lunedì 29 dicembre 2008

La Suma e il figlio mancato: vittima della legge 40

Corriere della Sera - 24 dicembre 2008 - Pagina 22

Ero stata alla banca del seme. Con l' arrivo del divieto mi è crollato il mondo addosso

MILANO - Una delusione d' amore e la voglia di ricominciare con un figlio tutto suo, solo suo. La decisione di ricorrere alla fecondazione: le analisi, gli esami, la scelta del seme. Poi il sogno che si infrange contro il muro della legge 40. È la confessione di una madre mancata quella che Marina Suma ha deciso di affidare alle pagine del mensile «Ok Salute». Una storia in cui molte donne italiane non faranno fatica a riconoscersi. Tutto comincia sei anni fa. L' attrice napoletana ha 43 anni, una storia appena finita alle spalle ma le idee molto chiare: «Avrei allevato io mio figlio, senza un padre. Un bebè nato dal mio grembo, con il seme di un maschio che non avrei visto in faccia». Si sottopone a tutti i test necessari: le analisi del sangue per verificare i dosaggi ormonali, le ecografie, l' isterosalpingografia per verificare lo stato delle ovaie e l' isteroscopia per controllare la conformazione dell' utero. In una banca l' attrice sceglie il seme che l' avrebbe fecondata. Poi arriva la telefonata che manda tutto all' aria. È il suo ginecologo: «C' è la legge 40. L' eterologa è diventata illegale nel nostro Paese». Siamo nel febbraio 2004: «Mi crollò il mondo addosso: il sogno, che avevo nutrito per mesi nel cuore, disintegrato da un pezzo di carta votato dal Parlamento». Qualche mese dopo la Suma incontra Claudio, l' uomo che ancora oggi è al suo fianco. Ora in due le cose cambiano, la legge non è più d' intralcio. La strada però ricomincia subito in salita: gli esami mostrano che nell' utero dell' attrice si sono formati dei fibromi. Nulla di grave, può capitare con il passare degli anni. Però è per questo che non riusciva a rimanere incinta in modo naturale. Marina non si scoraggia. Scarta subito l' ipotesi di un' inseminazione in provetta: «Non me la sentivo di intraprendere un percorso così impegnativo, con l' aspirazione in anestesia degli ovociti e poi l' impianto dell' embrione nell' utero». Si prepara così ad affrontare la fecondazione in vivo, dove il ginecologo inietta gli spermatozoi direttamente nelle vie genitali della donna. Dopo il ciclo di stimolazioni ormonali, il primo tentativo. Niente da fare. Sette mesi più tardi l' attrice, che nel frattempo ha compiuto 45 anni, ci riprova. Ancora nulla. Si può ricorrere a un' ennesima inseminazione - dicono i medici - ma prima è necessario rimuovere quella che molto probabilmente è la causa degli insuccessi: l' unico modo per asportare i fibromi è un intervento chirurgico. A questo punto la donna capisce che è arrivato il momento di dire basta: «Da sola, con il silenzioso sostegno di Claudio che mi ha lasciato completa libertà di scelta, decisi di mettere via il pensiero. La vita stava chiedendo il conto. Non dovevo forzare una maternità che non c' era verso di far arrivare». Una resa che però non ha il sapore della sconfitta: «Certe cose le avverti a pelle: io capii che non sarei mai stata madre. Non per questo mi sento meno femmina. Anzi».

R.I.

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale


I nostri migliori auguri di Buon Natale!
Fabio e Silvia

lunedì 22 dicembre 2008

Gb: la bambina « senza» il gene del tumore al seno

Nascerà settimana prossima. Il suo embrione selezionato per ridurre l'alto rischio ricorrente nella famiglia

LONDRA - Una coppia inglese, se tutto andrà come previsto, potrebbe essere la prima al mondo ad avere una bambina «geneticamente modificata» per vedere drasticamente ridotto il suo rischio di cancro al seno. A predisporre il singolare «lieto evento» sono stati i medici del University College Hospital di Londra, guidati da Paul Serhal, che hanno effettuato speciali screening sugli embrioni da impiantare nel corso di un procedimento di fecondazione assistita, scegliendo quelli privi della forma «mutata» di un particolare gene, il Brca1, che espone al rischio di malattia. Per gli esperti, in questo modo si apre una speranza per tutte le famiglie con una pesante storia di cancro al seno.

EREDITARIETÀ- Il gene in questione sarà infatti eliminato dalla linea familiare, come voleva la coppia. La madre, la nonna, la cugina e la sorella del papà del nascituro - riporta il giornale britannico Daily Mail - sono state colpite dalla malattia. La nascitura avrebbe avuto dunque fra il 50% e l'80% delle possibilità di incappare nella patologia, una volta raggiunti i 20 anni di età. Per questo motivo la coppia ha scelto di rivolgersi ai medici per selezionare un embrione immune dal problema. Altre due coppie si erano presentate per intraprendere questa strada, ma in un caso la gravidanza è fallita, mentre nell'altro la donna si è rifiutata di andare avanti con la procedura. In questo caso, invece, tutto è andato bene. Ad aprile sono stati effettuati gli screening e due embrioni dei cinque che si sono rivelati non a rischio di tumore del seno, sono stati impiantati nell'utero della futura mamma. In Gran Bretagna già mille bebè sono nati utilizzando la tecnica della diagnosi pre-impianto mirata a evitare fibrosi cistica e malattia di Hungtington. Otto centri offrono questi servizi alle coppie con patologie trasmissibili. Nel caso in questione va comunque sottolineato che il gene Brca1 «muatao» espone certamente a un maggior rischio di tumore al seno, ma questa patologia non è prerogativa di chi è portatore di questo gene (non a caso si tratta di uno dei tumori più diffusi) e nella maggior parte di casi sono altri fattori (mancanza di gravidanze o di allattamento al seno, alimentazione sbagliata eccetera) a determinare il maggior rischio di incorrervi.

