sabato 23 agosto 2008

G.BRETAGNA - Studio governativo: necessaria maggiore assistenza a coppie che ricorrono a fecondazione assistita

Il sistema sanitario nazionale inglese (NHS) deve fornire assistenza piú efficace in materia di fecondazione assistita. In particolare deve: destinare piú soldi per la somministrazione dei trattamenti e garantire tre cicli per ogni terapia, con la possibilità di ricorrere ad embrioni congelati. Secondo uno studio governativo, l'NHS ha infatti sottovalutato le conseguenze a livello di salute mentale e di disagi psicologici dell'infertilità, un problema che affligge circa una coppia ogni sei-sette, scrive l'edizione online del "Times". Le linee guida dell'Expert Group on Commissioning NHS Infertily Provision metteranno sotto pressione circa 95 enti di assistenza sanitaria che difficilmente offrono i tre cicli di terapia, raccomandati dal National Institute for Health and Clinical Excellence (Nice), il comitato di controllo sul rapporto qualità-prezzi delle prestazioni del servizio sanitario nazionale. In Gran Bretagna ogni anno vengono eseguiti circa 45mila cicli Fivet, ma ben il 75% di questi viene condotto privatamente ad un costo di circa duemila sterline a ciclo. Già nel 2004, il Nice aveva fatto sapere che ogni ente sanitario locale avrebbe dovuto fornire tre cicli alle coppie in cui la donna ha tra i 23 e i 39 anni, garantendo inoltre la possibilità di ricorrere ad embrioni congelati se la coppia non è capace di concepirne di nuovi. Uno studio del dipartimento della salute ha scoperto tuttavia lo scorso giugno che solo 9 su 151 trust soddisfano questi requisiti e che ben i due terzi degli enti locali garantisce solo un ciclo e solo metà permette il ricorso ad embrioni crioconservati.

ADUC Salute - 23 agosto 2008

giovedì 21 agosto 2008

Solo coincidenze?

