Corriere della Sera - 17 maggio 2010
«La riproduzione naturale attraverso l’atto sessuale è un processo abbastanza inefficace»
MILANO - Nel giro di cinque-dieci anni le coppie smetteranno di fare sesso finalizzato al concepimento e preferiranno, invece, ricorrere a pratiche come la fecondazione in vitro. La previsione - di per sé inquietante se si pensa che venne già annunciata nel 1932 da Aldous Huxley nel suo «Brave New World» («Il mondo nuovo»), dove si teorizzava il ricorso alle tecnologie riproduttive e al controllo mentale per creare un nuovo modello utopistico di società - è opera di due veterinari della “Murdoch University” di Perth, in Australia.
SOLO SVAGO - Secondo il dottor John Yovich e il suo collega, Gabor Vajta, infatti, nel giro di un decennio al massimo le trentenni ricorreranno in misura assai più massiccia ai metodi di concepimento artificiali, stante l’inefficacia di quelli tradizionali. Risultato: negli anni a venire il sesso non sarà nient’altro che un’attività di svago, con tutte le implicazioni anche teologiche che tale visione comporterebbe, visto che per la Chiesa il rapporto sessuale dev’essere finalizzato al concepimento. Non solo. Il possibile ricorso alla fecondazione in vitro aumenterebbe anche le questioni etiche relative all’eugenetica (ovvero, la selezione artificiale operata dalle coppie tramite lo screening dei caratteri fisici e mentali positivi e negativi degli embrioni). Ma per i due medici australiani, che hanno sperimentato la loro teoria sui bovini, rilevando come su di loro l’IVF funzioni praticamente ad ogni tentativo, la fecondazione artificiale sarà presto una prassi comune e totalmente efficace anche fra gli esseri umani.
LO SCENARIO - «La riproduzione naturale attraverso l’atto sessuale è, nella migliore delle ipotesi, un processo abbastanza inefficace – ha spiegatoYovich nella sua ricerca, scritta con Vajta e pubblicata sulla rivista “Reproductive BioMedicine” – perché per gli over 35 la percentuale di concepimento è di uno su dieci, mentre per i più giovani si scende a uno su quattro. Ecco perché, nel giro di un decennio al massimo, le coppie attorno ai 40 anni penseranno per prima cosa all’inseminazione in vitro quando decideranno di avere figli». «La fecondazione in vitro nei bovini è cento volte più efficace di quella naturale – gli fa eco il collega Vajta – e, pertanto, non c’è ragione perché non si possa arrivare al medesimo risultato anche negli esseri umani (attualmente, nelle coppie sane, le possibilità di successo sono del 50%, ndr)». Uno scenario per certi versi fantascientifico, che il ginecologo Gedis Grudzinskas, specialista di problematiche legate alla sterilità, non si sente, però, di sposare in pieno. «Per me, non sarebbe una sorpresa constatare che l’IVF possa diventare nettamente più efficace della riproduzione naturale – ha detto al “Daily Mail” – ma dubito che si riesca anche a garantirne completamente le possibilità di successo>.
Simona Marchetti
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