Corriere della Sera - 19 dicembre 2008

domenica 21 dicembre 2008

Tutti i 'no' di papa Benedetto

Repubblica — 14 dicembre 2008 pagina 25 sezione: DOMENICALE

CITTA' DEL VATICANO L' autunno di papa Ratzinger si presenta con un rosario di no. Il presidente Sarkozy lancia a nome dei paesi dell' Unione europea la proposta di una risoluzione dell' Onu per depenalizzare l' omosessualità nel mondo? Il Vaticano si oppone. Ventiquattr' ore dopo la Santa Sede comunica anche il rifiuto di firmare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, perché nel documento c' è un paragrafo riguardante la «salute riproduttiva», cioè l' aborto legale e sicuro. Ed è fresca di pubblicazione una nuova Istruzione del Sant' Uffizio che intreccia una corona di veti. Niente ricerca sulle cellule staminali embrionali, niente fecondazione in vitro, niente utilizzazione degli embrioni congelati, niente selezione degli embrioni da impiantare nell' utero di una donna anche a rischio di far nascere un bimbo gravemente malato e destinato a morire. No, no, no. Naturalmente dal Palazzo apostolico verrà poi la spiegazione che la Santa Sede non si schiera dalla parte dei novantuno Paesi nei quali l' omosessualità è reato (punito con il carcere, la frusta o la morte). «Occorre ribadire con chiarezza - afferma la Radio vaticana - che la Chiesa sostiene la depenalizzazione dell' omosessualità ma è contro l' intenzione di porre sullo stesso piano ogni orientamento sessuale». Ma l' affanno nell' aggiustare il tiro tradisce la falsa partenza. è sintomatico che alla pubblicazione del documento Dignitatis Personae, fitto di proibizioni in tema di fecondazione e di ricerche scientifiche sugli embrioni, il portavoce vaticano padre Lombardi abbia sentito l' esigenza di diffondere una dichiarazione preventiva: «Il nuovo documento sulla bioetica può dare, a una prima lettura superficiale, l' impressione di essere una raccolta di divieti~». è esattamente questo che l' opinione pubblica percepisce. Valeria, una giovane madre che ha visto il suo bimbo morire per atrofia muscolare spinale (Sma) di primo grado, non sa che fare con un testo che vieta la diagnosi pre-impianto, bollata come pratica «eugenetica». Valeria, cattolica, può raccontare solo che il bimbo è nato in primavera con una difficoltà crescente e inesorabile a deglutire e una domenica di dicembre papà e mamma l' hanno visto «diventare nero, nero... Per un pochino il cuore ha continuato a battere, poi si è spento». Chi dice che un grumo di cellule ha un' esistenza come un bambino nato, dice Valeria, «dovrebbe trovarsi di fronte a un bambino che gli muore davanti, e accanto avere una piastra di coltura con degli embrioni. E forse comincerebbe a chiedersi se il diritto alla vita non sia anche il diritto a non nascere di persone che sono destinate solo a morire». Tre anni di pontificato di Joseph Ratzinger trasmettono all' opinione pubblica l' immagine di una Chiesa e di un pontefice perennemente arroccati. Non è ciò che Benedetto XVI vorrebbe. La missione che si è posta, racconta un suo intimo, è di «tutelare l' integrità della fede e trasmettere che il cristianesimo è gioia». Dei due obiettivi, il secondo non arriva alla gente. Prevale l' immagine di una difesa di princìpi che raffredda il cuore delle persone in carne ed ossa. Sbagliato è paragonarlo a Pio XII. Papa Pacelli, pur nella visione di una Chiesa che tutto giudicava e tutto sapeva, era un modernizzatore. Basti ricordare il suo discorso alle ostetriche, in cui sdoganava per la Chiesa cattolica il parto indolore, o le prime autorizzazioni a celebrare la liturgia nelle lingue nazionali in Francia e in Germania. Il pontificato di Ratzinger è fermo. Da anni il pontefice tiene nel cassetto una riforma delle nullità matrimoniali, che darebbe ai vescovi la facoltà di sciogliere il vincolo, risolvendo la situazione di milioni di cattolici divorziati e risposati che non possono accedere all' eucaristia. Nessun cambiamento notevole si è registrato al Sinodo per dare una reale partecipazione all' episcopato mondiale nel governo della Chiesa. E dinanzi all' enorme crisi di vocazioni il Papa non si decide ad affrontare il nodo dei «viri probati», l' ordinazione sacerdotale di uomini sposati, maturi e di provata moralità. Più che a una transizione il pontificato assomiglia ad una grande pausa. Aveva esordito Ratzinger nella Cappella Sistina, appena eletto, proclamando che era sua «ambizione e impellente dovere» lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della «piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo». Tre anni dopo, a Sidney, annuncia che l' ecumenismo è arrivato a «un punto critico» e la strada verso l' unità «resta ardua». Anche gesti emozionanti come la preghiera insieme al gran muftì turco nella Moschea blu di Istanbul sono rimasti senza seguito. Anzi, poche settimane fa, è arrivata la gelata con la lettera di Benedetto XVI a Marcello Pera, in cui il pontefice mostra di aderire all' idea che un «dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile», mentre c' è spazio solo per un «dialogo interculturale». Con ciò riducendo drasticamente la potenzialità del rapporto tra ebrei, cristiani e musulmani che credono nello stesso Dio di Abramo. Al dunque, le uniche due riforme varate nel regno ratzingeriano sono il ripristino universale della messa preconciliare in latino e il cambiamento delle uniformi della gendarmeria: ora la vigilanza, con i kepì di tipo francese, ha di nuovo un aspetto più militaresco. Giovanni Miccoli, storico, commenta che il pontificato di Ratzinger si rivela ricco di dichiarazioni, ma «povero di fatti». Non è tanto questione di linea dottrinale (uguale a quella di Wojtyla), spiega, quanto di un' insufficiente capacità di parlare al mondo e di avere presa sulla situazione planetaria, come invece riusciva a fare Giovanni Paolo II. Per non dire che sul piano interno della Chiesa viene propugnata una «visione minimalista del Concilio», tutta all' insegna della continuità. Già il linguaggio di tanti documenti è arcigno e di sapore antico. Gianni Geraci, animatore del portale cattolico gay Gionata, riferendosi alle polemiche vaticane sull' iniziativa di Sarkozy all' Onu, sostiene che basterebbe poco per dire le stesse cose in modo da non ferire. «Un conto - dice - sarebbe invitare gli omosessuali alla castità, respingendo subito ogni condanna penale e repressione del loro orientamento. Un conto è mettere in prima piano l' affermazione che non sono paragonabili agli eterosessuali. è questo che colpisce». è come se ci fosse, soggiunge, costantemente l' ansia di voler «pulire» la dottrina da interpretazioni che la possano «sporcare». Resta da capire fino a che punto Ratzinger voglia realmente entrare in comunicazione con l' opinione pubblica. Il rapporto con i mass media è imprescindibile nella società contemporanea qualunque sia la linea perseguita. Che sia un Reagan o un Obama, un leader deve saper parlare al suo popolo e servirsi della stampa. Benedetto XVI la tiene a distanza. Mentre in Wojtyla era chiara l' intenzione di usare i media, recandosi durante i trasferimenti in aereo - lui - al posto di ognuno dei giornalisti al seguito dei suoi viaggi, Ratzinger si ferma a distanza concedendo la risposta a cinque domande già filtrate. Se incontra reporter durante le sue vacanze, le prime parole che affiorano sulle sue labbra sono «Grazie, niente domande». Così si crea uno schermo, che l' opinione pubblica ha percepito da tempo. è impressionante, da giornalista, sentirsi chiedere ancora tre anni dopo l' avvento di Benedetto XVI la stessa frase da tanti uomini e donne diversi: «Mah, com' è questo papa?». Un interrogativo che tradisce mancanza di sintonia. Commenta il professor Mario Morcellini, grande esperto di comunicazione, che Ratzinger ha iniziato giustamente il pontificato evitando di imitare il suo predecessore: «Ma ora appare in difficoltà a rompere il guscio comunicativo e ad entrare in contatto con le masse». è un fatto intenzionale, si chiede Morcellini? Dipende dai media? Dalla stampa non dipende certo il fatto che in Messico siano comparsi dei ciondoli su cui è scritto «Juan Pablo, non sai quanto ci manchi». Per molti credenti o anche non credenti Ratzinger non riesce a rompere la lastra di cristallo per arrivare a "toccarli" direttamente. Non aiuta neanche il recupero di paramenti trionfalistici di altre stagioni o la croce di Pio IX, che ha sostituito il pastorale con il Cristo sofferente portato da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Eppure il papa tedesco è bifronte. Quando pronuncia l' omelia in una parrocchia o in una cerchia in cui si sente a suo agio, Benedetto XVI dimostra una sorprendente capacità di coinvolgimento e anche una grande tenerezza. Il cardinale Paul Poupard, uomo di lettere, lo descrive come una personalità in grado di trasferire «con stupenda semplicità ai fedeli la sua grande intensità di meditazione delle Scritture». Chi ha letto il suo libro su Gesù, sa che Benedetto XVI nell' illustrare il Discorso della Montagna, la Parabola del Samaritano o i passaggi chiave del Padre Nostro può essere trascinante. Alla messa dei malati di Lourdes, nel settembre scorso, le sue parole sul «sorriso di Maria» e sulla presenza di Cristo che «entra» nell' isolamento e nella crudele sofferenza di chi è piegato dal morbo, ha commosso profondamente l' uditorio. In questo senso egli è un grande predicatore e non solo un importante teologo. Ma nei confronti del vasto pubblico, quella folla planetaria dove si mescolano indistintamente credenti e diversamente credenti, il gap rimane. è calata anche l' attrazione che nel primo anno di pontificato aveva portato alle cerimonie e alle udienze papali più fedeli di quanto ne venissero negli ultimi anni del pontificato di Wojtyla. Se il primo anno del regno di Ratzinger i pellegrini erano stati oltre quattro milioni, per il secondo anno la Prefettura della Casa pontificia ne ha registrati tre milioni e trecentomila. Mentre per tutto l' anno 2007 i fedeli sono stati due milioni e ottocentotrentamila.

MARCO POLITI

L' embrione ha dignità di uomo bioetica, ecco tutti i no del Vaticano

Repubblica — 13 dicembre 2008 pagina 15

CITTA' DEL VATICANO - Nessun passo avanti per la ricerca con le cellule staminali embrionali, nessuna apertura alla diagnosi prenatale nemmeno per gli embrioni affetti da gravi malattie, nessun adeguamento alle pratiche di fecondazione artificiale in uso in tutto il mondo e nella maggior parte delle cliniche cattoliche del pianeta. Il nuovo documento sulla bioetica, promulgato dalla Congregazione per la Dottrina della fede e approvato personalmente da Benedetto XVI, esce dopo lunghi anni di studi e l' esito è soltanto una sfilza di no con la pretesa di basarsi sulla «legge morale naturale» e sulla «ragione». Il punto di partenza è la convinzione che l' ovulo fecondato, lo zigote, sia già persona umana, secondo la tesi ripetuta ossessivamente da anni dalle gerarchie ecclesiastiche. Ma è esattamente il punto dogmatico su cui gli scienziati hanno forti dubbi: considerare persona il primo gruppo di cellule - la blastocisti - quando ancora non c' è cuore, cervello, spina dorsale e sistema nervoso cozza contro l' osservazione della natura. L' istruzione "Dignitatis personae" non ha tuttavia il coraggio di affermare a chiare lettere che l' embrione è persona. «Ci sono troppi problemi di ordine filosofico e giuridico - spiega monsignor Rino Fisichella, presidente dell' Accademia pontificia per la Vita - ma diciamo che è un' affermazione implicita». La soluzione scelta è di proclamare che l' embrione ha «fin dall' inizio la dignità propria della persona». Dalla premessa scaturisce lo sbarramento di veti. Non è lecita la crioconservazione degli embrioni. «Sono inaccettabili le proposte di usare tali embrioni per la ricerca o destinarli a usi terapeutici» oppure donarli a coppie sterili. Non è lecito il congelamento degli ovociti. «Riprovevole» è la diagnosi pre-impianto, perché porterebbe alla distruzione degli embrioni considerati malati. Alla preoccupazione dei genitori di dare alla luce bimbi affetti da malattie mortali, il documento replica che non si può seguire una «mentalità eugenetica». In nome dell' intangibilità dogmatica dell' embrione viene persino ribadito il divieto della pillola del giorno dopo, che impedisce l' annidarsi nell' utero dell' ovulo fecondato e che dal punto di vista scientifico non può essere considerato ancora embrione. «Il documento incoraggia la ricerca biomedica che rispetta la dignità di ogni essere umano e nel contempo esclude, come eticamente illecite, diverse tecnologie biomediche e sarà probabilmente accusato di contenere troppi divieti», ha ammesso il nuovo segretario della Congregazione per la Dottrina della fede monsignor Ladaria Ferrer. «Il desiderio di un figlio non può giustificarne la "produzione"», afferma l' Istruzione vaticana nella parte riguardante la procreazione assistita. Esclusa ogni liceità della fecondazione in vitro, resta come unico metodo ciò che nella conferenza stampa è stato chiamato pudicamente in inglese semen collection device. Più terra terra, è un profilattico bucato che il coniuge deve mettersi per compiere un «atto coniugale», già sapendo che un minuto dopo i medici si precipiteranno a raschiare il preservativo per utilizzarne lo sperma ai fini della fecondazione vera. Ma il principio (o l' ipocrisia) è salvo. L' amplesso con il profilattico bucato garantisce ipoteticamente una fecondazione naturale e comunque il seme è ottenuto «lecitamente». Assicura la dottoressa Luisa di Pietro, dell' Università cattolica, che questo è il sistema in uso al Gemelli. Chiudono il documento i divieti delle ricerche scientifiche nel campo della clonazione, degli ibridi, delle cellule staminali embrionali. Gli scienziati cattolici sono invitati a non utilizzare «materiale illecito», ottenuto magari dall' estero. Sono giustificati soltanto i genitori che, per forza maggiore, usano per i figli vaccini, basati su materiale embrionale.

MARCO POLITI

giovedì 18 dicembre 2008

domenica 14 dicembre 2008

sabato 13 dicembre 2008

Embrione, dignità umana fin dall'inizio

Corriere della Sera - 12 dicembre 2008

«Il prelievo di cellule staminali causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando quindi gravemente illecito»

CITTÀ DEL VATICANO - L’embrione ha fin dall’inizio la dignità propria della persona umana: il Vaticano torna sull'argomento della bioetica in un documento della Congregazione per la dottrina della fede intitolato Dignitas personae che aggiorna un precedente documento, Donum vitae (1987) in base ai progressi scientifici degli ultimi anni e in particolare dice no a ogni uso terapeutico delle cellule staminali embrionali. «Il prelievo di cellule staminali embrionali dall’umano vivente - si legge nel documento - causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando di conseguenza gravemente illecito». Anche utilizzare staminali embrionali fornite da altri ricercatori «pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo». Si tratta di un documento del magistero ecclesiastico ordinario, spiega il segretario monsignor Luis Ladaria Ferrer, e «come tale deve essere accolto dai fedeli con l’assenso religioso del loro spirito. Questo è l’obbligo che ha il fedele: di accogliere questi documenti magisteriali».