Non so se considerarle coincidenze, fatto sta che nel giro di un mese ci siamo trovati di fronte per ben due volte ai nostri sottosegretari con deleghe alla Salute.
Partiamo dal primo incontro.
Il 30 luglio siamo stati invitati dalla presidentessa di Madre Provetta, Monica Soldano, a partecipare ad una conferenza stampa dal titolo “Legge 40 rinviata al giudizio della Corte Costituzionale” che si è tenuta a Roma c/o la sala stampa di Montecitorio. Siamo partiti in aereo da Treviso la mattina del 30 luglio, l’incontro doveva tenersi il pomeriggio. Casualmente il giorno prima, navigando nel sito del Ministero della Salute, abbiamo letto che la mattina del 30 luglio si sarebbe svolta una conferenza stampa sui primi 84 giorni di governo della sanità e sulle iniziative future. Ci siamo presentati anche noi, non sapendo se avremmo potuto partecipare e dopo vari dubbi da parte dei dipendenti addetti alla conferenza alla fine ci hanno fatto entrare: pareva strano che due cittadini volessero assistere alla conferenza stampa. Il primo a parlare è stato il Ministro del Welfare, Maurizo Sacconi, poi è stata la volta dei sottosegretari. L’ultima a parlare è stata l’on. Eugenia Roccella, sottosegretaria con delega ai temi etici, la quale, fra le varie cose, ha segnalato di aver formulato un quesito al Consiglio Superiore della Sanità (CSS) perchè chiarisca le due criticità presenti nelle nuove linee guida della Legge 40: la prima riguarda la quantità di materiale genetico embrionale necessaria per l’indagine preimpianto; la seconda è sulla effettiva percentuale di successo delle gravidanze a seguito del prelievo di una o due cellule dell’embrione.
Alla fine dell’incontro ci siamo presentati all’on. Roccella, abbiamo raccontato brevemente la nostra storia e le abbiamo chiesto che cosa avrebbe fatto nel caso in cui il CSS avesse dato parere positivo alla diagnosi preimpianto. Ovviamente non ha risposto.
Si è limitata a consigliarci di consultare un centro di Bologna per fare la diagnosi sull’ovocita, peccato che proprio 15 giorni prima una nostra carissima amica, portatrice come noi di SMA 1, aveva affrontato questa tecnica senza risultato. Questo tipo di diagnosi, che dovrebbe essere fatta al massimo entro 4 ore dal prelievo ovocitario, ha richiesto invece ben 8 ore e quindi non si potuto procedere alla fecondazione. A questo disastroso risultato l’on. Roccella ha replicato che anche la fecondazione in vitro non sempre ha successo; ne siamo consapevoli, ma se noi non avessimo provato questa strada Pietro non sarebbe mai nato. Adesso sappiamo, dall’esperienza di una donna, che l’analisi sull’ovocita ha delle grosse limitazioni (almeno per quanto riguarda la malattia di cui siamo portatori noi) perciò vorremo tentare la diagnosi preimpianto.
Il dubbio è che il consiglio del Sottosegretario sia stato puro frutto del suo pensiero ideologico (è dichiaratamente contro la diagnosi preimpianto e a tutela completa dell’embrione!) visto che ci ha parlato negativamente della diagnosi preimpianto, che non poteva consigliarci di provare naturalmente ed eventualmente poi in caso negativo procedere con l’interruzione di gravidanza quindi: “informatevi a Bologna per l’esame sul globulo polare!” (questo è il pensiero di Fabio).
Il secondo incontro si è svolto oggi pomeriggio.
Siamo in vacanza a circa 50 chilometri da Cortina d’Ampezzo. Ieri abbiamo letto i comunicati stampa del Ministero della Salute i quali informavano che oggi pomeriggio ci sarebbe stato a Cortina un dibattito sulle malattie rare dal titolo “Quando non sai dove sbattere la testa. Cinquemila malattie rare colpiscono un milione di italiani: ecco come affrontarle” a cui avrebbe partecipato anche l’on. Francesca Martini (sottosegretaria con delega alla Salute). Non abbiamo avuto dubbi e siamo andati al dibattito. Pensavamo di poter intervenire, invece non c’è stato spazio. Oltre all’on. Martini, la quale ha dichiarato le stesse cose che avevamo già sentito il giorno della conferenza stampa a Roma (priorità alle problematiche oncologiche e cardiovascolari), è intervenuta la giornalista del Corriere della Sera, Margherita De Bac, che ha scritto un libro intitolato “Siamo solo noi – Le malattie rare: storie di persone eccezionali” in cui racconta la storia di 15 persone affette da malattie rare e delle loro famiglie. Ha partecipato al dibattito anche Erika Ferraresi, 33 anni di Legnago (VR), affetta da endometriosi (malattia che colpisce le donne, con conseguenze devastanti sul piano fisico e psicologico che spesso porta a sterilità). Questa ragazza ha scritto un libro “Mamma col cuore – La mia vita con l’endometriosi” in cui racconta la sua storia, i lunghi anni trascorsi prima di arrivare alla diagnosi, gli interventi chirurgici a cui si è sottoposta, i tentativi di avere un figlio ricorrendo anche alla procreazione medicalmente assistita, sia in Italia che all’estero, ed infine la scelta di adottare un bimbo (ha confidato che è in Russia e che stanno aspettando di andarlo a prendere). Quest’ultimo intervento è stato davvero positivo; è importante che queste storie vengano alla luce e che se ne parli. Erika ha aperto anche un blog e un forum in cui le donne che soffrono di questa malattia si confrontano:
www.endometriosimalattiasociale.it

Indiana 55enne partorisce quattro gemelli

(AGI) - Milano, 21 ago. - A 55 anni ha partorito quattro gemelli, tutti maschi. Il parto dei record l'ha messo a segno una mamma indiana, da anni residente a Suzzara, in provincia di Mantova, che aveva riconcorso con ostinazione il sogno della gravidanza. Fino ad arrivare proprio nel Paese d'origine dove tentare ancora con l'inseminazione artificiale dopo 15 anni di tentativi falliti in Italia. Quindi, quattro piccoli gemellini, nati prematuri, ma in perfetta salute, anche se ancora bisognosi dell'incubatrice. Ad assistere la donna e i neonati ci sono i sanitari del Poma di Mantova, che con questo parto si sono ritrovati alle prese con un caso che non si vedeva da anni e denso di rischi. Alla Gazzetta di Mantova, che oggi ha risportato la notizia, il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Poma, Fabrizio Taddei, ha spiegato che sono molti i pericoli che puo' comportare una gravidanza gemellare plurima: "il pericolo di handicap cresce con l'aumentare del numro dei bambini e per una donna di 55 anni il rischio di ipertensione e' davvero elevato".

Fecondazione: a 61 anni dà alla luce il nipote con ovulo della figlia

Roma, 21 ago. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Alla veneranda eta' di 61 anni ha partorito il nipote, usando l'ovulo della figlia e lo sperma del genero per far si' che a casa della sua bambina arrivasse la cicogna. E' accaduto in Giappone, alla Suwa Maternity Clinic di Nagano, a Nord di Tokyo, dove i clinici si sono rifiutati di fornire informazioni su data di nascita e sesso del nascituro. La pratica della cosiddetta maternita' surrogata, infatti, pur non essendo illegale in Giappone e' indubbiamente vista di cattivo occhio.

mercoledì 20 agosto 2008

Cortina d'Ampezzo, 21 agosto 2008

QUANDO NON SAI DOVE SBATTERE LA TESTA
Cinquemila malattie rare colpiscono un milione di italiani: ecco come affrontarle
Giovedì 21 agosto 2008 Ore:16.30 PalaLexus

Ne parlano:
Francesca Martini, sottosegretario Salute
Margherita De Bac, giornalista Corriere della Sera, autrice de “Siamo solo noi. Affrontare le malattie rare: storie di persone eccezionali” (Sperling&Kupfer)
Erika Ferraresi, autrice de “Mamma col cuore. La mia vita con l’endometriosi” (Pendragon)
Conduce: Iole Cisnetto, presidente Associazione “Amici di Cortina”

Spesso vengono diagnosticate nell’infanzia, a volte dopo anni in cui la famiglia e il bambino hanno vagato da un medico all’altro senza avere risposte. Sono le malattie rare, oltre 5.000, che in Italia colpiscono circa un milione di persone. Gli elementi conoscitivi sono pochi, i medici spesso non le sanno né individuare né curare, i farmaci sono pochissimi. Sono quindi la caparbietà e la determinazione dei genitori o dei familiari a fare la differenza con ricerche estenuanti su internet, sulle pubblicazioni scientifiche, con i contatti con altri “rarissimi malati”. Ci sono poi casi di malattie, come quello dell’endometriosi, che nascono marginali e poi si diffondono a macchia d’olio. Parliamone.

http://www.cortinaincontra.it/Pagine/programma.aspx

Noi ci saremo e ne parleremo.

mercoledì 13 agosto 2008

Intervista a Stefano Rodotà sul conflitto tra politica e magistratura: le questioni di incostituzionalità della Legge 40 fecondazione artificiale

Vi proponiamo l'intervista di Monica Soldano a Stefano Rodotà (Ordinario di Diritto Civile presso l'Università "La Sapienza" di Roma) su questi temi:

Conflitto di attribuzioni parlamento/magistratura (caso Eluana Englaro); proposte di legge Testamento di fine vita; ordinanza di remissione alla Corte Costituzionale per la legge 40; richiesta nomina curatore speciale degli embrioni (caso Tribunale civile di Firenze); legalità composizione Corte Costituzionale.

Per ascoltare l'intervista: http://www.radioradicale.it/scheda/260326/intervista-a-stefano-rodota-sul-conflitto-tra-politica-e-magistratura-il-caso-di-eluana-englaro-e-le-quest

domenica 10 agosto 2008

Fecondazione, studio inglese dimostra inefficacia di tecnica imposta dalla legge 40

Due tipi di terapie attualmente utilizzate per aiutare le coppie che non riescono ad avere figli sono del tutto inutili e le coppie farebbero bene a provarci con il sistema naturale. Sono queste le conclusioni di uno studio realizzato dall'Universita' di Aberdeen e pubblicato sulla rivista British medical Journal che aveva come obiettivo quello di valutare l'efficacia della terapia a base di clomid e dell'inseminazione artificiale per le coppie di cui non e' nota la ragione della loro infertilita'. In uno studio effettuato su un campione di 580 coppie in terapia con questi due metodi, i ricercatori dell'universita' scozzese hanno riscontrato un tasso di fecondita' analogo a quello registrato nel campione di controllo e formato da coppie con problemi che pero' non si sottoponevano ad alcun tipo di trattamento. Sotto la lente dei ginecologi sono finite in particolare quelle copie, e sono in media il trenta per cento del totale, per le quali i medici non sono stati in grado di diagnosticare alcuna ragione che giustifichi la loro condizione. Per il trattamento di queste coppie, le indicazioni terapeutiche prescritte dal National Institute of Clinical and Health Excellence (NICE) prevedono piu' di sei cicli di inseminazione intrauterina senza stimolazione ormonale (quando cioe' lo sperma viene inserito direttamente nelle ovaie) e l'assunzione di un farmaco: il citrato clomifene, clomid) che avrebbe la funzione di stimolare le ovaie. Ebbene entrambe le terapie non hanno dato alcun risultato concreto diverso dalle coppie nelle stesse condizioni, che invece hanno continuato con il metodo naturale.

Anche uno studio inglese pubblicato sulla rivista British Medical Journal 'condanna la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita'. Lo sottolinea Domenico Danza, direttore del Centro Mediterraneo Medico della riproduzione e Consigliere Generale dell'Associazione Coscioni. 'Un recente studio condotto dall'Universita' di Aberdeen, e pubblicato sul British Medical Journal, su coppie affette da sterilita' senza causa, altrimenti definita idiopatica ha evidenziato che per tali condizioni l'utilizzo o meno della inseminazione in vivo associata a induzione multipla dell'ovulazione, non ha alcun incremento in termini di gravidanza rispetto all'assenza totale di terapia'. Tali dati, prosegue, che 'non costituiscono una novita' per gli addetti ai lavori, non fanno altro che evidenziare l'inappropriatezza del principio delle gradualita' delle tecniche delle legge 40 nei confronti delle coppie affette da sterilita' senza causa'. Per tali coppie infatti, ricorda Danza, 'la legge impone le tecniche sovvenzionate che hanno come ricaduta una perdita di tempo, un incremento della spese per i pazienti, nessun vantaggio in termini di risultato. Tali condizioni traggono, invece, beneficio da tecniche come la fecondazione in vitro, che oltre a determinare un incremento delle gravidanze, a volte forniscono ulteriori approfondimenti diagnostici sulle cause della sterilita''. La legge 40, conclude Danza, 'dimostra ancora una volta, di essere ben lontana dalla salute fisica delle coppie e di non avere alcun fondamento scientifico'.

