Corriere del Veneto - 20 dicembre 2011
Ai domiciliari il ginecologo Carlo Cetera. Il medico è considerato un luminare. Aveva seguito la prima «mamma-nonna». Contatti sospetti con una coppia
PIEVE DI CADORE (Belluno) — È stato arrestato ieri, nel primo pomeriggio, il primario della Divisione di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, originario di Cittadella. Da qualche giorno gli uomini delle Fiamme Gialle del nucleo di polizia tributaria del comando di Belluno si aggiravano tra i reparti del nosocomio in cerca di documentazione. Le indagini sono culminate lunedì, quando è stato firmato il mandato di arresto del sostituto procuratore Antonio Bianco, che cura l’indagine, e sono scattati i domiciliari. Stando alle pochissime indiscrezioni trapelate, l’indagine riguarda il settore dei reati contro la pubblica amministrazione e la tutela della spesa pubblica: pare sia ipotizzata la concussione e che siano coinvolte anche altre strutture esterne. Sono ancora limitati i dettagli dell’operazione della Guardia di Finanza, ma sembra che il dottor Cetera sia scivolato in richieste di denaro per anticipare una prestazione nel campo della procreazione assistita.
Come siano andate veramente le cose non è dato sapere, per ora. Si tratterebbe, in ogni caso, di una segnalazione alla quale sarebbe seguita una denuncia. Una delle ipotesi circolate ieri, riguarda una coppia che si sarebbe presentata per chiedere di anticipare la lista d’attesa per la fecondazione artificiale, forse non andata a buon fine. E pensare che, per Carlo Cetera, queste dovevano essere le ultime settimane nell’ospedale di Pieve di Cadore. Dal 7 gennaio il medico doveva prendere servizio a Piove di Sacco. Il primario è molto conosciuto soprattutto nell’ambiente della procreazione assistita. Nel 2009 curava perfino una rubrica on-line chiamata «Le risposte di Carlo Cetera» nel sito «Qui mamme, il portale delle mamme». Nell’ottobre scorso era salito agli onori della cronaca per aver inseminato artificialmente una donna che a quarant’otto anni ha partorito il suo secondogenito. Il caso venne descritto come eccezionale, perchè non coinvolse l’ovodonazione e soprattutto perchè il secondogenito nacque da un unico ovocita congelato dopo il primo parto.
In quel periodo la giunta regionale approvava all’unanimità la delibera che, unica in Italia, ha alzato l’età della donna da sottoporre a fecondazione artificiale in regime di livelli essenziali di assistenza (paga solo il ticket) da quarantatré a cinquant’anni. «È un problema serio — aveva commentato Cetera in un’intervista —. Ogni giorno riceviamo telefonate da aspiranti madri cinquantenni che vivono in ogni parte d’Italia, che confidano in un’ultima chance. Ma sono false illusioni: a quell’età di solito si va incontro alla menopausa e poi i centri pubblici hanno liste d’attesa di due anni e mezzo, quindi le signore in questione vi accederebbero a cinquantatré. Ovvero dieci anni dopo il termine ultimo consigliato dalla letteratura scientifica per affrontare la fecondazione assistita». Come a dire, a quell’età si può fare ma solo in rari casi. Consigli di un medico al quale finora hanno guardato con speranza centinaia di coppie che non riuscivano ad avere figli. E qualcuna di loro, forse, pur di averli è stata disposta a pagare.
R.B.
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