I NO - No alla fecondazione assistita sia omologa che eterologa, no alla eliminazione volontaria degli embrioni nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro, no a quella variante della fecondazione in vitro che è la Intra Cytoplasmic Sperm Injection (Icsi), no al congelamento di embrioni, no al congelamento di ovociti, no alla riduzione embrionale, forti dubbi sulla diagnosi pre-impiantatoria per le evidenti ricadute eugenetiche, no alle forme di intercezione (spirale e pillola del giorno dopo) e contragestazione (Ru 486) che «rientrano nel peccato di aborto e sono gravemente immorali», no alle proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell'embrione o del patrimonio genetico umano, no alla clonazione, no ai tentativi di ibridazione, no all'uso delle staminali embrionali a fini di ricerca, no all'uso per la ricerca di «materiale biologico» umano di origine illecita, cioè embrioni o linee cellulari che sono «il risultato di un intervento illecito contro la vita o l'integrità fisica dell'essere umano». Circa la fecondazione in vitro il documento osserva che «tutte queste tecniche si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule. Il numero di embrioni sacrificati è altissimo. - osserva la Congregazione per la dottrina della fede - Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà - argomenta il testo - è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente a ottenere migliori risultati in termini di percentuali di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione». Il Vaticano osserva inoltre con preoccupazione che «sono sempre più frequenti i casi in cui coppie non sterili ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l'unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli» e esprime forti dubbi sulla «tecnica del trasferimento multiplo degli embrioni. Le tecniche di fecondazione in vitro - è la denuncia - in realtà vengono accettate perché si presuppone che l'embrione non meriti un pieno rispetto, per il fatto che entra in concorrenza con un desiderio da soddisfare». Ma questo «è del tutto deprecabile».

I SÌ - Dopo aver ricordato che la Chiesa è spesso accusata di porre «divieti» e dire molti «no», si afferma che «dietro ogni 'no' rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande 'sì'» al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo e irripetibile essere umano chiamato all'esistenza». Nel campo della procreazione assistita «sono lecite tutte le tecniche che rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano», «l'unità del matrimonio, che comporta il reciproco rispetto del diritto dei coniugi a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro» e «i valori specificamente umani della sessualità, che esigono che la procreazione di una persona umana debba essere perseguita come il frutto dell'atto coniugale specifico dell'amore tra gli sposi». Il documento rappresenta in questo senso un'apertura rispetto alla precedente Donum Vitae del 1987 e dichiarava di fatto illecite tutte le tecniche di procreazione assistita. Oggi sono disponibili nuove tecniche che «si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità», nelle quali cioè «l'intervento medico è rispettoso della dignità delle persone», in quanto «mira ad aiutare l'atto coniugale sia per facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto». Ai fedeli il testo chiede di impegnarsi «con forza a promuovere una nuova cultura della vita, accogliendo i contenuti di questa Istruzione con l'assenso religioso del loro spirito» e a «tutti gli uomini di buona volontà, in particolare i medici e i ricercatori aperti al confronto e desiderosi di raggiungere la verità» chiede di saper «comprendere e condividere questi principi e valutazioni, volti alla tutela della fragile condizione dell'essere umano nei suoi stadi iniziali di vita e alla promozione di una civiltà più umana».

Nuovo documento sulla bioetica: no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, ...

Repubblica - 12 dicembre 2008

L'attacco del Vaticano alla bioetica
"No agli embrioni congelati per le cure"

CITTA' DEL VATICANO - No alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. No alla crioconservazione degli embrioni. No ancora all'utilizzo della pillola del giorno dopo, alla spirale e a tutti gli anticoncezionali considerati responsabili in varia misura di forme più o meno esplicite di aborto. Nessuna ammissione per la clonazione umana e per quella a scopo terapeutico. E nemmeno per la diagnosi preimpianto. Ammesse invece le tecniche di procreazione assistita, ma solo all'interno del matrimonio e "nel rispetto della dignità delle persone" (perciò un rifiuto fermo per la fecondazione artificiale omologa ed eterologa). Infine, una condanna per le tecniche di ingegneria genetica perché in nessun caso l'uomo deve sostituirsi al Creatore. Il lungo elenco di divieti è contenuto nella "Dignitas personae", l'Istruzione della Congregazione per la dottrina della fede. Un documento che mette nero su bianco i limiti e i paletti posti dal Vaticano sui temi della bioetica, partendo dal presupposto che "l'embrione ha fin dall'inizio la dignità propria della persona". Dalla Santa Sede parte anche un appello agli scienziati: "I ricercatori non collaborino al male".

Il documento. Il "Dignitas personae" aggiorna la "Donum vitae" del 1987, nella quale gli esperti vaticani avevano deciso di non definire "l'embrione persona, per non impegnarsi in un'affermazione di indole filosofica". Nel testo odierno è contenuta invece la precisazione, dopo gli sviluppi delle tecniche di fecondazione, riproduzione, clonazione. Il presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, respinge in anticipo le critiche al documento e spiega che il magistero della Chiesa non compie "nessuna invasione di campo" quando "entra in un ambito specifico come quello della sperimentazione sull'embrione". Secondo il portavoce vaticano padre Federico Lombardi il documento non è un elenco di divieti, ma "un'affermazione fondamentale della dignità della persona umana".

No agli embrioni congelati. Se l'embrione è una persona, non può essere ammessa la crioconservazione, che è "incompatibile con il rispetto" in quanto, ad esempio, presuppone la loro produzione in vitro ed espone a gravi rischi di morte o di danno. Rimane poi il grave problema dei molti embrioni congelati già esistenti nei laboratori ("un danno irreparabile"). Qui non c'è alternativa, secondo la Santa Sede: visto che non possono nemmeno essere adottati, non vanno prodotti e basta. E' lecito, invece, il congelamento di ovociti cui si ricorre proprio per evitare i gravi problemi etici posti dalla crioconservazione di embrioni.

Le staminali. Ferma la condanna anche in questo caso. "L'utilizzo di cellule staminali embrionali - dice ancora il documento - o di cellule differenziate da esse derivate, eventualmente fornite da altri ricercatori sopprimendo embrioni o reperibili in commercio, pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo". La Chiesa a questo punto riflette sul fatto che gli studi sulle cellule staminali adulte diano "risultati più positivi" rispetto a quelli sulle embrionali.

Rischio eugenetica. La ricerca sulle staminali non è "al servizio dell'umanità" e il Vaticano mette poi in guardia nei confronti di chi vuole migliorare o potenziare la ''dotazione genetica'' di una persona, perché tali manipolazioni favorirebbero ''una mentalità eugenetica'' e introdurrebbero ''un indiretto stigma sociale nei confronti di coloro che non possiedono particolari doti''.

Non ammessa la diagnosi preimpianto. Altre tecniche "bocciate" sono la riduzione embrionale - che a volte accompagna la procreazione artificiale per evitare le gravidanze multiple - e l'analisi preimpianto, cioè la diagnosi genetica degli embrioni formati in vitro prima del loro trasferimento nel grembo materno. La prima è, infatti, "un'eliminazione deliberata e diretta di uno o più esseri umani innocenti". La seconda, diversamente da altre forme di diagnosi prenatale, presuppone l'eliminazione dell'embrione designato come "sospetto" di difetti genetici o cromosomici.

"Clonazione illecita". Nel documento viene condannata la clonazione perché "intrinsecamente illecita". Il "no" della Santa Sede è affermato in maniera esplicita: la clonazione, si legge, "dà luogo ad abusi e a manipolazioni gravemente lesive della dignità umana". E questo vale sia per la clonazione riproduttiva, cioè quella usata per ottenere la nascita di un bambino clonato e definita "una forma di schiavitù biologica", sia per quella terapeutica o di ricerca ("creare embrioni per distruggerli, anche se con l'intenzione di aiutare i malati, è del tutto incompatibile con la dignità umana").

"Contraccezione ormai è aborto". La Chiesa condanna con forza anche le tecniche di controllo delle nascite, dicendo che rientrano nel peccato di aborto e sono "gravemente immorali". Nel documento si citano tecniche "intercettive" come la spirale e la cosiddetta pillola del giorno dopo, che "intercettano l'embrione prima del suo impianto nell'utero materno". Oppure tecniche come la RU 486 (la pillola abortiva che sostituisce l'aborto terapeutico) definite "contragestative" perché lo eliminano dopo che si è impiantato. Il Vaticano ammette la possibilità che "gli intercettivi non provochino un aborto", ma sottolinea che "l'intenzionalità abortiva è generalmente presente".

Sì a procreazione assistita tra coniugi. Sulla fecondazione assistita il Vaticano apre rispetto all'Istruzione "Donum Vitae" del 1987, che dichiarava "illecite" tutte le tecniche. Ora invece dice che "sono lecite tutte le tecniche che rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano e l'unità del matrimonio". Ammesse, ad esempio, quelle che "rimuovono gli ostacoli che si oppongono alla fertilità. della coppia". Vietate fecondazione artificiale omologa e eterologa.

mercoledì 10 dicembre 2008

Telethon 2008

Sabato 13 dicembre - Raidue

Ore 17:30-18:30: La storia di Alessandro, affetto da atrofia muscolare spinale di tipo 2, accompagnato da Eugenio Mercuri, ricercatore Telethon. In onda anche il cortometraggio "La guerra di Alessandro" per la regia di Daniele Balboni.

venerdì 5 dicembre 2008

Un embrione alla volta

Espresso - 5 dicembre 2008

sabato 29 novembre 2008

Aggirato il divieto di esaminare l'embrione, diagnosi preimpianto sul gamete femminile

Corriere del Veneto - 29 novembre 2008

Un’équipe padovana ha trovato il modo di aiutare decine di aspiranti mamme portatrici sane di malattie genetiche molto gravi che, per avere un bambino sano, sono costrette ad emigrare all’estero. La legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita impedisce infatti la diagnosi prenatale sull’embrione, imponendo l’impianto di quest’ultimo anche se malato. Il professor Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Università di Padova, ha aggirato l’ostacolo, eseguendo la diagnosi preconcezionale sul primo globulo polare prelevato dall’ovocita. «Non viene effettuata nessuna manipolazione sull’embrione— spiega Foresta—analizziamo il solo gamete femminile, cioè l’ovocita. In questo modo rispettiamo i dettami della legge 40 e nello stesso tempo diamo un servizio pubblico alle coppie desiderose di avere figli sani nonostante le madri siano portatrici di una mutazione genetica che può trasmettere una malattia al feto. Dopo un processo di messa a punto personalizzata della diagnosi, la ricerca della mutazione viene condotta sul primo globulo polare, prelevato dall’ovocita senza alcun danno. Ad analisi conclusa, saranno utilizzati per la fecondazione in vitro solo gli ovociti sani».Nella fase sperimentale il recupero del primo globulo polare è stata effettuata dall’équipe del dottor Andrea Borini che, in forma convenzionata, dirige il centro di procreazione medicalmente assistita della Casa di Cura di Abano Terme.La diagnosi del primo globulo polare, virtualmente utilizzabile per tutte le malattie genetiche di cui si conosce il difetto molecolare, è al momento stata proposta per talassemia, fibrosi cistica, emofilia e distrofia muscolare di Duchenne- Becker. Restano escluse dalla possibilità di diagnosi le malattie a trasmissione paterna, in quanto l’analisi viene effettuata sul gamete femminile. «Questa ulteriore opzione diagnostica, applicata per la prima volta in Italia in un centro pubblico — aggiunge Foresta— consentirà alle numerose coppie con problemi genetici di diagnosticare la malattia ancor prima del concepimento, evitando l’utilizzo di ovociti portatori di patologia e quindi il concepimento di embrioni malati».Per arrivare alla definizione di tale metodica, resa pubblica qualche giorno fa a Bologna nel corso di un congresso internazionale, l’équipe padovana ha lavorato due anni. E c’è già una coppia in attesa di valutazione. La signora, sottoposta a prelievo del primo globulo polare, è portatrice sana di Chrot,malattia genetica.

giovedì 27 novembre 2008

Polonia/ Tusk sfida la Chiesa: fecondazione in vitro va finanziata

Roma, 26 nov. (Apcom-Nuova Europa)

In Polonia potrebbe partire un programma di finanziamenti della fecondazione in vitro. L'ipotesi è stata oggi rilanciata dal premier di Varsavia Donald Tusk. Posizione che non mancherà di sollevare perplessità e critiche dell'influente chiesa cattolica polacca.
"Le coppie che non posso avere figli, meritano di avere la possibilità di realizzare i propri sogni. Si tratterebbe di un passo verso la modernizzazione del Paese", ha spiegato Tusk, aggiungendo di voler già chiedere al ministro della Salute di stilare un preventivo sui possibili costi per lo Stato.
Se la legge dovesse arrivare in parlamento, è certa l'opposizione del partito dei Kaczynski, Jaroslaw l'ex-premier e Lech il presidente della Repubblica, Diritto e Giustizia. La proposta è probabile aprirà un aspro dibattito tra l'opinione pubblica, su cui la Chiesa cattolica mantiene ancora una forte influenza.

venerdì 14 novembre 2008

Donna di 56 anni partorisce le sue tre nipotine

In Ohio, Stati Uniti, una donna di 56 anni, Jaci Dalenberg, ha partorito tre bambine, ma le piccole sono in realtà le sue nipotine. La donna, infatti, è solo una mamma in affitto e ha 'prestato' l'utero alla figlia Kim, che non poteva avere bambini a causa di un'isteroctomia subita qualche anno fa.
In realtà Kim, prima dell'intervento, aveva già avuto due figli, ma dal precedente matrimonio. Ora voleva riprovare le gioie della maternità con il nuovo compagno, il marito Joe. Così i due avevano provato la strada dell'adozione
, ma diversi tentativi erano andati falliti. Dopo l'ennesima delusione è arrivata l'idea della gravidanza 'in affitto'. In accordo con i medici ha accettato che le venissero impiantati nell'utero gli embrioni della coppia concepiti in vitro. Dopo tre tentativi, la mamma-nonna è finalmente rimasta incinta il 5 aprile scorso. Ma le sorprese non erano certo finite. Alla decima settimana di gravidanza i medici si sono accorti che Jaci aveva in grembo ben tre bambini.
L'11 ottobre, due mesi prima della data prevista per il parto, i piccoli sono venuti alla luce con un cesareo, perché uno dei tre bebè stava morendo di fame, sopraffatto dagli altri due. Le bimbe si chiamano Ellie, Gabriella e Carmina e stanno bene, dopo un periodo in cui sono state sottoposte a cure intensive. "E' il gesto più straordinario che una mamma possa fare per la propria figlia - ha spiegato Kim - Ovviamente, quando arriverà il momento, racconterò alle mie bambine il modo incredibi le in cui sono venute al mondo, e quel che la loro nonna è stata in grado di fare per loro".
Adnkronos - 12 novembre 2008

giovedì 13 novembre 2008

«Da cattolico dico sì alla ricerca sull' embrione»

Corriere della Sera - 13 novembre 2008

MILANO - Cattolico, ma più vicino a Barack Obama che al Vaticano: «La ricerca sulle cellule staminali embrionali non dev' essere bloccata». Giorgio Lambertenghi, presidente dell' Associazione medici cattolici di Milano, è amareggiato dallo stop ai progetti del leader Usa arrivato dal cardinale Javier Lozano Barragan. Ma per i credenti l' embrione non è una vita umana? «Io sono convinto che si possa parlare di persone quando un individuo acquista una capacità comunicativa. L' embrione è una vita umana solo potenzialmente». Dopo la sua apertura al testamento biologico, ecco un' altra presa di posizione controcorrente. È ormai sua abitudine prendere le distanze dalle tesi diffuse tra i cattolici? «Nient' affatto. Ma c' è in gioco il futuro della ricerca. Lasciare congelati nei frigo gli embrioni orfani vuol dire perdere un' occasione per aiutare i malati». Da medico cattolico come intende battersi su questo fronte? «Al Policlinico arriveranno 30 mila embrioni orfani da tutt' Italia: se non saranno utilizzati sono destinati a morire. Porrò il problema al Comitato di bioetica di cui faccio parte». In nome della ricerca scientifica possono essere fabbricati embrioni in laboratorio? «No. Un conto è utilizzare quelli rimasti orfani perché non impiantati dopo una fecondazione assistita, un altro è crearne di nuovi. È un punto su cui non transigo». Sabato la sua associazione ha organizzato un convegno con il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara. Riuscirà a convincerlo a sposare la sua tesi? «Ci proverò».

Ravizza Simona

mercoledì 12 novembre 2008

«La Chiesa eviti i paletti. L' etica non insegua la scienza»

Corriere della Sera - 12 novembre 2008

Così si rende la tecnica quasi divina, punto di riferimento per l' etica cristiana. E la fede si riduce a un corpus di divieti

MILANO - «È un momento così. La scienza tende a perdere ogni senso del limite. Quanto alla società, ricordo dei ragazzi che contestavano un problema da me posto, "chi sei, da dove vieni, dove vai?". Il più sveglio mi ha detto: io la vita voglio godermela, senza pormi il problema. Gli faccio: sei giovane, ma quando invecchierai o ti ammalerai? E lui: mi tiro un colpo in testa». Il filosofo Giovanni Reale, tra i massimi studiosi di Platone e del pensiero greco, cattolico nonché curatore dell' opera omnia di Karol Wojtyla, capisce benissimo come la Chiesa sia preoccupata, «è chiaro che tremi e cerchi di intervenire per arginare, porre dei paletti. Il relativismo è una maschera del nichilismo. Ma c' è un rischio». Quale, professore? «Galileo diceva che la Bibbia non insegna "come vada" il cielo, ma "come si vada" in cielo...». E con ciò tracciava un confine. Oggi si accusa la Chiesa di essere ostile alla scienza... «Vede, il problema semmai è che la prende troppo sul serio. Detto col massimo rispetto per gli uomini di Chiesa, il rischio inconsapevole è di ridurre l' etica cristiana a una casistica, la fede a un corpus di divieti, e di appendere il tutto ad una tecnica resa quasi divina: considerare la scienza come il punto di riferimento dell' etica cristiana». Ma che c' è di strano se la Chiesa si preoccupa per come evolve una particolare ricerca, tipo le staminali embrionali? «Le proposizioni scientifiche, insegnava Popper, sono tali perché falsificabili. "Poggiano su palafitte", sono per definizione instabili. L' etica entra in un dettaglio, poi la scienza ti dice che non è più così e cambia tutto. No, le verità evangeliche non sono falsificabili e la fede è metascientifica, metalegislativa e trascendente, va oltre...». Un esempio concreto? «Ho sentito dire che un ovulo fecondato è "persona", almeno "in potenza". E qui c' è un doppio errore ontologico. In Grecia non c' è il concetto di persona, "non il cosmo per te ma tu per il cosmo", dice Platone nelle Leggi. È il cristianesimo a rovesciare la prospettiva, a porre la persona al centro e a pensarla come una relazione a un "tu" e al "Tu" che è Dio, a sua volta relazione di tre Persone. È un concetto infinitamente più ampio. E l' essere "in potenza" per Aristotele è tale se sta nel luogo giusto, in questo senso l' aborto nel grembo di una madre è senz' altro inaccettabile...». E la fecondazione in vitro o l' uso di staminali embrionali? «Forse ci vorrebbe un atteggiamento meno categorico, più sfumato, senza entrare nel ginepraio scientifico. Proporre e non imporre. Restare vicini alle parole del Vangelo, non alle interpretazioni delle categorie del momento. Io non me la sentirei di porre limiti. Piuttosto inviterei gli scienziati ad essere responsabili, ad essere uomini. Bisognerebbe rivolgersi alle persone, non affidarsi a divieti né tantomeno alla legge». Il Vaticano si preoccupa proprio della legge che Obama vorrebbe cambiare, che altro potrebbe fare? «In questi giorni sto traducendo il commento di Sant' Agostino al Vangelo di Giovanni. Pensi al passo dell' adultera, coloro che la vogliono lapidare incalzano Gesù: o viola la legge, oppure è come noi! E Gesù dà una riposta grandiosa: chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra. La sua bontà supera la chiusura della legge. E alla donna dice semplicemente: va' , e non peccare più».