sabato 9 agosto 2008

Due coppie di gemelli con due mamme

Corriere della Sera - 31 luglio 2008 pag. 23

DAL NOSTRO INVIATO LONDRA - Martha e Karen desideravano un figlio da tanto tempo. Erano ricorse più volte alla fecondazione assistita, sia con gli ovociti dell' una che con quelli dell' altra. «Ormai le avevamo provate tutte e il mio orologio biologico si era messo a ticchettare di brutto» ha raccontato ridendo a Skynews la signora Wesolowski, 42 anni, mostrando felice ben quattro neonati. Sì perché alla fine la coppia, che convive da nove anni, ce l' ha fatta al di là di ogni immaginazione. E, quella ottenuta in un ospedale di Riverside in California, è una nascita che segna un nuovo record per la fecondazione assistita. Le due donne hanno partorito lo stesso giorno una coppia di gemelli a testa. I piccoli hanno in comune la stessa madre biologica, Martha Padgett, 38 anni. È stata lei a sottoporsi alle stimolazioni ormonali per recuperare un congruo numero di ovociti. I gameti, poi, sono stati fecondati con il seme dello stesso donatore e trasferiti in entrambe le donne, che avevano precedentemente sincronizzato i loro cicli. I bimbi sono sulla carta fratelli a tutti gli effetti, figli dello stesso padre e della stessa madre. La prima a partorire è stata Martha. Ventidue ore dopo è stata la volta di Karen. I piccoli, due maschi e due femmine, si chiamano Sophia, Alex, Andrew e Sienna. «Dopo tanti tentativi - racconta ancora Karen, fisioterapista - eravamo ormai sul punto di arrenderci. Anche per ragioni economiche». In America la fecondazione assistita è ancora più cara che in Europa: quasi diecimila euro a tentativo. In tre anni le due donne hanno dilapidato un piccolo patrimonio, 45mila euro. «Quando Martha mi ha proposto di usare le sue uova e di trasferirle in entrambi i nostri uteri per aumentare le nostre chance - spiega Karen, bionda, capelli corti e una faccia solare -, ho pensato: perché no?». La scelta di usare una sola donatrice era obbligata. Martha, infermiera, anche lei bionda, ha 4 anni meno di Karen e ha già una figlia di 10 anni, Julia, avuta con l' ex marito. Il giorno del test di gravidanza la coppia si è presentata al centro di fecondazione assistita. La prima a fare il prelievo del sangue è stata Martha. «Quando mi hanno detto che era positivo - ha raccontato - ero contenta ma ho pensato subito a Karen. Poi è arrivata la dottoressa con un sorriso enigmatico e ci ha annunciato che eravamo entrambe incinte! Non sapevamo più dove saltare per la gioia». Certo 4 bambini non se li aspettavano, anche se il rischio di una gravidanza gemellare nella fecondazione assistita è piuttosto alto. Ora Karen e Martha non dormono più la notte e fanno i turni per allattare. «Ma siamo felici. Almeno la nostra famiglia è completa».

Ricci Sargentini Monica

venerdì 8 agosto 2008

«Troppo vecchia», niente fecondazione

Il Secolo XIX - 8 agosto 2008

GENOVA - «Al centro di fisiopatologia della riproduzione del San Martino, dopo mesi di esami, siamo stati liquidati dicendoci che per la mia età e per alcuni problemi, risolvibili però, del mio compagno l’ospedale non poteva aiutarci visto che la percentuale di successo nel nostro caso sarebbe stata molto bassa». Serena ha 41 anni, il suo compagno 8 di meno, da 2 stanno inutilmente cercando di avere un figlio. Pensavano che la soluzione ai loro problemi fosse all’ospedale San Martino, si sono sentititi dirottare verso le case di cura private. «Siamo stati trattati come numeri - denunciano ora - siamo stati scaricati perché il nostro caso sarebbe stato negativo per le loro statistiche». Ma c’è una frase che li ha indispettiti più della freddezza dei numeri: «La dottoressa ci ha consigliato che se volevamo cominciare un ciclo di inseminazione, avremmo dovuto sbrigarci, ma avremmo dovuto farla privatamente». Serena e il suo compagno non immaginano neppure di essere vittime di quello che la legge 40 sulla procreazione assistita non dice e che la Regione Liguria non ha ancora regolamentato, ovvero fino a che età una donna nel suo desiderio di maternità può essere sostenuta dal Servizio sanitario pubblico.

