Il Centro - 25 luglio 2011 — pagina 01 sezione: Chieti
CHIETI. Figli in provetta per non rinunciare al desiderio della maternità. Sono 179 le donne rimaste incinte nel solo 2010 grazie al Centro di medicina della riproduzione dell’ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Al caso di Angela Palumbo, che a Sulmona ha partorito il suo Cristian all’età di 58 anni, risponde l’esperienza teatina, che si occupa di fecondazione assistita fin dal 1997. Tra le donne in gravidanza ce n’è una di 48 anni, la più anziana nella storia del centro teatino. La donna, che è ancora in età fertile, ha ottenuto la gravidanza con i propri ovuli.
«La legge italiana», dice Giammario Tiboni, responsabile della Medicina della riproduzione a Chieti, «tutela molto l’embrione. Non possono essere trattate con le nostre metodiche donne al di fuori dell’età fertile».
I divieti legislativi puntano, dunque, a scongiurare i casi di mamme-nonne. Ci sono anche altri limiti, come il no alla fecondazione eterologa, ossia il ricorso ad ovuli o sperma di membri esterni alla coppia, così come quello all’utero in affitto.
Nonostante ciò, la richiesta di trattamenti a Chieti è in costante aumento, in arrivo nel 20 per cento dei casi da fuori regione, in particolare Lazio, Marche e Puglia.
«In Italia la fecondazione assistita è possibile», continua Tiboni, «e ci sono centri pubblici che si dedicano da anni alle problematiche associate. I risultati da noi sono confortanti, con il 29 per cento delle donne trattate che riesce a rimanere incinta e un 15 per cento in media di gravidanze gemellari».
Proprio sui parti plurimi il Centro di Tiboni ha attivato un protocollo di monitoraggio intensivo delle donne in attesa, che ha dato ottimi risultati.
Nel 2009, primo anno di intervento in tal senso, su 165 gravidanze ben 21 gemellari andarono a buon fine con 44 nuovi nati.
Il Centro in media porta a termine ogni anno oltre 500 tecniche di fecondazione in vitro, l’unico in Abruzzo a farle, e oltre 600 inseminazioni artificiali.
Un’eccellenza che paga un prezzo amaro. Opera, infatti, ancora in ristrettezze di spazio e personale. All’interno della ginecologia teatina spesso le pazienti, che devono combattere con le problematiche della fertilità, si ritrovano ricoverate con accanto le neo-mamme e le loro culle.
E’ sottodimensionato anche il personale. L’unico strutturato è Tiboni, poi ci sono due medici a contratto e tre con borsa di studio.
«La Asl ha in programma di metter su un reparto dedicato a Ortona», rassicura Tiboni, «con tre laboratori, sala chirurgica, otto posti letto e stanze dedicate a ecografia e inseminazione. Oltre, finalmente, a un centro di crioconservazione di ovociti e tessuto ovarico, quest’ultimo di donne che sono sottoposte a terapie antitumorali e rischiano di perdere la fertilità».
Il centro teatino, infine, iscritto nel registro nazionale di procreazione medicalmente assistita dell’Istituto superiore di sanità e nel Centro nazionale trapianti, non ancora è inserito tra i centri di riferimento regionali, nonostante la domanda sia stata presentata oltre sei anni fa e sia l’unico a praticare in Abruzzo tecniche del cosiddetto “secondo livello”.
Sipo Beverelli
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