Vecchi Gian Guido

lunedì 10 novembre 2008

FECONDAZIONE: BASTA CON DICHIARAZIONI CHE CREANO FALSE ILLUSIONI

Dichiarazione di Giorgio Muccio, Avvocato. Consulente Legale di WARM, SISMER, e Associazione "Cerco un Bimbo". Filomena Gallo, Avvocato, Presidente Associazione Amica Cicogna ONLUS e Vice Segretario Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

Nonostante nostre già avvenute precisazioni continuano ad apparire su alcuni dei quotidiani in indirizzo notizie di stampa secondo le quali in Italia non sarebbe effettuabile la diagnosi pre impianto per accertare la presenza di anomalie cromosomiche e/o malattie genetiche. Ricordiamo ancora una volta che il TAR Lazio, su ricorso di Warm Associazione di strutture presieduta dal Prof. Antinori, con sentenza 21.1.2008, ha dichiarato illegittime le Linee Guida della legge 40/04 in materia di fecondazione assistita che imponevano una diagnosi solo osservazionale; ed ha così reso possibile la diagnosi pre impianto di cui si è detto, posto il fatto che non si tratta comunque di un trattamento con finalità eugenetica. In questo senso del resto si è espresso anche il Tribunale di Firenze che incidentalmente, ha dichiarato che la suddetta sentenza del TAR Lazio ha valore "erga omnes". Comprendiamo l'interesse a sostenere il contrario di alcuni, che avrebbero individuato tecniche alternative, ma in verità la diagnosi preconcepimento del primo globulo polare e' attuata, con successi ed insuccessi e da diversi d'anni, anche in Italia (da oltre 15 anni nel mondo-la prima pubblicazione è del 1988) sia con lo scopo di individuare anomalie genetiche che cromosomiche dell'ovocita onde inseminare solo quelli che appaiono "normali"; aumentando con ciò le percentuali di successo del trattamento. A questo proposito si sottolinea come in Italia, a seguito dell'analisi dell'assetto cromosomico, siano nati almeno 100 bambini sani con tale tecnica. Risulta pertanto evidente che non è stata "ideata" dal Dott. Fiorentino, o frutto di collaborazione tra l'Università 'La Sapienza' e il Laboratorio Genoma di Roma. Siamo pertanto costretti ad invitarVi a ripristinare immediatamente una corretta informazione; che, diversamente, continuerebbe a produrre un gravissimo danno non solo alle strutture che, attuano la diagnosi pre-impianto, ma soprattutto alle coppie che possono accedervi pur negli altri limiti imposti dalla legge italiana (già sottoposti a giudizio di legittimità costituzionale in corso), oltre alle coppie che dovessero ricorrere alla diagnosi del globulo polare sulla base di una da Voi riportata apparente garanzia d'efficacia (del tutto evidente nel caso de "Il Giornale" e de "La Stampa") infondata dal momento che, la diagnosi sul globulo polare per l'individuazione di anomalie cromosomiche, ad oggi, ha amplissimi margini di fallibilità (circa il 40%). Deve essere poi rimarcato come, nell'entusiasmo di evidenziare l'adozione di una tecnica che risolverebbe i problemi etici della diagnosi pre-impianto, non sia stata colta un'altra rilevante questione etico-giuridica, comunque posta dall'effettuabilità della diagnosi pre-impianto: cioè se sia etico e costituzionalmente corretto, ai sensi dell'art 32 della Costituzione, escludere l'accesso delle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche, ai trattamenti di procreazione assistita (ai sensi dell'art. 4 comma 1 della legge 40/04) posto che loro, e l'eventuale concepito, ne ricaverebbero evidenti benefici alla salute. Ma, fino ad allora, tali coppie dovranno recarsi all'estero.

Avv. Giorgio Muccio
Associazione Luca Coscioni - 10 Novembre 2008
http://www.lucacoscioni.it/fecondazione_basta_con_dichiarazioni_che_creano_false_illusioni

domenica 9 novembre 2008

Grazie Stefano ...

Grazie per averci fatto divertire, grazie per aver nominato la nostra causa e grazie perchè ti sei dimostrato una persona vera e sincera!

Grazie a Stefano Dall'Armellina che in occasione del concerto di ieri sera a Conegliano Veneto ha nominato l'associazione FamiglieSMA e ci ha permesso di distribuire volantini informativi a tutte le persone che hanno partecipato alla prima tappa del suo tour.


http://www.stefanodallarmellina.it/
http://profile.myspace.com/stefanodallarmellina
http://www.nazionalecantanti.it/scheda_giocatore.asp?ID=12

venerdì 7 novembre 2008

Il parere di due esperti

Non e' la prima volta che un bimbo viene concepito dopo una diagnosi preconcepimento e con questa nascita non vi e' nessun avanzamento significativo nella ricerca in materia. Non solo, l'ospedale Sant'Andrea non e' adatto a tali interventi. Il Professor Severino Antinori boccia senza appello la notizia della nascita di un bebe' con diagnosi preoncepimento su globulo polare nel mondo. Severino Antinori presidente dell'associazione mondiale medicina della riproduzione-Warm , precisa che "detta informazione non corriponde alla realta' perche' trattasi di metodica praticata da diverso tempo in tutto il mondo e di conseguenza non rappresenta alcun avanzamento significativo. Tale notizia rappresenta allo stato attuale solo uno scoop giornalistico in quanto si sono registrate gia' da tempo in italia nascite con tale tecnica. In Italia dopo il ricorso presentato dalla Warm al Tar del Lazio si puo' eseguire la diagnosi preimpianto e preconcepimento metodiche portate avanti da piu' centri italiani con successo. Sembra che l'ospedale Sant'Andrea di Roma sia la sede dove tale procedura sarebbe stata eseguita. In realta' l'ospedale in questione non e' dotato di alcuna attrezzatura per eseguire tale metodica e quindi cio' conferma che si e' voluto fare del sensazionalismo.

La diagnosi pre-concepimento "e' poco affidabile e nemmeno originale, considerando che a Chicago e' in uso da tantissimi anni. Parlare poi di successo davanti a un unico caso, e' ridicolo". E' una bocciatura tout court quella di Carlo Flamigni, professore di ginecologia all'universita' di Bologna, alla tecnica di procreazione assistita che mira a mettere d'accordo etica, scienza e legge 40, e che ha visto venire al mondo, a Roma, un bambino concepito con questa metodica. Obiettivo della tecnica e' consentire alle coppie portatrici di malattie genetiche o cromosomiche di concepire figli sani, in provetta, senza ricorrere alla selezione dell'embrione. Ma per Flamigni, uno dei piu' noti addetti ai lavori, "e' una tecnica parziale, affatto esaustiva, e con una margine di errore molto elevato". Neo della metodica "il fatto - spiega l'esperto all'ADNKRONOS SALUTE - che venga eseguita sul primo globulo polare, mentre andrebbe fatta sul primo e il secondo", dunque anche sull'ovocita fecondato. "Quando l'uovo viene liberato dal follicolo - precisa Flamigni - estende la meta' dei suoi cromosomi come primo globulo polare. Quando viene fertilizzato, dopo due-tre ore, estende il secondo globulo polare. Se li studiamo in sequenza - prosegue - otteniamo un'informazione che ci dice se quell'uovo e' geneticamente normale. Se studiamo solo il primo, invece, otteniamo un'informazione inadeguata, poiche' c'e' un elevato margine d'errore. Non e' un caso che a Chicago, dove hanno maturato un'esperienza vastissima su questa tecnica, abbiano riconosciuto che i test sul primo globulo polare sono incompleti e parziali". In Italia e' vietato dalla legge condurre analisi sull'uovo fecondato, "quindi qualsiasi considerazione diversa da questa, su questa metodica, e' nient'altro che propaganda. Poi sara' giusto parlarne - conclude l'esperto con un'ultima stilettata all'annuncio capitolino - quando la quantistica sara' adeguata, e non relativa a un solo bebe'. E quando proveranno, ma ne dubito, che i ricercatori statunitensi avevano torto".

Aduc - 7 novembre 2008

Fecondazione: nato primo bebè dopo diagnosi pre-concepimento

Corriere della Sera - 6 novembre 2008

Grazie a tecnica italiana che «mette d'accordo» etica e scienza e supera un limite posto dalla legge 40

ROMA - E’ una bimba italiana, nata in ottobre da una coppia di Rieti, e gode di ottima salute, il primo bambino al mondo concepito grazie alla «diagnosi genetica pre-concepitmento», una metodica messa a punto da ricercatori romani che consente alle coppie portatrici di malattie genetiche o cromosomiche di concepire figli sani, in provetta, senza ricorrere alla selezione dell`embrione. La tecnica è il risultato della collaborazione tra l'università La Sapienza e il Laboratorio Genoma di Roma. L'annuncio è stato dato durante il congresso della Federazione italiana di ostetricia e ginecologia (Fiog) di Roma.

LA TECNICA - La tecnica pre-concepimento, descritta nella rivista internazionale Prenatal Diagnosis. invece di prevedere l'analisi del Dna dell' embrione, opta per l'analisi di quello di una struttura dell'ovocita chiamata globulo polare. Prodotto ogni volta che avviene l'ovulazione, il globulo polare contiene una copia esatta del patrimonio genetico della donna e, di conseguenza, se la donna è portatrice di una malattia genetica, potrebbe anche contenere la mutazione all' origine della malattia. Il globulo polare è quindi la scatola che racchiude una copia speculare del Dna della donna. Incastrato fra nucleo e membrana dell'ovocita, viene naturalmente espulso nel processo di maturazione. All'estero si analizza il globulo polare di ovociti fecondati aspettando fino a 18 ore dalla fecondazione. «Ma in Italia - spiega Fiorentino - è considerato embrione già l'ovocita fecondato». Così si è deciso di analizzare il globulo polare prima della fecondazione e per questo è stato necessario accorciare al massimo i tempi, automatizzando gran parte della procedura e utilizzando bracci robotici per manipolare le provette: così la diagnosi completa avviene entro quattro ore e l'ovocita sano può essere fecondato entro sei ore».

A CHI PUÒ SERVIRE - Nel caso della bambina di Rieti la selezione dell'ovocita sano ha permesso di evitare che venisse trasmessa alla bambina la mutazione genetica responsabile della malattia di Charcot-Marie-Tooth, una malattia ereditaria neurodegenerativa che progressivamente porta alla perdita del tono muscolare. Con questa tecnica le coppie nelle quali la donna è portatrice di malattie genetiche come talassemia, fibrosi cistica e distrofia muscolare o in quelle dove la donna, vista l'etá avanzata, è a rischio di concepire un figlio con la sindrome di Down, oggi possono chiedere aiuto alla scienza per avere un bambino sano. «La via italiana alla ricerca sulla procreazione medicalmente assistita - dice Moscarini, docente dell'ateneo capitolino - finalmente coniuga scienza ed etica e risolve uno dei problemi, forse il più sentito, che affligge le coppie sterili portatrici di malattie genetiche. E supera anche il problema biogiuridico posto dalla legge 40». A oggi, in Italia, la normativa sulla fecondazione artificiale impedisce infatti la selezione a fini eugenetici e cioè non consente di selezionare gli embrioni che dovessero risultare affetti da malattie genetiche.

