Corriere del Veneto - 15 gennaio 2011
Fecondazione, dopo la denuncia delle neo-mamme pugno duro di Cestrone.«Costrette a firmare sotto anestesia». Ospedale parte civile contro Artibani
PADOVA - Torna il clima da resa dei conti in ospedale. Lo stesso respirato due anni fa per lo scandalo dei parti fantasma di Antonio Ambrosini (le indagini sul caso sono ancora aperte) e l'anno scorso per l'affaire Artibani, il primario di urologia, poi finito a Verona, che minacciava di mandare alle stampe un libro con rivelazioni esplosive contro medici, docenti universitari e magistrati. Dopo la notizia dell'esposto alla magistratura fatto dalle ex pazienti del centro di procreazione assistita della Clinica ginecologica - che da un lato si oppongono alle pretese dell'Azienda ospedaliera, che vorrebbe far pagare loro a distanza di anni le prestazioni non riscosse e dall'altro lato dicono di aver subito abusi di potere per ottenere la firma sul tariffario - interviene il direttore generale dell'Azienda, Adriano Cestrone, che annuncia «rigorosità estrema» nei confronti dei medici che potrebbero aver sbagliato. «Alla luce di quanto emerso dalle parole delle pazienti, che hanno riferito alla stampa di aver "subito abuso di potere per ottenere la firma sul tariffario" (www.sosinformazioni.it) - recita la nota - la direzione generale intende far chiarezza sui fatti e risalire con rigorosità estrema ad eventuali responsabilità da perseguire ». Cestrone, prima di proseguire con la linea dura nei confronti delle pazienti, sembra intenzionato quindi a far pulizia in casa propria.
Il compito però si presenta arduo. Ieri circolavano in ospedale anche i nomi dei medici che sarebbero coinvolti nei presunti casi di abusi. Al momento si tratta solo di voci, tutte da verificare. Ma la fuga di notizie ha contribuito a far salire la tensione. Su internet, intanto, spuntano nuovi casi di possibili irregolarità nella gestione delle procreazioni assistite. Come questo, scritto da Anna. «Qualche giorno prima del prelievo ovocitario, ricevo una telefonata, dove vengo invitata dall’ospedale a ritirare e firmare una nuova liberatoria dove viene citato che, per l’eventuale fecondazione degli ovociti, dovrò pagare alla struttura 700 euro, contro i 36 di ticket pagati nei precedenti interventi. Basita, chiedo spiegazioni, ritenendo che l’informativa precedentemente firmata fosse sufficiente ad obbligare l’ospedale a portare a termine il trattamento. Ma la risposta è che "la Direzione ha loro imposto di richiedere il pagamento del nuovo tariffario anche a chi avesse già intrapreso la terapia farmacologica". Solo qualche giorno dopo mi rendo conto che non avrei dovuto firmare e tanto meno pagare». Il caso promette di riservare sorprese già nei prossimi giorni. In chiusura una nota: l'ospedale si costituirà parte civile nel possibile processo contro gli urologi Walter Artibani e Vincenzo Ficarra, indagati per la morte in corsia del frate Giuseppe Menini. Artibani e Ficarra non sono ancora stati rinviati a giudizio, ma Cestrone ha firmato lo stesso una delibera nella quale scrive che «l'operato dei medici è apparso fin da subito lesivo dell'immagine dell'Azienda». Non era mai successo prima che l'ospedale si schierasse in un procedimento contro i propri medici.
Giovanni Viafora
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