All’inizio la storia di Serena e del suo compagno è simile a quella di moltissime delle circa 1000 coppie liguri che ogni anno si rivolgono ai centri specializzati nella procreazione assistita. A Genova sono tre: due pubblici, il Galliera e il San Martino, ed uno privato. In tutto riescono a soddisfare circa la metà delle richieste, circa 500 cicli di terapia per la fecondazione in vitro (Fivet) e quasi il doppio di inseminazioni artificiali (tecnica molto più semplice, considerata di approccio per le coppie con problemi meno gravi). Serena si era rivolta, su consiglio del suo ginecologo, al centro del San Martino. Mesi di esami, poi il 15 luglio il colloquio definitivo con la responsabile del centro, Paola Anserini. Da quell’incontro, Serena esce con una risposta negativa: il San Martino non la sottoporrà alla terapia per la fecondazione in vitro. A parte la lista di attesa di quasi un anno, Serena avrebbe avuto pochissime probabilità, meno del 10%, di restare incinta. «Dopo essere stata cacciata in malo modo dal San Martino, mi sono rivolta a Novi: mi hanno trattato benissimo e sto per cominciare un ciclo di trattamento. Non capisco perché se la legge non pone un limite di età, sia l’ospedale a farlo arbitrariamente» prosegue la sua denuncia.
«È vero che la legge 40 non stabilisce un limite di età per la procreazione assistita, ma - spiega Paola Anserini - l’accesso alle tecniche è subordinato al parere del medico che può decidere di negarle per motivi medico sanitari». Tra questi ci sono circostanze gravi come le malattie sistemiche, patologie aggravate dalle terapie ormonali o un elevato indice di massa corporea: «Ci sono troppi rischi». Poi c’è la questione anagrafica: «L’età della donna è l’indice prognostico più importante nella terapia dell’infertilità. A 40 anni la percentuale di riuscita è del 10% -conclude Anserini - che non supera il 3,4% dopo i 42 anni. Considerando che il tasso di abortività è di circa il 50%, la percentuale di coppie che riescono ad avere realmente un bimbo in braccio è vicino all’1%. Se nel counselling consigliamo alle pazienti più anziane di rivolgersi ad un centro privato è perché la rapidità di intervento aumenta le chances».

Età e percentuali sono alla base delle linee guida di molti paesi in cui il servizio sanitario pubblico sostiene la donna solo fino a 42 anni. Linea che, in Italia, è stata sposata dalla Toscana dove i 42 anni e i tre cicli di trattamento sono il tetto massimo per gli ospedali pubblici. «In Liguria questa discussione è aperta da due anni - sostiene Mauro Costa, responsabile del centro del Galliera - ma la decisione non è ancora stata presa, così i medici vengono lasciati da soli a spiegare alle coppie per quali motivi non possono accedere ai trattamenti. Senza contare che se ci fosse un regolamento di questo tipo la Regione risparmierebbe moltissimo: sono centinaia le coppie che si rivolgono, ad esempio, ai 58 centri lombardi». In Lombardia vengono accolte a braccia aperte, a qualunque età. Anche perché a pagare il conto è la Liguria.