ALTRE DUE GRAVIDANZE IN CORSO - Sono altre due le gravidanze in corso in Italia, ottenute dopo che è stata praticata la diagnosi genetica pre-concepimento, nella quali la tecnica ha permesso di evitare la trasmissione della talassemia e della sindrome dell'X-fragile. «In entrambi i casi - ha detto Francesco Fiorentino - l'amniocentesi ha confermato che i feti sono sani».

venerdì 31 ottobre 2008

La Corte Costituzionale rinvia discussione sulla legge 40

La Corte Costituzionale ha rinviato a data da destinarsi la discussione sulla costituzionalita' della Legge 40 sulla fecondazione assistita, originariamente prevista per il prossimo 4 novembre. Lo affermano in una nota congiunta gli avvocati Gian Domenico Caiazza, Filomena Gallo, Gianni Baldini, legali di alcune associazioni che avevano fatto ricorso alla legge 40. 'La Corte doveva discutere un primo ricorso per il 4 novembre, ma essendoci un'altra ordinanza nel frattempo intervenuta, e una successiva, sempre del tribunale di Firenze, di un'altra coppia ancora, ha rinviato la discussione a data da destinarsi, molto probabilmente per discutere tutti assieme i provvedimenti.'

Aduc - 31 Ottobre 2008

Le mamme over 40 ultimo record italiano

Repubblica — 30 ottobre 2008 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA

Margherita e Matilde corrono veloci, si tengono per mano. Hanno da poco cominciato a parlare, una delle loro frasi preferite è: «Giochiamo insieme?». Per loro, le giornate non dovrebbero finire mai e le notti sono ancora troppo lunghe. «Una disturba l' altra, si svegliano a ripetizione. Con le gemelle è così». Nonostante la fatica, Claudia Amato è raggiante. Una madre felice. «All' inizio tutti mi compativano. "Povera" commentavano le mie amiche. E invece sono stata fortunata. Anzi, miracolata come dicono i medici». All' età di 41 anni, Claudia ha partorito due belle bambine che adesso vanno all' asilo. Tecnicamente, rientra nella sempre più folta categoria delle "mamme tardive", ovvero donne diventate madri dopo i quarant' anni. È in buona compagnia. Quelle come lei sono più di 28mila, un numero che è quasi raddoppiato rispetto a venti anni fa, una piccola fetta (5,6%) della fecondità in continuo aumento, e che rappresenta un record europeo. L' Italia è infatti il paese con più "mamme over 40": in Francia sono solo il 3% così come in Gran Bretagna, in Germania il 4%. Anche l' età media in cui le donne italiane partoriscono il primo figlio (31 anni) è la più elevata dell' Occidente (27 anni negli Stati Uniti, 29 anni in Francia e Spagna, 30 in Germania). I dati raccontano con quale ritmo sia cambiata la nostra società. Una volta, in un tempo non troppo lontano, le donne entrate nei fatidici "anta" erano già nonne; oggi si cimentano con pannolini, biberon e palestrine. «È la realizzazione dello slogan sessantottino: 'Godere senza intralci' » ha scritto Libération a proposito della situazione francese, dove anche l' età delle neomamme avanza. «Un po' troppo semplicistico» avverte Linda Laura Sabbadini, direttore centrale all' Istat. «Le donne italiane vogliono realizzarsi in tutte le dimensioni del vivere. Rinviano molti eventi della propria vita, e non è affatto detto che lo facciano per scelta: investono di più in cultura, ma trovano lavoro più tardi, sono più precarie, e il loro precariato dura più a lungo. Dopo la gravidanza, una donna su cinque deve rinunciare alla professione non essendo supportate né dal partner né dai servizi in un sistema di Welfare che vede la spesa sociale tra le più basse di Europa. Nonostante ciò, al figlio non rinunciano, magari lo rimandano e ne fanno uno solo. Significa che la disaffezione alla maternità non è poi così diffusa». La maternità a quarant' anni è come una vittoria dopo una partita molto combattuta. «Le mamme italiane devono fare i salti mortali per potersi permettere un figlio perché il clima sociale nel nostro Paese è sfavorevole alla maternità, quindi tutto avviene sulla base di strategie individuali» sintetizza Sabbadini, che è curatrice di una corposa ricerca Istat sulla condizione delle donne italiane. «Dalle nostre indagini, emerge che le donne e gli uomini del nostro Paese vorrebbero avere almeno due figli, ma poi si scontrano con la realtà italiana. E la strategia del rinvio - conclude Sabbadini - può essere un modo per far quadrare tutto». Per Claudia la maternità è arrivata 'solo' a 41 anni perché «prima non c' era un padre possibile». Angelo l' ha conosciuto a 37 anni. Quando sono andati a convivere, avevano già 39 anni e subito hanno deciso di provarci. «Per un anno abbiamo tentato naturalmente, poi ci siamo rivolti a un centro specializzato. Non avevamo problemi di sterilità, ci serviva soltanto un 'aiutino' ». Margherita e Matilde sono state concepite poco dopo, con un blando trattamento. «Ma la trafila di analisi e controlli è stata veramente dura. Ci sono alcuni esami molto invasivi psicologicamente e fisicamente». Le donne finiscono schiacciate in questa forbice: l' età sociale per avere figli (con una sicurezza economica e un compagno) non corrisponde più all' età biologica (tra i 20 e i 35 anni). «La maternità non è più un dovere ma un diritto» spiega Carlo Flamigni, ginecologo e membro della Commissione di Bioetica. Nel suo studio bolognese, l' età media delle pazienti che cercano una gravidanza è di 38 anni. Fare figli "in extremis" significa anche avere una fertilità più ridotta. Capita di dover ricorrere alla medicina. «Fino a 43 anni i medici possono facilitare la gravidanza - dice Flamigni -. Dopo, le possibilità sono davvero infime». Usa proprio questo aggettivo, "infime". E poi, aggiunge, ci sono i rischi di malattie genetiche e di complicazioni durante la gravidanza, che aumentano dopo i 40 anni. Eppure la legge sulla procreazione assistita non prevede un limite di età, come per esempio quella sull' adozione. Il limite implicito è la fertilità della donna. «Ci sono pazienti - racconta Flamigni - che sono pronte ad affrontare pesanti cure ormonali, diversi tentativi di fecondazione e aborti ripetuti, pur di continuare a sperare. Cerco di scoraggiarle, ma loro insistono». L' European Hospital di Roma è uno dei centri privati più famosi per la fecondazione in vitro. «Diciamo la verità: non è come nei film» spiega Filippo Ubaldi, specialista della medicina riproduttiva. Espressione seria, tono di voce burbero: «Arrivano da me citando l' ultimo caso dell' attrice di Sex&the City, mamma di gemelli a 45 anni, o della presentatrice italiana, incinta a 44. Nessuno dice che quasi sempre sono casi di ovodonazione da donne più giovani. Un metodo che a mio parere riguarda di più il percorso dell' adozione, e che in Italia non è comunque possibile. Si alimenta l' illusione che a quarant' anni portare a termine una gravidanza sia un gioco da ragazze. Non è così». Ubaldi snocciola i dati. Il successo di una Fivet, fecondazione in vitro, precipita nell' arco di pochi anni: da 15 probabilità su 100 di avere un figlio a 40 anni, si passa a 2 su 100 a 42 anni, e a 1 su 300 a 44 anni. «Dopo c' è solo l' imponderabile destino» aggiunge Ubaldi. Ed è esattamente a quello che le donne si aggrappano per continuare a sperare. Maria Pia Fozzi è una rarità nel panorama italiano. Ha tre figli, li ha cresciuti lavorando e portando avanti la sua carriera, è fisioterapista e insegna alla Cattolica di Roma. Icaro è nato quando aveva 20 anni, Greta quando ne aveva già compiuti 40. Ogni maternità ha segnato un' epoca della sua vita. «Un figlio a 40 anni cambia moltissimo. Senti meno l' aspettativa sociale sul tuo essere una 'buona madre' . Lo sai già, che lo sei. E ti senti più forte, distaccata. Per Greta è stato sicuramente un vantaggio». A quarant' anni, si può anche cominciare a rallentare il ritmo, a mettere un po' da parte la professione e conciliare meglio il difficile binomio lavoro-famiglia. «Prendi il tuo tempo, sai valutare le priorità» continua Maria Pia. L' emancipazione delle donne si scontra ancora contro il muro biologico, contro madre natura. Sulla capacità riproduttiva non esistono le pari opportunità fra i due sessi. «La natura è ingiusta» commenta Flamigni. Gli uomini cominciano ad avere problemi di sterilità a 60 anni, le donne quasi vent' anni prima.

ANAIS GINORI

domenica 26 ottobre 2008

Legge 40, linee guida non sempre vincolanti

Repubblica — 26 ottobre 2008 pagina 19 sezione: CRONACA

ROMA - Sì alla pillola del giorno dopo che va sempre garantita, no alle linee guida vincolanti sulla fecondazione assistita: «Non permettono al medico di compiere il proprio dovere e alla donna l' autodeterminazione visto che stabiliscono atti e procedure indipendentemente dal singolo caso e dal contesto medico». Inviti, bocciature e la denuncia dell' insufficienza delle politiche di educazione procreativa nel nostro paese, sono presenti nel documento del Consiglio nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei medici. Approvato ieri - a Ferrara - all' unanimità ma anche con dissidi culminati nell' abbandono da parte di diversi esponenti della riunione stessa. Dopo i numerosi casi, quest' anno, di ospedali e sanitari che si sono rifiutati di prescriverla, il Consiglio nazionale ribadisce che la pillola del giorno dopo deve essere garantita in quanto il medico ha l' obbligo deontologico di «adoperarsi per tutelare l' accesso alla prescrizione nei tempi appropriati» alle donne che ne facciano richiesta. Sulla fecondazione assistita arriva ancora una bocciatura della legge 40. Le linee guida secondo i medici impedirebbero di agire secondo scienza e di perseguire il massimo bene delle pazienti». Già nel 2004 si erano pronunciati negativamente «sui vincoli previsti dalle prime linee guida alle diagnosi preimpianto sull' embrione, limitate alle sole tecniche osservazionali, escludendo quindi quelle genetiche, e all' obbligo di impianto di tutti gli embrioni prodotti (fino a tre)». Nell' assistenza ai neonati vitali di età gestazionale estremamente bassa (22-25 settimane) nati da parti prematuri o aborti terapeutici, il medico deve valutare «caso per caso». il consiglio poi invita su questo tema, ad evitare un dibattito «strumentale».

Test unico per le malattie ereditarie

Repubblica - 26 ottobre 2008

Per effettuarlo bisogna sottoporsi alla fecondazione assistita
L'esame costerà circa 2000 euro, più caro di quelli già disponibili

Si chiama karyomapping l'ultima rivoluzione della diagnosi prenatale, una tecnica che permetterà di sapere in anticipo, con un unico test, se l'embrione crescendo svilupperà la stessa malattia ereditaria dei genitori. I ricercatori del Bridge Centre di Londra hanno messo a punto questo nuovo test pensando alle coppie in cui uno dei due è affetto da una malattia ereditaria. Per effettuarlo bisognerà ricorrere alla fecondazione assistita, procedura costosa, che non tutti possono permettersi, e il test costerà circa 2000 euro. Molto più caro di quelli finora in circolazione.

