Repubblica - 28 settembre 2010
Gonal, Meropur, Decapeptyl e Puregon sono alcune delle molecole che si usano nell'ambito della procreazione medicalmente assisitita. Sono molto costose e chi tenta la gravidanza all'estero non ha diritto al rimborso del Sistema sanitario nazionale. Così su internet in siti e forum femminili si moltiplicano i luoghi di scambio dove però non c'è alcuna garanzia per chi "acquista". L'allarme parte dalla Spagna
ROMA - Non solo steroidi e Viagra, ma anche farmaci usati per stimolare la fertilità femminile. La Rete è sempre più un bazar dove chi ha bisogno compra, vende, scambia. Il mercato online legato alla procreazione medicalmente assistita, poi, sta raggiungendo dimensioni tali da provocare, in alcuni Paesi europei, l'intervento delle autorità di controllo. In Spagna, ad esempio, l'Agenzia nazionale per il farmaco ha censito nell'ultimo anno quasi 80 siti internet per indagare le dimensioni di quello che il quotidiano El Pais ha definito "mercato nero" dei farmaci per la fertilità.
Si è scoperto che il fenomeno coinvolge migliaia di donne, in prevalenza aspiranti madri che cercano di risparmiare sui farmaci nel contesto di un trattamento molto costoso. Le autorità spagnole hanno dovuto ribadire che tali "operazioni di mercato" sono illegali e molto rischiose. I farmaci per la Pma, infatti, spesso richiedono particolari modalità di conservazione e dunque chi li acquista online non ha alcuna garanzia sulla qualità del prodotto né sull'affidabilità di chi vende. In pratica deve fidarsi della parola del venditore.
In Italia la situazione è anche più grave. Rispetto alle donne spagnole che cercano una gravidanza sfidando limiti fisiologici e ritardi dell'orologio biologico, infatti, le italiane in più hanno a che fare con i paletti imposti dalla legge 40 e dunque cercano risposte al loro sogno altrove, nei Paesi dove le leggi sono più permissive. Chi va all'estero sa che è quasi impossibile ottenere i farmaci a carico del servizio sanitario nazionale e dunque cerca strade alternative per risparmiare. Lo scambio sul web è sempre più uno di questi. I siti come Madreprovetta.org, Mammedomani.it, Forum.alfemminile.com sono pieni di annunci di donne che cercano o, concluso il proprio ciclo terapeutico, offrono in dono (molto raramente in vendita) i medicinali che costano tra i 400 e i 600 euro a confezione. E i post sull'argomento sono commentatissimi.
Il fenomeno "italiano" dello scambio su internet sta crescendo parallelamente al numero sempre maggiore delle coppie che ogni anno vanno all'estero. A marzo è stato pubblicato su Human Reproduction il primo studio che ha tentato di quantificare il fenomeno del turismo riproduttivo a livello europeo. La ricerca calcola in 25mila le coppie europee che annualmente si spostano in un altro Stato per accedere alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita: una su tre è italiana. Per arrivare a questi risultati, la Società europea di riproduzione umana ed embriologia ha monitorato - tra ottobre 2008 e marzo 2009 - i dati dei principali cosiddetti "Paesi di accoglienza": Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera. Poi ha stilato una statistica formulata su 1.230 schede raccolte, ben 391 delle quali (il 31,8%) riguardavano coppie italiane.
Un dato colpisce più di tutti. Le "crossing border" italiane, quelle che per poter procreare vanno all'estero, nel 76,5% dei casi si sottopongono a tecniche per la riproduzione assistita (Fivet, Icsi, secondo livello); nel 32,6% per l'inseminazione intrauterina (iui) e nel 4,9% dei casi per entrambe. E in questo contesto, appena il 40% si sposta per la fecondazione eterologa (con seme o ovociti di donatori "terzi") o per la diagnosi genetica pre-impianto, pratiche vietate in Italia. La grande maggioranza (60%) cerca dunque all'estero trattamenti leciti e praticati anche in Italia (ma solo con i gameti della coppia), che però evidentemente si ritengono più efficaci in paesi dove esistono leggi più liberali (e quindi esperienza e tradizione mediche maggiori, come precisa il 46,3%).
Dal campione risulta poi che il 74,9% di chi si sposta non riceve alcun rimborso dal Servizio sanitario nazionale per i farmaci acquistati ai fini del trattamento. Perché possa avvenire il contrario, infatti, serve un piano terapeutico elaborato da un medico o da un centro specializzato italiano, nonché una prescrizione del medico di famiglia.
"Raramente un ginecologo - dice Carlo Flamigni, ginecologo dell'Università di Bologna, membro del Comitato nazionale di bioetica e pioniere della procreazione assistita - compila un piano terapeutico per una donna che vuole tentare la gravidanza fuori dai confini nazionali. Questo piano, oltre a fornire le informazioni sul malato, consente al medico di tenere sempre sotto controllo le terapie e l'evoluzione del trattamento e, al tempo stesso, ha la funzione di limitare gli sprechi, riservando i farmaci ai casi di reale necessità. Soprattutto quando si somministrano terapie molto costose. D'altra parte, come può un medico garantire una cura per un trattamento che viene fatto altrove?". La strada più opportuna, secondo Flamigni, sarebbe quella di "partire" su indicazione del proprio medico con un piano terapeutico già fatto, sottoporsi al trattamento altrove e infine provare a farsi seguire in Italia durante la gravidanza. Ma questo, ammette Flamigni, succede di rado.
Un effetto è che tra le pieghe del web decine di forum diventano luoghi di scambio dei farmaci più costosi. I titoli dei post parlano chiaro: "Cerco (o vendo) Gonal", "Regalo due scatole di Meropur", "Mi servirebbe il Decapeptyl e il Puregon". "Non parliamo di mercato nero - dice Federica Casadei, fondatrice di Cercounbimbo.net, sito storico che raccoglie tra i suoi iscritti almeno 35mila donne che tentano la gravidanza - perché in realtà si tratta di vere e proprie catene di solidarietà. Le donne usano questi forum per chiedere consigli, per regalare farmaci troppo costosi o per cedere un appuntamento atteso da mesi. Il problema - dice Casadei - è che ci si muove al limite della legalità. Per questo Cercounbimbo.net, come anche altri siti, dal gennaio scorso ha vietato messaggi di questo tipo. Ma se da un lato ci convinciamo di aver preso una decisione giusta, perché era l'unico modo per arginare il baratto di farmaci, dall'altro pensiamo che in fondo era uno strumento utile per tutte le coppie alle prese con il percorso a ostacoli della procreazione assistita all'estero". Quelle che non si fermano davanti ai limiti della Legge 40.
Adele Sarno
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