Repubblica - 7 giugno 2010
I radicali presentano una mozione contro la Legge 40 al Senato: "La norma è incostituzionale nella parte in cui vieta in maniera assoluta le tecniche eterologhe". Un principio ribadito anche da una recente sentenza della Corte di Strasburgo: "L'Europa rispetti i diritti inviolabili dell'individuo e l'uguaglianza di tutti i cittadini"
L’eterologa è un diritto e la Legge 40, così com’è, non è compatibile con la giurisprudenza europea. L’articolo 4 della tanto discussa norma che regola la fecondazione assistita in Italia torna a far discutere. Questa volta la piazza è il parlamento italiano. La radicale Donatella Poretti, segretaria della commissione Igiene e Sanità, ha presentato una mozione al Senato contro il divieto di avere figli usufruendo del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.
“La legge 40 – scrive Poretti – è incostituzionale nella parte in cui vieta in maniera assoluta le tecniche eterologhe, la donazione cioè dei gameti, in quanto viola gli articoli 2 e 3 della Costituzione: i diritti inviolabili dell'individuo e l'uguaglianza di tutti i cittadini”.
Un principio ribadito anche da una sentenza della Corte di Strasburgo che, lo scorso 7 aprile, ha specificato che la fecondazione eterologa non si può impedire. Perché proibire il ricorso alla donazione di ovuli e sperma per la fertilizzazione in vitro è una violazione dell'articolo 8 della convenzione europea per i diritti dell'uomo. I giudici hanno stabilito che gli Stati non sono obbligati a legiferare in materia di Pma ma, se lo fanno, tale legge deve essere coerente e prendere in considerazione gli interessi di tutti, anche di quelli che per concepire hanno bisogno della donazione.
La sentenza è entrata così in contrasto con le disposizioni contenute nell’articolo 4 della norma che stabilisce: “È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”. Oggi nel nostro Paese non si può diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.
I nove senatori che hanno presentato la mozione, tra cui Emma Bonino, riprendono la sentenza e ricordano al Governo di rispettare gli impegni presi a Interlaken, cioè di “tener conto degli sviluppi della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo” e di non difendere dinanzi alla Corte costituzionale l’articolo 4 perché in contrasto con l'impegno assunto a Strasburgo dallo Stato italiano il 10 e 24 marzo 2010 in ordine al piano d'azione di Interlaken.
La Legge 40 insomma, dopo le sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Strasburgo, resta nell’occhio del ciclone. Nel 2009 la Consulta aveva dichiarato illegittimi due articoli della norma, e in particolare quelli che vietavano la diagnosi genetica di preimpianto e obbligavano all'impianto contemporaneo di tre embrioni a prescindere dalle condizioni cliniche del singolo caso. Se, così come è avvenuto nell'aprile del 2009, i giudici ritenessero incostituzionale l’articolo 4, la legge sulla procreazione medicalmente assistita sarebbe, di fatto, cancellata.
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