La Stampa - 29 giugno 2008
Da Madrid a Zurigo, boom del turismo procreativo
TORINO
E’ l’altra «vacanza» del 2008. Turismo procreativo, metafora amara per migliaia di coppie in difficoltà. Mariti e mogli, coppie di fatto, non alla ricerca di una spiaggia da sogno o di puro relax. E neppure turismo dei più giovani sull’onda di notti brave nelle località festaiole. Sono i viaggi dell’angoscia per chi insegue - più o meno disperatamente - il desiderio di un figlio ad ogni costo: pronte a partire, a cercare cliniche oltre frontiera, sono sempre più numerose le coppie che puntano all’estero pur di superare il divieto italiano all’utilizzo di più ovociti. Con l'introduzione della legge 40 «non solo diminuiscono i figli, ma è quadruplicato e continua a crescere il numero di chi che cerca soluzioni altrove» denuncia il dottor Alessandro Di Gregorio, direttore del centro Artes di Torino, una delle più note strutture private specializzate nella diagnosi e nel trattamento della sterilità di coppia. Chi ricorre alla fecondazione artificiale in genere non ne parla volentieri, a volte lo nasconde persino ai familiari. Oltre all’imbarazzo della situazione, per chi punta all’estero si aggiunge a volte anche una sorta di senso di colpa, sensazione di «sfuggire» a una procedura legale per imboccare una strada proibita. E allora ecco che il periodo estivo può aiutare a «mascherare». Figli di un escamotage.
Meta preferita è la Spagna dove si è registrato un vero e proprio boom di italiani. Boom alimenta business: le coppie che hanno scelto in Spagna una struttura per provare a diventare genitori sono passate da 60 a quasi 1400, dopo la Legge 40. Pare ci siano tariffe a seconda della provenienza. Nizza è l’altra meta tipica degli italiani, soprattutto liguri. Chilometri e lingua comune spingono poi il 32 per cento di chi vive nel nostro Paese verso la Svizzera. E mentre la Gran Bretagna - a causa del cambio sfavorevole con la sterlina - è stabile nell’ordine delle preferenze, conquistano prenotazioni gli Usa e soprattutto i Paesi dell’Est, meta di chi vuole o può spendere meno. Low cost della culla. Basta contare il numero di siti web creati in lingua italiana da Centri esteri per rendersi conto della portata del problema. Fenomeno analogo esiste solo per i trattamenti di odontoiatria in Ungheria. «Le famiglie, provate dalla crisi economica, sono pronte a rinunciare alle vacanze vere, ma per un figlio sono disposte a indebitarsi fino al collo», sostiene Di Gregorio. Ma che ne valga almeno la pena: «Nel mio centro il numero di coppie che hanno chiesto di essere seguite sono drasticamente diminuite, da quando nel 2004 è entrata in vigore la Legge e si è aperta la porta verso l’estero. La prima cosa che molte mi chiedono, appena entrano in studio, è se il mio centro ha una sede fuori Italia. E quando rispondo “no” si alzano e se ne vanno».
Prima dell’approvazione della fatidica legge - calcola l’Osservatorio sul turismo procreativo - il numero di donne che hanno scelto di andare all’estero erano poco più di mille, mentre già nel 2006 erano ben più di 4 mila. «La Legge 40 - incalza Di Gregorio - blocca di fatto lo sviluppo della medicina e impedisce alle coppie che trovano difficoltà nel concepimento di sognare, di sperare ancora. Allora emigrano all’estero, spendendo molti soldi, con il rischio di finire oltretutto in centri poco professionali». Oltre la metà delle coppie che attraversa il confine in cerca di un bebè lo fa d’estate. In particolare a luglio, mese in cui - paradossalmente - si riscontra da sempre una maggior difficoltà a concepire naturalmente, per stress accumulato e caldo.
MARCO ACCOSSATO
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