La Repubblica - 29 agosto 2012 pag. 12 sez. CRONACA
ROMA - Coppia fertile vince a Strasburgo contro l' Italia. La Corte europea ha bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita che consente la diagnosi preimpianto degli embrioni solo se si è sterili. Una legge «incoerente», secondo Strasburgo, che sottolinea le incongruenze del nostro sistema normativo: da una parte proibisce l' indagine clinica degli embrionia coniugi fertili ma portatori di malattia genetica, dall' altra consente l' aborto terapeutico nel caso in cui il feto sia affetto dallo stesso male. Il giudizio è stato promosso da Rosetta Costa e Walter Pavan, romani, portatori di fibrosi cistica, che hanno chiesto alla Corte europea di intervenire sulla legge 40 e di condannare l' Italia. Cosìè stato. Perché le norme sulla fecondazione assistita violano «l' articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell' uomo: lo Stato non può intervenire nella vita privata delle persone». Anzi in questo caso «l' ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata e familiare è sproporzionata». Per riparare al danno morale il governo dovrà versare 15mila euro, a meno che entro tre mesi non presenti ricorso alla Grande Camera. Allora si dovrà attendere la sentenza di secondo grado. Tuttavia dopo la battaglia in Parlamento, 17 giudizi di cui 5 alla Consulta, la novità introdotta dalle toghe europee è dirompente. «Sono contenta, certo - dice Rosetta Costa - ma di che devo parlare? Delle sofferenze che subisco ogni giorno?». Ha una bambina di sei anni ammalata di fibrosi cistica che quasi ogni mattina accompagna in ospedale. Lei e il marito proprio in occasione della nascita della figlia nel 2006 hanno scoperto di essere portatori sani della malattia. Di nuovo incinta nel 2010, da un esame diagnostico prenatale, la donna ha scoperto quel male nel feto e ha deciso per l' aborto terapeutico. «Oggi la coppia desidera fare ricorso alla fecondazione assistita con una diagnosi preimpianto», spiega l' avvocato Nicolò Paoletti. Ma la legge italiana non consente le indagini a chi è fertile. La diagnosi preimpianto infatti è solo per le coppie sterili o se l' uomo è affetto da una malattia virale trasmissibile per via sessuale (come l' Hiv o l' epatite B o C). Adesso lo stop dell' Europa riapre la partita. Se non farà ricorso, l' Italia è chiamata a colmare «l' incongruenza». «La questione della compatibilità tra legge 40 e la legge 194 è problema già noto», dice il ministro della Salute Renato Balduzzi, sottolineando che «una riflessione va affrontata». La riflessione «deve partire dal bilanciamento di due principi: sono beni da tutelare la soggettività giuridica dell' embrione e la salute della madre». La questione, ha spiegato Balduzzi, «nel nostro paese era già stata posta dai giudici di merito e in prospettiva probabilmente sarà riproposta alla Corte». Il ministro anticipa: «Faremo presto, deciderà il governo collegialmente, siamo rispettosi delle indicazioni europee». Le polemiche sono iniziate subito, dividendo il Parlamento. Per la capogruppo dei senatori pd, Anna Finocchiaro, «è venuto il momento di riscrivere completamente la legge 40, sbagliata, crudele e inumana». Questo sarà «l' impegno del Partito democratico», assicura Ignazio Marino. Esponenti del Pdl come Maurizio Lupi ed Eugenia Roccella sperano in un ricorso del governo. Tranchant il Centro di bioetica dell' università Cattolica di Milano, che parla di «eugenetica liberale». Non mancano i distinguo negli schieramenti. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, non tace le «forzature» nella legge 40, e Francesca Martini (Lega) valuta la sentenza europea come «un passo di civiltà». L' ex presidente della Consulta, Valerio Onida, sottolinea che se non si rivolgerà alla Grande Camera, «l' Italia è obbligataa conformarsi alla pronuncia di Strasburgo, e di fatto dovrà cambiare la legge».
Elsa Vinci
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