Corriere della Sera - 12 febbraio 2011
Un emendamento prevede che i centri mandino i dati al Ministero della Salute. «Rispondiamo a direttiva Ue»
MILANO - I centri per la procreazione medicalmente assistita (Pma) dovranno inviare i dati in loro possesso al Ministero della Salute il quale li inoltrerà all'Istituto Superiore di Sanità e al Centro nazionale trapianti (Cnt). Lo prevede un emendamento del senatore Lucio Malan contenuto nel decreto "milleproroghe" approvato venerdì al Senato. Il Ministero predisporrà un decreto per definire le modalità di comunicazione di tali informazioni da parte delle strutture autorizzate «ai fini del successivo inoltro, sia in forma aggregata che disaggregata». Un'iniziativa che risponde a una direttiva comunitaria, spiega il direttore del Cnt Alessandro Nanni Costa, secondo il quale il flusso di dati fa riferimento a due indicazioni: la prima riguarda le procedure di qualità, sicurezza e tracciabilità del singolo centro; la seconda è correlata all'attività complessiva del centro e all'attività regionale che servono a comprendere come funziona la legge nel suo complesso. In altre parole fa comprendere, attraverso il registro nazionale previsto dalla legge 40, come viene applicata la normativa sul territorio.
MARINO: «ABUSO» - Ma il senatore del Pd Ignazio Marino vede nell'emendamento un rischio di abuso, in quanto può mettere a rischio la privacy delle donne e dar luogo possibili «schedature». Quanto spiegato sulla necessità di rispondere a una direttiva Ue, ha dichiarato, «è un abuso del governo e un fatto grave che mette in luce una duplice irregolarità. Da un lato c'è lo strumento giuridico usato per inserire nuove norme: con una legge il cui unico scopo è prorogare il termine della relazione al Parlamento, in realtà vengono inseriti contenuti di sostanza su una tematica molto sensibile come quella della fecondazione assistita. Dall'altra - sottolinea - si rimane stupefatti dalla vaghezza della terminologia usata nell'emendamento quando si dice che i centri di Pma dovranno inviare "dati richiesti" al Ministero della Salute; ma non si pone alcun limite a possibili schedature da parte del Ministero con nome e cognome delle persone che si sottopongono al trattamento della Pma dando così libertà al governo (se venisse approvata questa norma) di conoscere ogni dettaglio personale di chi ricorre a queste tecniche; questo è diverso dal raccogliere dati per valutare efficienza ed efficacia dei trattamenti. Se questo era il vero obiettivo si potevano scrivere chiaramente i limiti per la raccolta delle informazioni».
Tribunale Bologna:"Eterologa è diritto"
10 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento