lunedì 26 ottobre 2009

Inseminazione la Cassazione dà il via libera al boss Montani

Repubblica — 13 ottobre 2009 pagina 5 sezione: BARI

«UNA speranza di vita, un' ancora per uscire dalla depressione». Tramite l' avvocato, parla anche a nome di suo marito Andrea Montani, la donna che ha vinto la sua battaglia per avere un altro figlio superando le sbarre del carcere grazie alla inseminazione artificiale. Moglie del boss del quartiere San Paolo, ha pianto tutte le sue lacrime quattro anni fa, quando il primo e unico figlio della coppia, Salvatore, fu ucciso a colpi di pistola. Da quel giorno, per lei e per il marito detenuto in regime di isolamento, è stato il baratro, finché la prospettiva di concepire ancora per mezzo della procreazione medico-assistita è diventata una speranza. E oggi realtà. Lui oggi ha 45 anni, lei 42, ma di forza per crescere un altro figlio ne hanno ancora. Tanta, soprattutto ora che la Cassazione ha dato l' autorizzazione per ricorrere alla fecondazione artificiale, nonostante Montani sia sottoposto al regime del 41 bis. Non è la prima volta che la Suprema Corte concede la possibilità dell' inseminazione a detenuti sottoposti al "carcere duro" che non prevede contatti con l' esterno. E tra i precedenti vi sono quelli del boss palermitano Salvatore Madoniae il capo di quella che fu la nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo. Per i legali del boss barese, però, il regime di isolamento non sarebbe più necessario. L' avvocato Pasquale Loseto di Bari e Alessandro Vannucci, di Roma, hanno anche presentato un ricorso alla Corte europea di giustizia, a Strasburgo, chiedendone la revoca. Secondo loro, il boss, detenuto dal 1991, non avrebbe più alcun contatto con la criminalità organizzata. «Quando Salvatore è stato ucciso - spiega l' avvocato Loseto - suo padre è entrato in un profondo stato depressivo. Ora, questa possibilità di avere un altro figlio è una nuova speranza». Sua moglie, che ancora piange la scomparsa di Salvatore, ci sperava tanto. Ora è contenta, «inibire la possibilità di concepire ancora - dice il legale a suo nome - non era giusto».

MARA CHIARELLI

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