Repubblica - 4 ottobre 2010
Lo scienziato britannico, 85 anni, nel 1968 mise a punto con Steptoe (morto 22 anni fa) la tecnica Fivet che da allora ha permesso la nascita di 4 milioni di bambini per coppie con problemi di fertilità. Di fronte alle critiche ripeteva: "Avere un bambino è la gioia più grande"
Robert Edwards, "papà" di oltre 4 milioni di bambini sparsi in tutto il mondo, era già un uomo soddisfatto. Ma lunedì mattina ha avuto la gioia aggiuntiva di vincere il premio Nobel per la medicina per aver messo a punto la tecnica della fecondazione in provetta. Era il 1968 quando Edwards, medico inglese che svolgeva le sue ricerche all'università di Cambridge, riuscì per la prima volta a fecondare un ovulo umano al di fuori del corpo di una donna, unendolo a uno spermatozoo in provetta. Dieci anni dopo grazie ai suoi studi nacque finalmente una bambina, Louise Brown, che il 14 luglio del 2008 ha compiuto trent'anni festeggiando insieme a altre centinaia di persone nate dopo di lei grazie alla fecondazione in vitro e a suo figlio Cameron, che ha concepito in maniera naturale.
Negli oltre trent'anni in cui la tecnica è stata usata si calcola che la provetta abbia permesso a più di quattro milioni di individui di venire al mondo. Le ricerche di Edwards e del suo collega Patrick Steptoe, morto nel 1988, scatenarono all'epoca una ridda di polemiche fra le chiese cristiane e i medici convinti che la fecondazione artificiale non avrebbe mai funzionato. "Avere un bambino è una delle gioie più grandi che si possa dare a una coppia", ripeteva sempre Edwards andando avanti nei suoi studi. Quando la fecondazione in vitro venne tolta dall'elenco delle cure rimborsabili dal servizio sanitario britannico, il medico espresse tutta la sua tristezza: "Ogni coppia dovrebbe avere la possibilità di concepire fino a tre figli con il contributo del servizio sanitario pubblico perché questa è la cosa più grande che si possa fare per un uomo e una donna che desiderino un figlio". Il medico inglese, nato a Leeds 85 anni fa, si era ritirato da tempo dalla ricerca attiva, giustamente appagato da quel che aveva raggiunto, e oggi è in condizioni di salute non buone.
Contraddicendo il consueto rigore svedese, quest'anno Il Karolinska Institutet che da Stoccolma sceglie ogni anno il vincitore del Nobel per la medicina non è riuscito a tenere segreta la notizia fino all'ultimo. Lunedì mattina, prima ancora dell'annuncio del premio, il quotidiano Svenska Dagbladet anticipava la scelta del comitato dei Nobel. A Edwards andrà il premio di 1,5 milioni di dollari e l'onore di una cerimonia con cena di gala nel palazzo comunale di Stoccolma. Tra i favoriti del 2010 c'era anche il giapponese Shinya Yamanaka, inventore di una tecnica per ottenere cellule staminali simili a quelle che compongono gli embrioni ma partendo da tessuto di individui adulti, senza il dilemma morale legata all'utilizzo delle cellule embrionali.
E se le reazioni in tutto il mondo a favore del premio a Edwards sono state entusiastiche, non è scontato che anche in Italia la gioia sia unanime. Per il momento nessuna pronuncia ufficiale è arrivata da Roma. Resta il fatto che la nostra legge sulla fecondazione assistita è una delle più controverse del mondo. Impone l'impianto nell'utero della donna di tutti gli embrioni che sono stati fecondati in vitro, aumentando di molto la percentuale di faticose gravidanze trigemellari o bigemellari.
ELENA DUSI
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