Tutte le leggi che disciplinano la procreazione sono al vaglio degli inquirenti. I Nas acquisiscono documenti. Balduzzi annuncia l'ispezione di domani. A Milano un caso analogo
Al vaglio degli inquirenti tutte le leggi che disciplinano la procreazione. In particolare il pm Antonio Calaresu, titolare del fascicolo, ha acquisito la legge del 19 febbraio 2004 n. 40, la prima che contiene sanzioni penali in materia di procreazione medicalmente assistita. Per capire se in questo testo esistono delle norme sulla custodia e tutela degli embrioni. Solo in questo caso allora si potrà procedere con una ipotesi di reato.
Per il momento, infatti, i reati non sono ipotizzabili. E' quanto emerge in procura sulla base di una prima, sommaria, valutazione dei fatti. Al di là delle richieste di risarcimento dei danni che saranno prese in esame dal giudice civile, a livello penale gli inquirenti ritengono che non siano configurabili elementi rilevanti, tanto da avere aperto un fascicolo in 'atti relativi', cioè senza ipotesi di reato e senza indagati, contenente la denuncia presentata dal direttore generale dell'azienda ospedaliera. La stessa ipotesi di interruzione di pubblico servizio non è stata presa in considerazione da chi indaga perché manca il dolo. ''Al massimo, si potrebbe individuare una qualche violazione di normativa ospedaliera e quindi formulare, poi, un'ipotesi di contravvenzione sanzionabile con il pagamento di un'ammenda'', ragionano a piazzale Clodio. In ogni caso sarà il pm Calaresu, cui il procuratore Giuseppe
Intanto è stato ispezionato oggi dai Nas il centro di procreazione medicalmente assistita dell'ospedale San Filippo Neri di Roma, dove alcuni giorni fa è accaduto un incidente che ha causato la distruzione di 94 embrioni, 130 ovociti e cinque campioni di liquido seminale. Durante l'ispezione, durata due ore, i carabinieri hanno acquisito documenti e effettuato verifiche all'interno del centro. Dall'ospedale è stata anche fornita ai Nas una copia dell'esposto alla Procura della Repubblica e la relazione di un'indagine interna. L'ospedale ha rilevato che il serbatoio contenente azoto si è svuotato di 700 litri in maniera anomala al di là dei livelli di riserva. Entro domani, a quanto si è appreso, la ditta responsabile, Air Liquide, dovrebbe trasmettere all'ospedale la relazione su quanto accaduto. La relazione che verrà poi fornita alle istituzioni.
Martedì 3 aprile, invece, ci ''sarà un' ispezione promossa dal centro nazionale trapianti con ispettrici di grande qualità anche a livello internazionale', ha annunciato il ministro per la Salute Renato Balduzzi. ''Stiamo aspettando l'esito di questa ispezione - ha poi aggiunto - per capire cosa è realmente successo e alla luce di questo poter valutare tutto il percorso che è stato fatto su questa grave vicenda''.
Episodio analogo a Milano. Intanto emerge un nuovo episodio. Quello del San Filippo Neri a Roma non è il primo caso in Italia di embrioni morti a causa di un blackout o comunque di un guasto degli incubatori. A Milano una coppia ha fatto causa all'ospedale Fatebenefratelli, da cui dipende il centro sterilità presidio ospedaliero Macedonio Melloni, dopo il cortocircuito verificatosi tra l'8 e il 9 maggio 2007 che, sostengono, ha provocato un arresto della corrente elettrica degli incubatori contenenti tre embrioni. Gli embrioni sono morti perché gli incubatori non erano collegati al gruppo elettrogeno. I due coniugi oggi di 49 e 36 anni e non sono più riusciti ad avere figli. Il loro legale, l'avvocato Susanna Zimmaro, commenta: "Il caso di Roma non è certo il primo in Italia e purtroppo l'evento non è così raro. Preciso che recentemente l'ospedale ha formulato una proposta di definizione 'stralcio' talmente esigua da risultare addirittura offensiva per i miei clienti". Mentre nell'atto di costituzione l'ospedale contesta addirittura che si sia verificato il blackout lamentato dalla coppia, afferma che in ogni caso un blackout con conseguente mancanza di alimentazione elettrica è un evento imprevisto e imprevedibile, che il gruppo elettrogeno c'era ed era in funzione ma "ovviamente non interviene, e non deve intervenire, nel caso di mancanza alimentazione in un'area o zona limitata dell'ospedale, generate da cause involontarie, guasto, etc.".
In Italia 7mila embrioni congelati. Oltre 7mila embrioni congelati nel 2009, su un totale di quasi 10mila ottenuti con le tecniche di fecondazione assistita. Il dato, l'ultimo disponibile, è contenuto nell'ultima relazione del ministero della Salute al Parlamento sulla procreazione medicalmente assistita in Italia, presentata a giugno 2011. Prendendo in esame un periodo in parte precedente e in parte successivo alla sentenza della Corte costituzionale che nel maggio del 2009 ha modificato la legge 40, prevedendo la possibilità di crioconservare gli embrioni, la Relazione evidenzia una contrazione dell'applicazione del congelamento degli ovociti (si passa dal 12% di prelievi in cui si effettua il congelamento di una parte degli ovociti, del 2008, al 9,9% del 2009). E contemporaneamente un boom degli embrioni congelati: si registra un aumento di dieci volte, passando dai 763 nel 2008 ai 7.337 del 2009. Dei 350 centri autorizzati per la fecondazione assistita in Italia, il 45% (157) sono pubblici o privati convenzionati e offrono trattamenti a carico del Ssn, mentre per il 55,1% (193) si tratta di centri privati. I primi sono concentrati soprattutto al Nord, dove rappresentano il 60% del totale. Nel Lazio, dove in una struttura pubblica - l'ospedale San Filippo Neri di Roma - si è verificato l'incidente che ha causato la distruzione di 94 embrioni, nel 2009 vengono censiti 7 centri pubblici di Pma, 4 i privati convenzionati, 43 quelli privati, per un totale di 54.
ANGELA MARIA ERBA
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