"Useremo un'unica piattaforma con tutti i pazienti e rispetto a tutte le malattie, senza bisogno di differenziare i test in base alla persona", spiega il genetista Alan Handyside, che ha coordinato il progetto di ricerca. Lo scopo del test è dunque quello stabilire il cariotipo del nascituro, cioè la sua "carta di identità genetica", escludendo la presenza di anomalie. Le uniche patologie che il karyomapping non sarà in grado di individuare saranno quelle non ereditarie e quindi non legate al codice a elica del Dna.

I test di diagnosi prenatale sono già una realtà per circa 350 patologie ereditarie, non costano molto e possono essere richiesti con facilità negli ospedali e nei centri specializzati, anche nel caso di malattie rare. Ma individuano solo un'anomalia per volta e non forniscono uno spettro esauriente delle possibilità cui va incontro il nascituro, soprattutto considerando che le patologie ereditarie in tutto sono circa 15mila. In molti casi poi è difficile capire quale sia il test più adatto alla propria situazione e spesso molte malattie ereditarie, perché rare o mal diagnosticate, vengono confuse con patologie di altro tipo.

L'universo delle coppie che decidono di avere un figlio è infatti spaccato a metà. Da una parte ci sono le persone sane che in famiglia non hanno mai avuto malattie ereditarie o casi di tumore. Dall'altra ci sono coloro che sono malati o hanno parenti malati. Nel mondo esistono circa 6500 malattie rare e ogni settimana le riviste scientifiche di tutto il mondo aggiungono alla lista cinque nuove tipologie. Due terzi di queste patologie sono legate alla trasmissione ereditaria.

La tecnica del karyomapping permetterà a medici e genitori di individuare in anticipo disturbi di questo tipo (vedi morbo di Huntington, una delle gravissime malattie che il test è in grado di individuare), sarà utile anche in caso di patologie più diffuse come fibrosi cistica, distrofia muscolare, e individuerà tumori, morbo di Alzheimer e diabete. Il test farà anche da spia a eventuali malformazioni che potrebbero causare la morte prematura dell'embrione e potrà essere effettuato anche "al contrario", vale a dire sul bambino già nato, per capire la natura della sua malattia.

La tecnica è stata messa a punto da Handyside, in collaborazione con il professor Gary Harton, del Genetics and IVF Institute di Fairfax in Virginia, e dall'equipe del Bridge Centre specializzata in trattamenti di fertilità e analisi genetiche. Il test è ancora in fase di sperimentazione ma potrebbe entrare in commercio l'anno prossimo, sempre che venga concesso il via libera dalle autorità competenti. Tutto si basa sull'analisi del patrimonio genetico dell'embrione. Nell'uomo si hanno 23 coppie di cromosomi, di cui 22 sono omologhe e una è composta da cromosomi diversi, che sono poi quelli sessuali. Ogni coppia è formata da un cromosoma ereditato dalla madre e da uno ereditato dal padre. Il karyomapping permetterà di analizzare ogni componente del Dna e di confrontarlo con il patrimonio genetico dei genitori. Verrà eseguito creando degli embrioni con la fecondazione in vitro: due giorni dopo la formazione, i medici preleveranno una cellula dall'embrione per poi testarla, comparandola con il Dna del genitore. In caso di anomalie, solo gli embrioni sani verranno reinseriti nell'utero.

Proprio intorno a quest'ultimo punto è nata la polemica e sono in molti a pensare che il dibattito sui "bambini su misura" sia destinato ad accompagnare il futuro di questo nuovo test. Vi sono inoltre numerosi problemi legati alla tutela della privacy, dato che le informazioni relative al patrimonio genetico della persona vanno trattate con il massimo riserbo. Il creatore del nuovo metodo di "revisione", com'è stato definito il karyomapping dalla stampa inglese, presenterà il test il mese prossimo al meeting annuale dell'American Society for Reproductive Medicine e subito dopo farà richiesta di licenza alla Human Fertilisation and Embryology Authority: "Stiamo ultimando le verifiche - ha dichiarato Handyside - Se funzionerà, sarà una vera rivoluzione".


SARA FICOCELLI

sabato 25 ottobre 2008

Un solo esame «low cost» per tutte le malattie ereditarie

Corriere della Sera - 25 ottobre 2008 Pagina 23

Londra Pronto per la vendita a duemila euro. Sarà vietato in Italia

Nuovo test sull' embrione scoverà 15 mila difetti genetici. L' analisi avviene creando embrioni in vitro. Può individuare anche se il nascituro avrà diabete o cancro.
Le critiche. La tecnica pone problemi etici, i genitori potrebbero puntare a "bimbi su misura"

MILANO - Un solo test per individuare quasi tutte le malattie genetiche ereditarie conosciute. Con la risposta in due settimane. Si chiama Karyomapping, ed è una tecnica messa a punto da ricercatori britannici. Consente alle coppie affette da malattie ereditarie che ricorrono alla fecondazione assistita di sapere se l' embrione da impiantare in utero è sano oppure no. Una rivoluzione che riapre il dibattito sull' eugenetica. Il rischio è che i genitori arrivino a selezionare bimbi perfetti: dal sesso al colore degli occhi. Attualmente, soltanto una minuscola parte delle 15.000 malattie genetiche (350 al massimo) può essere rilevata. Oltretutto, è possibile individuare un difetto per volta e dover aspettare il responso per mesi. La nuova tecnica, invece, parte dalla mappatura genetica dei genitori e (se ci sono) dei fratellini (basta un tampone di saliva). Poi avviene il confronto con una cellula dell' embrione creato in provetta quando è allo stadio di otto cellule: un paio di giorni di vita. Dopo 2-3 settimane al massimo si ha la risposta. Il test è stato messo a punto da Alan Handyside del Bridge Centre Hospital di Londra. Potrebbe entrare in commercio il prossimo anno, se ci sarà il via libera delle autorità competenti. Il suo costo all' inizio si aggirerà attorno alle 1.500 sterline (circa duemila euro). L' importanza di Karyomapping peraltro è duplice: può, infatti, rilevare le anomalie cromosomiche che portano a morte gli embrioni impiantati. Dice il genetista inglese: «Il test potrà selezionare gli embrioni con la migliore probabilità di sviluppo, aumentando gli indici di successo della fecondazione artificiale». Vietato l'uso eugenetico e la selezione del sesso, a meno che la malattia ereditaria non sia legata al genere. Handyside presenterà ora la nuova tecnica, sviluppata con il genetista americano Gary Harton (Fairfax, Virginia), al congresso di Hinxton (Cambridge) e il mese prossimo a San Francisco, durante l' annuale summit della Società americana di medicina riproduttiva. Ovviamente i centri anti-sterilità italiani non potranno usufruirne: la legge 40 che regola la fecondazione medicalmente assistita impedisce i test preimpianto sugli embrioni. Quindi, probabilmente, le coppie affette da malattie ereditarie emigreranno all'estero. Nel frattempo, la Camera dei Comuni di Londra ha approvato la legge che dà il via libera alla sperimentazione dei cosiddetti «embrioni chimera», composti da Dna umano impiantato in cellule animali. La nuova normativa prevede anche la creazione di embrioni geneticamente manipolati per essere compatibili con fratelli o sorelle portatori di malattia.

Pappagallo Mario

G.BRETAGNA - Verso la commercializzazione del Karymapping per esaminare l'embrione

Si chiama Karyomapping, ed e' una tecnica messa a punto da ricercatori britannici che consente alle coppie affette da malattie ereditarie che ricorrono alla fecondazione assistita di avere un test unico che in tempi brevi rileva se l'embrione presenta difetti genetici ereditari che porteranno allo sviluppo della stessa malattia. Attualmente, solo una minuscola parte delle 15.000 malattie genetiche possono essere rilevate in un test dell'embrione: si puo' oltretutto testare un solo difetto per volta, e i risultati spesso arrivano dopo settimane. La tecnica messa a punto dal professor Alan Handyside, che con la sua equipe del Bridge Centre di Londra la sta ancora sperimentando, potrebbe entrare in commercio il prossimo anno, se ci sara' il via libera delle autorita' competenti. Il costo si aggirera' attorno alle 1.500 sterline. L'analisi avviene creando degli embrioni con la fecondazione in vitro. Quando hanno due giorni di eta', si preleva una singola cellula da ogni embrione, e questa viene testata con il karyomapping, che analizza la composizione cromosomica e permette di compararla, ad esempio, con quella del dna di un genitore che ha una certa malattia. Se si osservera' la stessa anomalia, si potra' prevedere che quell'embrione sviluppi malattie genetiche come il morbo di Huntington, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare. Ma in teoria potrebbe anche invididuare difetti che nella persona che nascera' aumenterebbero le possibilita' di malattie come diabete, Alzheimer o cancro. La tecnica pone problemi etici - l'annoso dibattito sui 'bambini su misura', in quanto i genitori potrebbero anche conoscere ad esempio il colore degli occhi dei loro figli, e decidere se piace loro o meno - e di privacy, visto che occorre tutelare le informazioni genetiche degli invididui. D'altro canto, il test definito dalla stampa GB 'revisione genetica' (come per un'auto), puo' aumentare le speranze delle coppie che hanno problemi di fertilita', che possono decidere di impiantare embrioni che hanno le migliori possibilita' di svilupparsi in modo normale. Handyside ha detto che sta per fare richiesta di licenza alla Human Fertilisation and Embryology Authority: 'Stiamo ultimando le verifiche - ha detto al Times - Ma sara' una vera rivoluzione se funzionera'. Rende lo screening genetico degli embrioni molto piu' rapido'.

