Corriere della Sera - 7 marzo 2011
All' ospedale San Paolo un medico specializzato in Andrologia è alla guida della fecondazione assistita che - per legge - deve fare capo a un ginecologo. La denuncia, che colpisce al cuore uno dei reparti di procreazione medicalmente assistita (Pma) più importanti di Milano, è contenuta in un' interrogazione parlamentare appena presentata al ministro della Salute, Ferruccio Fazio. La firma è di Benedetto Francesco Fucci, deputato Pdl che fa parte della commissione parlamentare d' inchiesta sugli errori medici, nonché primario e ginecologo pugliese. «Il bagaglio di competenze necessario per chi assume la responsabilità delle unità operative di medicina della riproduzione - sottolinea Fucci - non può evidentemente derivare che dal percorso formativo di chi consegue la specializzazione in ginecologia ed ostetricia». In gioco c' è il reparto dove i medici devono occuparsi di diagnosi e cura dell' infertilità di coppia, curare le patologie concomitanti, eseguire gli interventi chirurgici conservativi per endometriosi e malformazioni uterine, rimuovere le cause anatomiche o generali dell' infertilità. Al termine dell' iter clinico può scattare, secondo il principio di gradualità e minor invasività previsto nella Legge 40, la fecondazione. Di qui la richiesta d' intervento del ministero della Salute avanzata da Fucci: «A tutela dei pazienti». Dopo i malumori interni all' ospedale dove vengono curate 500 donne l' anno, il caso arriva, dunque, in Parlamento. Sullo sfondo c' è la delibera 1207 del 16 dicembre 2009. È un provvedimento preso da Giuseppe Catarisano e da Danilo Gariboldi, ai vertici del San Paolo fino allo scorso dicembre, quando il giro di valzer della sanità lombarda porta in via Di Rudinì Andrea Mentasti ed Enzo Brusini. «Esamineremo la questione nelle prossime ore», fanno sapere i neonominati. È chiaro, comunque, che dopo 21 anni di guida ginecologica, dal gennaio 2010 la fecondazione assistita (con un impegno clinico che riguarda per il 90% le donne) finisce alle dipendenze di un andrologo, Giovanni Maria Colpi. «L' unità ospedaliera di Urologia II, Andrologia e Riproduzione assistita si deve porre nello scenario dell' offerta clinica come eccellenza per la procreazione assistita», scrive Catarisano. Ma la decisione rischia di andare a sbattere contro le norme in vigore. Dice, infatti, il Pirellone nel suo provvedimento del febbraio 2005 che dà attuazione alla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita: «Il responsabile della struttura deve essere uno specialista in ostetricia e ginecologia». In difesa del provvedimento di Catarisano e Gariboldi c' è chi fa notare che proprio la delibera del dicembre 2009 crea ex novo anche una struttura semplice di Ginecologia riproduttiva. La responsabile, alle dipendenze dell' Andrologia, è la ginecologa Patrizia Sulpizio. Il sito internet dell' ospedale San Paolo non lascia dubbi, però. Per trovare la fecondazione assistita bisogna cliccare - sotto il Dipartimento Materno-infantile - alla voce Urologia II, Andrologia e Riproduzione Assistita, primario Giovanni Maria Colpi. Insomma il Centro Pma appare chiaramente diretto da un andrologo. Il tutto con i rimborsi per i trattamenti contro l' infertilità che vengono incassati dall' Andrologia che così risulta tra le divisioni più redditizie del San Paolo. Ma le pazienti, quando ce n' è bisogno, vengono ricoverate in Ginecologia. Un pasticcio? È quanto dovrà ora chiarire il ministro della Salute Ferruccio Fazio, su sollecitazione del deputato Fucci.
Simona Ravizza
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