La Repubblica - 30 giugno 2008 - pag. 19
E' il primo caso nel Regno Unito, realizzato grazie a tecniche di fecondazione in vitro
I genitori avevano più del 50 per cento di probabilità di generare una portatrice di malattia
LONDRA - Una donna ha concepito e darà presto alla luce in Gran Bretagna il primo bebè del Regno Unito al quale i medici danno la garanzia al 100 per cento che non avrà il cancro al seno di tipo ereditario. I medici hanno eliminato un gene ereditario che avrebbe assicurato al nascituro oltre il 50 per cento delle possibilità di sviluppare il cancro. La madre aveva deciso di far passare al vaglio i suoi embrioni perché sua marito risultava positivo al gene e la sorella di lui, la madre, la nonna e una cugina avevano tutte avuto il cancro al seno. Si tratta del primo caso in Gran Bretagna di gravidanza da embrione selezionato in modo da escludere questa particolare malattia e, per quanto si sappia, del secondo al mondo, dopo quello di una donna israeliana.
La coppia aveva concepito undici embrioni, di cui 5 sono stati trovati privi del gene. Due di questi sono stati impiantati nel grembo della donna che ora è alla 14esima settimana di gravidanza. Adesso il gene cosiddetto BRCA-1 è stato eliminato dall'asse ereditario della coppia. Si calcola che in Gran Bretagna circa il 5 per cento dei 44.000 casi diagnosticati ogni anno di cancro mammario siano causati dai geni BRCA-1 e BRCA-2, entrambi diagnosticabili già negli embrioni. Secondo i medici, migliaia di casi di tumore potrebbero essere evitati attraverso la diagnosi preimpianto. Secondo il "Times", che riporta la notizia, molte donne che risultano positive al gene si sottopongono alla mastectomia per evitare il tumore.
La 27enne madre britannica, che ha chiesto di non rendere pubblica la sua identità, ha detto che dopo aver visto tutte le donne della famiglia del marito soffrire di cancro al seno, aveva giurato a se stessa di far di tutto per evitare ai propri figli un simile dolore; ma qualunque figlia femmina fosse nata da lei e il marito avrebbe avuto tra il 50 e l'85 di probabilità di sviluppare il cancro mammario. "Nel corso delle tre ultime generazioni, ogni donna della famiglia di mio marito ha avuto il tumore al seno, tra i 27 e i 29 anni. Abbiamo pensato che, se ci fosse stato il modo per evitarlo ai nostri figli, era una strada che dovevamo percorrere".
Nonostante fossero entrambi fertili, i due si sono sottoposti all'inseminazione in vitro per poter fare la diagnostica pre-impianto. I test sono stati realizzati prelevando una singola cellula dagli 11 embrioni, quando avevano appena tre giorni di vita. Sei avevano il gene del cancro al seno; due di quelli che ne erano privi sono stati impiantati, e uno ha attecchito diventando un feto. La coppia ha anche potuto congelare altri due embrioni sani per un eventuale uso futuro.
Le donne portatrici del gene che induce il cancro del seno hanno anche più elevate probabilità di soffrire del tumore delle ovaie; i maschi devono affrontare un maggior rischio di cancro della prostata. Il medico che sta permettendo alla coppia di concepire un bebè "liberato" dal rischio di essere portatore del gene che trasmette il cancro del seno ereditario, Paul Serhal dell'University College London Hospital, ha già curato altre coppie in modo da far nascere bambini che non svilupperanno tumori agli occhi e all'intestino. "Ora le donne hanno la possibilità di evitare i sensi di colpa derivati dal loro ruolo di 'potenziali trasmettritici' di geni malati", spiega il medico. I detrattori di questa forma di selezione dicono che comunque è sbagliato distruggere embrioni perché quella di sviluppare la malattia è solo una possibilità. Senza contare che patologie come il tumore al seno possono essere oggi trattate, con crescente successo.
In Italia la fecondazione assistita è regolata dalla legge 40. Le ultime modifiche alla normativa sono state effettuate dall'ex ministro della Salute Livia Turco, a pochi giorni dal cambio della guardia tra centrosinistra e centrodestra. Le modifiche riguardavano proprio la possibilità di diagnosi preimpianto a scopo terapeutico, che la norma e le sue linee guida di fatto negavano, e che l'ex ministro ha invece voluto affermare. Le novità, varate nell'aprile scorso, hanno fatto seguito a varie sentenze di diversi tribunali, scatenando però polemiche, con i rappresentanti del centrodestra pronti a parlare di "freccia avvelenata" di fine mandato da parte della controparte.
ENRICO FRANCESCHINI
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