Aduc - 25 Ottobre 2008

lunedì 20 ottobre 2008

La Nazionale Italiana Cantanti scende in campo anche per la SMA


Martedì 21.10.08 - Piovene Rocchette (VI)
Campo comunale “F. Bertoldi”
Inizio partite ore 19.30 - 3 partite da 30 minuti
In occasione del Trofeo Diadora la Nazionale Italiana Cantanti devolverà parte dell'incasso all'associazione FAMIGLIE SMA - Genitori per la ricerca sull'Atrofia Muscolare Spinale

Info: http://www.nazionalecantanti.it/scheda_partita.asp?ID=570&ID_articolo=632

Flamigni: spero che la Consulta dia colpo di grazia a legge 40

"La Corte Costituzionale potrebbe scardinare la Legge 40, e me lo auguro, ma in questo paese ho cessato di avere fiducia. Aspetto gli eventi". Cosi' Carlo Flamigni, pioniere della fecondazione assistita, si esprime in un'intervista a Econews. Flamigni prosegue parlando della possibilita' di diagnosi preimpianto in Italia, consentita dalle linee guida attuali: "Non so nemmeno se e' possibile eseguirla, perche' resta da chiarire cos'e' l'eugenetica e un medico che fa una diagnosi preimpianto potrebbe trovarsi in tribunale per aver violato la legge su questo punto, perche' qualche magistrato potrebbe considerare la diagnosi preimpianto eugenetica".
"Poi ci sono dei problemi concreti, non si puo' fare un'indagine preimpianto partendo soltanto dalla fertilizzazione di tre ovociti. E d'altronde le indagini sulle uova le fanno bene solo a Chicago, qui da noi sono velleitarie. Il diritto negato una coppia di sapere se i bimbi che nasceranno potranno iniziare una vita perfettamente uguale a quella di tutti gli altri o partiranno handicappati, con i presupposti che si basano sull'attesa di sofferenza e diversita' e' una grossa cattiveria riservata ai nostri connazionali"
Sulla fecondazione assistita tutt'ora negata alle coppie portatrici di malattie genetiche, Flamigni osserva che "non e' possibile, perche' nessuno ha guardato dentro al problema. La legge dice in vari punti che la fecondazione e' riservata a coppie sterili e infertili. Sterile e' la persona che non e' in grado di iniziare una gravidanza o di farla iniziare alla propria compagna. Infertile e' la coppia che e' incapace di avere figli vivi e capaci di sopravvivere.
Nell'infertilita' sono compresi problemi genetici o infettivi. Se qualcuno portasse questo problema davanti a un magistrato secondo me le nostre norme dovrebbero essere modificate."
Una riflessione, infine, sul recente caso spagnolo del bambino nato 'per salvare' il fratellino, e sulle differenze tra Italia e Spagna: "La Spagna non ha mai avuto il Vaticano o il potere del papato entro i suoi confini. Noi, invece, paghiamo un prezzo altissimo -conclude Flamigni- un paese laico che ha all'interno un papato che ha questa voglia straordinaria di combattere e di vincere tutte le battaglie sui temi morali e' un paese sfortunato".

Aduc - 18 Ottobre 2008

venerdì 17 ottobre 2008

Respinta mozione su procreazione medicalmente assistita

Il testo, primo firmatario Marco Carraresi (Udc), chiedeva al Governo di ripristinare il divieto della diagnosi preimpianto degli embrioni

Firenze – Respinta in Consiglio regionale una mozione a firma Marco Carraresi (Udc) e altri esponenti di Udc, Fi-PdL e An-PdL, sulla procreazione medicalmente assistita. Con la mozione, il Consiglio chiedeva al Governo di ripristinare il divieto della diagnosi preimpianto degli embrioni, intervenendo sul decreto 11 aprile 2008 dell’ex ministro Livia Turco, che a sua volta aveva aggiornato le Linee guida precedenti. La mozione voleva quindi “ripristinare la conformità ai contenuti e allo spirito della legge 40 del 2004”. (ab)

Il Parlamento della Toscana - 15/10/2008
http://www.parlamento.toscana.it/default.asp?IDNotizia=26267&NomeTabella=

Il testo della mozione: http://www.udc-regionetoscana.it/files/MOZ615.pdf

giovedì 16 ottobre 2008

I maschi italiani temono la sterilità

Salute di Repubblica - 16 ottobre 2008

Indagine della Società di Urologia. I rischi aumentano con l'età e con le infezioni ai genitali

Più dell'80 per cento degli uomini è preoccupato per la propria fertilità e la gran parte degli intervistati considera importante l'esame del liquido seminale, a prescindere dal fatto che si cerchi una gravidanza nell'immediato futuro. Questo è uno dei dati più importanti emerso dall'indagine condotta dalla SIU, Società Italiana di Urologia, in 100 piazze italiane, nei due camper partiti dalla capitale lo scorso mese di maggio e rientrati a Roma, dopo aver consentito a 350 specialisti di incontrare ed intervistare oltre 16 mila persone, e dove recentemente si è svolto il congresso del centenario della SIU.

Infertilità ed età

Il rischio maggiore di infertilità è rappresentato dalle infezioni delle vie seminali, epididimi, deferenti, vescicole seminali e prostata. Sembra infatti che i casi di infertilità dovuti ad infezioni siano più frequenti soprattutto nei giovani. L'infiammazione che consegue ad una infezione batterica, oltre a determinare difficoltà ed ostruzioni nel trasporto degli spermatozoi dal testicolo verso l'esterno, può creare un ambiente ostile alla nascita e alla maturazione degli spermatozoi stessi, e quindi determinare un'infertilità del maschio. Mentre i casi acuti di infezione di solito vengono riconosciuti e portano il paziente dallo specialista, rimangono pericolose le infezioni croniche e latenti, come le prostatiti croniche, oggi molto frequenti anche nei giovani, che spesso si presentano con quadri aspecifici e non vengono quindi diagnosticate e trattate correttamente, lasciando così la possibilità ai processi infiammatori di creare un danno sulla fertilità. E proprio l'epididimo è influenzato da queste infezioni asintomatiche, come dimostrato dal fatto che i livelli di alfa-glucosidasi, un marcatore della funzionalità epididimaria, risultano ridotti negli uomini che sono portatori di infezioni (ricerca pubblicata su Fertility Sterility nel 2007, volume 87, pagine 1087-97).
Inoltre l'epididimo è un sito importante per la maturazione dello sperma, il che potrebbe spiegare la diminuzione della concentrazione di spermatozoi mobili, ma anche la morfologia ne risentirebbe negativamente.

Da chi dipende

Si stima che in Italia circa 500 mila coppie abbiano problemi di fertilità, e che questa sia riconducibile nel 40% dei casi ad un fattore maschile, nel 50% ad uno femminile e nel restante 10% sia da considerarsi misto.L'infertilità rappresenta, dunque, un importante problema di ordine sanitario che in alcuni casi, ed in particolare quando hanno fallito le terapie tradizionali, richiede il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita (PMA), di I, II o III livello. Ma urologi e andrologi sottolineano una nuova tendenza: a richiedere un miglioramento del liquido seminale e quindi degli spermatozoi sono persone sempre più avanti con l'età che, dopo un divorzio o una vedovanza, iniziano un percorso di vita con donne più giovani, è lo vorrebbero coronare con un figlio. Ma non riescono ad avviare la gravidanza.

di Aldo Franco De Rose
Urologo e Andrologo Clinica Urologica Genova

mercoledì 15 ottobre 2008

Il bebè selezionato prima della nascita salverà il fratellino


Nato per curare il fratellino


Spagna, selezionano geni a bebè

E' il primo caso, salverà il fratello

Lo hanno fatto nascere grazie alla fecondazione assistita selezionandone i geni. Così Javier, 3 chili e 400 grammi, è il primo bimbo spagnolo "selezionato" e grazie al suo stato di salute potrà salvare la vita al fratello più grande, gravemente malato. Il sangue del suo cordone ombelicale servirà a realizzare un trapianto di midollo osseo al fratello. L'intero processo, il primo in Spagna, è avvenuto tutto all'interno della struttura pubblica.

Javier è nato domenica mattina nell'ospedale Virgen del Rocio di Siviglia. Secondo i medici, il sangue del suo cordone ombelicale servirà a realizzare un trapianto di midollo osseo al fratello, malato di anemia mediterranea, in modo che il piccolo cominci a produrre globuli rossi sani. "Le possibilità di guarigione del piccolo dopo il trapianto sono molto alte", dicono i medici. Fino al momento dell'intervento, la cui data non è stata resa nota, il prezioso sangue rimarrà custodito nella Banca del Cordone Ombelicale di Malaga. Il neonato non ha il difetto genetico che avrebbe provocato anche in lui la malattia.

Dopo il "via libera" della Commissione Nazionale per la Riproduzione Assistita, i genitori Javier e Andres, originari di Cadice, hanno scelto di ricorrere alla diagnosi genetica pre-impianto: una tecnica che consente di verificare se un embrione è sano o meno dal punto di vista genetico, prima che sia trasferito nell'utero materno. Per questo tipo di diagnosi, assolutamente vietata in Italia, l'embrione ottenuto con la fecondazione "in vitro" viene esaminato geneticamente per verificare che non sia portatore di alcuna malattia.

Al di là delle implicazioni di tipo etico, il metodo ha consentito di concepire un bebé sano, ma anche un donatore idoneo perché il fratello venga curato mediante un trapianto di cordone, che ha un identico profilo di compatibilità. L'intero processo, che è il primo in Spagna, è avvenuto tutto all'interno della struttura pubblica, dalla diagnosi pre-impianto fino al trapianto. L'anemia mediterranea o talassemia è una malattia ereditaria dovuta alla sequenza anomala di una delle catene dell'emoglobina, la proteina all'interno del globulo rosso che ha il compito di trasportare l'ossigeno.


TG COM - 14 ottobre 2008
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo430100.shtml

venerdì 10 ottobre 2008

Dal 10 al 14 ottobre


http://www.centrocliniconemo.it

giovedì 9 ottobre 2008

FRANCIA - I ginecologi piu' favorevoli alla maternita' surrogata

La mentalita' cambia, anche in ambito sanitario. Oggi, quasi due terzi dei ginecologi ed ostetrici ritiene che la Francia dovrebbe autorizzare la maternita' surrogata (GPA) o "utero in affitto". Lo rileva l'indagine del Gruppo di studi sulla Fecondazione in vitro condotta tra 600 specialisti del ramo. Dieci anni fa, in un sondaggio del professor Sureau il 63% dei professionisti voleva il divieto assoluto della GPA. Come si spiega il ribaltamento di fronte? Secondo Joelle Belaisch-Allart, capo del servizio di ginecologia e di medicina riproduttiva dell'ospedale Quattre Villes di Sevres, la nozione di gestazione surrogata e' divenuta piu' chiara. Da un lato, si rafforza la categoria di donne che prestano il loro utero senza voler trasmettere il proprio patrimonio genetico; dall'altro, i medici hanno visto moltiplicarsi il numero di donne private dell'utero in seguito a una malattia, e vorrebbero aiutarle. Rispetto a un'eventuale legge, il 4% chiede la legalizzazione della GPA senza condizioni; il 57% auspica che ogni caso sia vagliato da un comitato di esperti.

Aduc - 9 Ottobre 2008