Alessandra Costante

giovedì 7 agosto 2008

Vita Artificiale e Libertà di Scelta

Corriere della Sera - 2 agosto 2008

Tutto è cominciato con l' Enciclica del 1968 Humanae Vitae di Paolo VI. A 40 anni esatti di distanza, l' altro giorno il Corriere ha accolto nella sua pubblicità la «Lettera aperta al Papa» del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere) sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo. L' esordio della Lettera è duro: «Le gerarchie cattoliche hanno fondato sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione». Politica, continua la Lettera, «che ha avuto effetti catastrofici sui poveri, ha messo in pericolo la vita delle donne ed esposto milioni di persone al rischio di contrarre l' Hiv». Ma il testo si ferma su questo problema ignorando il crescendo successivo. Con Wojtyla e Ratzinger la contraccezione e l' aborto vengono condannate allo stesso titolo. Ma perché? Con quale logica? La contraccezione - lo dice la parola - impedisce la concezione. E prevenire una gravidanza non è «uccidere», non è interrompere una gravidanza (aborto). Vorrei che qualcuno mi dimostrasse il contrario. Un altro passo in avanti consiste nell' asserire che l' embrione è già vita umana. Per dimostrarlo la Chiesa dovrebbe distinguere tra «vita» e «vita umana», e provare che le caratteristiche della seconda sono già presenti nell' embrione. In passato, e con San Tommaso, la vita dell' uomo era contraddistinta dalla presenza dell' «anima razionale». Ma quest' ultima, per Tommaso, arrivava «tardi», in vicinanza della nascita e non certo dell' embrione. Teologicamente parlando l' ostacolo è grosso, e Wojtyla lo supera dimenticandosi dell' anima e citando la scienza. Così: «La scienza ha ormai dimostrato che l' embrione è un individuo umano che possiede fin dalla fecondazione la propria identità». Ma la scienza può soltanto attestare che l' embrione è programmato per diventare, dopo 9 mesi, un individuo umano ma non che lo è già sub specie di embrione. Anche se un uovo diventerà una gallina non è gallina finchè resta uovo; né io, mangiando un uovo, divento assassino di una gallina. Dunque, in teoria qualsiasi vita è intoccabile (anche quella dei pidocchi o delle zanzare), visto che la Chiesa spesso e volentieri confonde tra qualsiasi vita e vita specificamente umana. In pratica, però, la vita intoccabile è solo la vita dell' uomo. Ma ecco ancora un ulteriore salto in avanti. Finora la vita umana era intoccabile «in entrata» (aborto) e anche «in pre-entrata» (contraccettivi); ma «in uscita» le persone erano lasciate libere di morire. Beninteso, non di suicidarsi ma di morire «naturalmente». Ma siccome la scienza ha inventato la sopravvivenza artificiale, ecco che oggi la Chiesa nega il diritto di morire anche a chi, come essere umano, è già morto. L' ultimo caso è quello di Eluana Englaro, in coma profondo da addirittura 16 anni. A questo punto i genitori chiedono che venga staccata dal macchinario che la tiene in vita (in vita vegetale) e due tribunali (Cassazione e Corte d' appello) consentono. Apriti cielo! A distanza di pochi giorni il pg di Milano blocca. Il che implica che dovrebbe intervenire il Parlamento. Sì, il Parlamento si dovrebbe svegliare nel consentire il «testamento biologico» di ciascuno di noi quando siamo ancora sani di corpo e di mente. Anche il legislatore «papista» lo potrebbe benissimo fare in tutta coerenza, visto che Wojtyla si era rimesso alla scienza per stabilire quando comincia la vita. E la scienza stabilisce che una persona è morta quando il suo cervello è morto, quando l' elettroencefalogramma è piatto e non rileva più onde magnetiche cerebrali. Punto e finito lì. Per me. Ma non per la deputata azzurra Isabella Bertolini la cui mozione, sostenuta da 80 firme di neo-sanfedisti, chiede che il governo introduca «il divieto di qualunque atto che legittimi pratiche eutanasiche o di morte indotta». Non facciamo finta di non capire. Questo testo impedirebbe il «testamento biologico». Già consentito negli Usa, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna, agli italiani non lo si vuole consentire. Poveri noi, e intanto povera Eluana.

