sabato 28 novembre 2009

Programmare figli e carriera ecco il test che aiuta le donne

Repubblica — 28 novembre 2009 pagina 31 sezione: CRONACA

Misurare la propria fertilità con un semplice esame del sangue, già a 25 anni, e decidere subito - anche se la maternità è ancora lontana - se e quando si avranno figli, scegliendo semmai di congelare i propri ovociti. La possibilità, potenzialmente rivoluzionaria per milioni di donne occidentali alla ricerca spesso difficile di un figlio dopo i 30-35 anni, arriva da una ricerca americana e potrebbe essere disponibile in forma sperimentale già nel 2010, per diventare poi un kit di uso comune. Lo ha spiegato Norbert Gleicher, alla guida del Center for Human Reproduction di New York in un articolo su New Scientist. «Abbiamo misurato la presenza del gene FmR1 in 316 giovani donne e abbiamo incrociato questo dato col loro livello di Amh (un ormone che già oggi viene abitualmente rilevato per valutare la fertilità, ndr ). Abbiamo così scoperto che sembra esistere una relazione tra la presenza dello FmR1 nel Dna di una donna e il suo "invecchiamento" ovarico». E se in alcuni casi è possibile prevedere una menopausa precoce, in altri questo fenomeno potrebbe anche non verificarsi, ma la quantità e la qualità dei suoi ovociti rendere comunque difficile la possibilità di una gravidanza dopo i trent' anni. Gli studiosi americani sono entusiasti delle possibilità che questa nuova indagine offre a ogni donna per costruire il suo reproductive life plan. E Gelicher azzarda un esempio destinato a far discutere: «Se una giovane donna presenta indicatori che fanno prevedere una fertilità bassa, potremo rivolgerle la domanda "desidera avere figli prima o dopo il suo Phd?". E se la risposta sarà dopo, le potremo comunque suggerire di congelare i propri ovociti per quando vorrà tentare una gravidanza». In prospettiva, dunque, dopo aver separato la vita sessuale da quella riproduttiva con i metodi anticoncezionali, le donne potrebbero - almeno entro certi limiti - separare i loro progetti di maternità anche dall' età: non soltanto quella anagrafica, ma anche quella, talora difforme, delle loro uova. Per Chiara Saraceno, sociologa e studiosa del welfare e dei modelli familiari, si tratta di un' ottima notizia. «Il corpo delle donne è stato a lungo soggetto passivo per scienziati e legislatori. Scoperte come questa, invece, sembrano offrire nuove possibilità di ricongiungere le scelte compiute col cervello ai segnali che giungono dal proprio corpo». «Per anni e anni - ricorda Saraceno - l' unico sistema di controllo della fertilità disponibile e ammesso dalla chiesa cattolica, sia per chi voleva figli sia per chi non li voleva, è stato l' invasivo e logorante controllo della temperatura basale Questo nuovo metodo, se si rivelerà attendibile, mi sembra meno invasivo e più amichevole per le donne». Favorevole anche Alberto Revelli, direttore del Centro per la fecondazione dell' Università di Torino: «Gleicher è uno studioso estremamente serio e il metodo sembra promettente. Anche in Italia, del resto, ci attendiamo che si diffonda in pochi anni la scelta di congelare gli ovociti anche da parte di giovani donne, come già avviene negli Stati Uniti». Attenzione però, avverte Revelli: «Oggi le donne di elevata istruzione e livello sociale, le più coinvolte dai problemi di infertilità, faticano ancora ad accettare la realtà dell' invecchiamento ovaricoe spesso chiedono di congelare gli ovociti quando è ormai inutile. Anche questo nuovo esame, di per sé, non sarà sufficiente a escludere tutti i rischi di infertilità, che crescono comunque rapidamente dopo i 35 anni».

VERA SCHIAVAZZI

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