Il Mattino di Padova - 22 marzo 2011 — pagina 02 sezione: Nazionale
PADOVA. Il professor Guido Ambrosini dovrà essere reintegrato al proprio posto di lavoro quale responsabile del centro di Procreazione assistita della clinica ginecologica. L’azienda ospedaliera, che lo aveva licenziato il 30 settembre scorso, dovrà piegarsi all’ordinanza del giudice del Lavoro Francesco Perrone.
Documento depositato il 15 marzo e comunicato alle parti soltanto ieri sera. Nello stesso tempo via Giustiniani è stata condannata «al risarcimento del danno nella misura corrispondente alla retribuzione globale di fatto, dalla data del licenziamento a quella di reintegro». A questa cifra devono essere sommate le spese legali, che ammontano a 2 mila 815 euro.
IL PROVVEDIMENTO. Il giudice del Lavoro ha ritenuto illegittimo il licenziamento e «del tutto incomprensibile il contenuto degli addebiti contestati al professor Ambrosini». Il giudice Perrone, nelle quattordici pagine di ordinanza, sottolinea «la genericità del contenuto della lettera di contestazione disciplinare e della nota di licenziamento» che «finisce per travolgere sul piano del merito i presupposti sostanziali individuati dalla difesa resistente a fondamento della prospettata legittimità del licenziamento impugnato».
CASO FIVET. La decisione del giudice del Lavoro riporta indietro di sei mesi il calendario della clinica ginecologica, teatro del caso Fivet: un lungo braccio di ferro che ha visto coinvolti Guido Ambrosini, assistito dall’avvocato Manlio Abati e l’azienda ospedaliera, che si è avvalsa del patrocinio legale del professor Luigi Garofalo. Il caso Fivet è deflagrato la scorsa primavera: è stato scoperto che per sette anni era stata disattesa una circolare della direzione sanitaria che imponeva il pagamento di Fivet ed Icsi (due tecniche di fecondazione assistita), rispettivamente 400 e 700 euro. Nel centro di Fisiopatologia della riproduzione umana diretto da Guido Ambrosini quelle prestazioni venivano erogate al costo di un ticket da 36,15 euro. Il danno accumulato nel corso degli anni in un primo momento era stato quantificato in un milione e mezzo di euro, cifra ridotta a trecentomila euro ad un secondo conteggio. Il mancato incasso infatti si riferiva esclusivamente al periodo compreso tra 2007 e 2010. Nei quattro anni precedenti Fivet ed Icsi venivano effettuate in regime di ricovero, quindi a spese del servizio sanitario nazionale. La scoperta del buco finanziario aveva messo sul banco degli imputati Guido Ambrosini, che si era sempre difeso sostenendo di essere responsabile di un’unità operativa semplice, senza quindi alcun obbligo amministrativo. Il comitato dei garanti, interpellato dall’azienda ospedaliera, aveva accolto la tesi di via Giustiniani, secondo la quale Ambrosini si era reso colpevole di «gravi inadempienze nei propri doveri d’ufficio», e per questo motivo doveva essere sospeso ed allontanato dall’attività assistenziale. Il provvedimento era stato emesso il 30 settembre ed impugnato subito dopo da Ambrosini stesso. Ha avuto quindi inizio una lunga battaglia legale di fronte al giudice del Lavoro.
GIOIA. L’ordinanza di Perrone ha reintegrato il ginecologo: l’avvocato Manlio Abati ha espresso soddisfazione a conclusione di quella che non ha esitato a definire una dura battaglia. Ora l’azienda ospedaliera e Adriano Cestrone dovranno adeguarsi al dispositivo emesso dal giudice del lavoro e valutare l’opportunità di formulare un ricorso.
CHI PAGA? Resta ancora sospesa la questione pagamenti retroattivi: a breve è attesa la decisione della commissione istituita dai vertici di via Giustiniani per stabilire se a pagare dovranno essere le ex pazienti.
Fabiana Pesci
Tribunale Bologna:"Eterologa è diritto"
10 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento