un buon 30 per cento di italiani varcavano i confini per interventi che avrebbero potuto ottenere legalmente anche in Italia. Ma del restante 70, quanti davvero rinunceranno al viaggio? «Molto dipenderà dal coraggio dei medici», avverte Soldano. Al Microcitemico di Cagliari pare ne abbiano. Stanno togliendo il cellophane che da cinque anni impacchetta gli apparecchi: a settembre, è deciso, si riparte. Il più quotato e celebre centro pubblico per la diagnosi pre-impianto, di nuovo legale, torna a funzionare. La notizia s' è sparsa, «riceviamo già decine di telefonate di prenotazione», conferma il primario di ginecologia Giovanni Monni, contento soprattutto per i suoi pazienti talassemici, «che per cinque anni sono state costretti a emigrare». Ma altrove c' è inerzia, prudenza, forse anche paura di ritorsioni. Il caso Englaro ha mostrato cosa può capitare a una clinica che si mette contro il ministero. C'è chi dice che le sentenze non bastano, che la legge è ancora pienamente in vigore. "Io spero di vivere in un paese dove le sentenze della Corte costituzionale vengono rispettate", sospira la dottoressa Claudia Livi, presidente dei 24 maggiori centri specializzati italiani coordinati nel consorzio Cecos. È pronta a osare: "Abbiamo fatto analizzare la situazione dai nostri avvocati, abbiamo diffuso ai nostri associati un preciso schema su ciò che si può di nuovo fare, che è molto di più di quel che si poteva fare nel 2004". Ci vorrà del tempo, però, per capire se le cicogne esauste potranno riposare.

MICHELE SMARGIASSI