Repubblica — 27 giugno 2010 pagina 1 sezione: BARI
MARIA aveva un sogno: una famiglia numerosa. Ma dopo la prima bambina, nata nel 2006, il sogno si è infranto. Oggi, dopo anni di dolore, analisie speranza, grazie alla diagnosi preimpianto ha ricominciatoa vivere: con suo marito, «cheè un angelo», la loro bambina e un' altra figlia in arrivo, all' undicesima settimana di gravidanza. Questaè la storia di una giovane donna della provincia di Lecce, alla quale abbiamo dato il nome di Maria. AVVOCATO civilista, 31 anni, è la prima donna pugliese ad avere superato lo scoglio della legge 40, quella sulla fecondazione assistita, nella parte che fino ad aprile del 2009 vietava la selezione degli ovuli e costringeva le donne italiane a chiedere aiuto all' estero, con costi molto elevati. E' stato allora, con una sentenza della Corte costituzionale, che la diagnosi preimpianto è stata "sdoganata", solo nei confronti delle coppie con problemi di fertilità. E la vita di Maria riparte da lì. Il dramma inizia nel 2008, quando sua figlia aveva due anni. Maria era rimasta di nuovo incinta, aveva partorito un bel bambino, ma presto aveva manifestato i sintomi di una malattia del metabolismo molto rara. Dopo un ricovero in un ospedale del nord Italia e la contestuale ricerca delle cause, il neonato è morto a soli 15 giorni. E' stato allora che Maria ha scoperto di aver trasmesso assieme al Dna, la malattia (due casi in Italia): una patologia che solo i maschi possono ereditare. Poi piano piano si accende una luce di speranza: consultando Internet Maria scopre la possibilità, in due centri di Roma e uno di Firenze, di selezionare gli ovuli prima di impiantarli nel suo corpo, "scegliendo" quello che non ha nel Dna tracce della sua malattia, necessariamente di sesso femminile. «Il dottor Francesco Fiorentino, direttore del Laboratorio Genoma di Roma, ci ha finalmente dato una possibilità- spiega lei - Ci ha illustrato la tecnica, ci ha detto dei tre centri. Abbiamo scelto quellodi Firenze, il "Demetra", diretto dalla dottoressa Claudia Livi, ci siamo rivolti a lei, per istinto. Lei è una persona speciale, ci ha fatto sentire a casa. Ci ha dato un listone di analisi, siamo partiti subito». Ora il miracolo è riuscito, Maria avrà un' altra bimba. «Mi aspettano questi mesi, nella speranza di averla sana. Non mi sembra vero. Due anni e mezzo fa non lo prevedevo - racconta- ti cade addosso il mondo, da un giorno all' altro ti si stravolge la vita, anche perché sei tu la causa della sua morte». Accanto a lei, suo marito: «Lui è un angelo, mi ha supportato in ogni scelta, non mi ha mai dato fretta, ha sempre rispettato i miei tempi - continua - La scelta di questo percorso è stata mia, lui non ha mai detto nulla perché io non pensassi che lui mi riteneva responsabile. Quando succedono queste cose in una coppia, o va tutto a rotolio si rinsalda come noi, siamo stati forti e fortunati a trovare in Italia queste tecniche, prima non era possibile, la legge 40 è bastarda».
MARA CHIARELLI
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