Sartori Giovanni

Lettera aperta al papa

Corriere della Sera - Avviso a pagamento

Oggi, 25 luglio 2008, la Chiesa cattolica celebra il 40º anniversario della Humanae Vitae, su cui le gerarchie cattoliche hanno fondato la politica di opposizione alla contraccezione, che ha avuto effetti catastrofici sui poveri e i deboli di tutto il mondo, mettendo in pericolo la vita delle donne ed esponendo milioni di persone al rischio di contrarre l’HIV.
Quando Papa Paolo VI, nel 1968, consolidò la proibizione della contraccezione da parte delle gerarchie cattoliche, ignorò il parere di un gruppo di esperti scelti da lui stesso.
Quel gruppo di esperti, la Commissione sul Controllo delle Nascite, aveva votato a grande maggioranza la raccomandazione che la Chiesa abrogasse la proibizione della contraccezione artificiale, affermando che non era “intrinsecamente malvagia” e che le precedenti posizioni in materia non erano infallibili.
Sebbene Papa Paolo chiamasse 15 vescovi per la produzione del rapporto conclusivo, anche questi si fecero convincere dalla logica degli argomenti a favore della contraccezione, votando a favore della nuova posizione.
Venne preparato un “rapporto di minoranza”, nel quale si affermava che la dottrina sulla contraccezione non poteva cambiare, non per una qualche ragione specifica, ma perché le gerarchie cattoliche non potevano ammettere di essersi sbagliate: «La Chiesa non può cambiare la propria risposta, perché tale risposta è vera… È vera in quanto la Chiesa cattolica, istituita da Cristo… non avrebbe potuto sbagliare così gravemente per tutti i secoli della sua storia». Il documento proseguiva affermando che se le gerarchie avessero ammesso di essere state in errore su questo punto, la loro autorità sarebbe stata messa in discussione su tutte le “questioni morali”.
La Humanae Vitae continua a essere fonte di grandi conflitti e divisioni all’interno della Chiesa. Cattolici e non cattolici continuano a subire le conseguenze di questa devastante politica delle gerarchie cattoliche.
Gli effetti di questa proibizione sono stati particolarmente disastrosi nel sud del mondo, ove le gerarchie cattoliche esercitano una considerevole influenza sulle politiche di pianificazione familiare di numerose nazioni, ostacolando la messa in atto di buone politiche di sanità pubblica sulla pianificazione familiare e la prevenzione dell’infezione da HIV.
Tuttavia, la Humanae Vitae influenza le scelte di politica sanitaria pubblica anche nel nord del mondo. Quest’anno, l’azione di lobby della Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti sul Congresso statunitense è riuscita a far escludere vitali servizi di pianificazione familiare, volti a impedire la trasmissione dell’HIV da madre a figlio, dal Piano Presidenziale di Emergenza per l’AIDS.
È incontestabile che la Humanae Vitae ha mancato completamente l’obiettivo di convincere i cattolici a rinunciare ai moderni metodi contraccettivi. Studi condotti in tutto il mondo hanno rilevato che i cattolici fanno uso della contraccezione e appoggiano l’utilizzo dei preservativi come mezzo per arginare la diffusione dell’HIV. La proibizione è tuttavia riuscita a impedire a molte donne e uomini di tutto il mondo di avere accesso a metodi affidabili di pianificazione familiare e di ottenere preservativi.
Ci è chiaro che la Chiesa cattolica non potrà progredire fino a quando non avrà fatto onestamente i conti col paradosso della Humanae Vitae: la maggior parte dei cattolici fa uso di contraccettivi moderni, ritenendola una scelta morale e considerandosi cattolici a pieno titolo, eppure le gerarchie cattoliche negano completamente questa realtà, costringendo i sacerdoti al silenzio su questo come su molti altri temi legati alla sessualità.
Questi ultimi 40 anni hanno visto l’irrigidirsi della posizione del Vaticano mentre il mondo passava a una visione diversa e più ampia della sessualità e del ruolo della donna nella società.
Papa Paolo VI non riuscì a invertire la marcia dei tempi 40 anni fa, ed è improbabile che un altro papa possa riuscirci in futuro.
Ma fin quando le gerarchie ecclesiastiche continueranno a provarci, molti, e in particolare molte donne nei paesi più poveri, continueranno a soffrire.
Papa Benedetto, noi La invitiamo a sfruttare questo anniversario come occasione per avviare un processo di riforma, restando fedele agli aspetti positivi della dottrina cattolica sulla sessualità e abrogando la proibizione sulla contraccezione onde consentire ai cattolici di pianificare la propria vita familiare in modo sicuro e in buona coscienza.

Catholics for ChoiceA Critical Mass: Women Celebrating Eucharist – USA Association for the Rights of Catholics in the Church – USABrothers and Sisters in Christ – IrelandCall to Action – USACatholic Women’s Ordination – UKCatholics for a Changing Church – United KingdomCatholics for a Free Choice – CanadaCatholics for the Spirit of Vatican 2 – USACatólicas pelo Direito de Decidir – Brasil Católicas por el Derecho a Decidir – Bolivia Católicas por el Derecho a Decidir – Buenos Aires Católicas por el Derecho a Decidir – Chile Católicas por el Derecho a Decidir – Colombia Católicas por el Derecho a Decidir – Córdoba Católicas por el Derecho a Decidir – El Salvador Católicas por el Derecho a Decidir – España Católicas por el Derecho a Decidir – México Católicas por el Derecho a Decidir – Nicaragua Católicas por el Derecho a Decidir – Paraguay Centro Bartolomé de las Casas – El Salvador Chicago Women-Church – USAChrétiens sans Frontières de Gironde – FranceColectivo Rebeldía Santa Cruz – BoliviaCol.lectiu Dones en l'Esglesia – SpainComité Oscar Romero – Chile Comunidad Santo Tomás de Aquino – SpainCORPUS, National Association for an Inclusive Ministry – USADavid et Jonathan—Association Homosexuelle Chrétienne Ouverte à Tous – FranceDemain l’Eglise – FranceDignity USADroits et Libertés dans les Eglises/Femmes et Hommes en Eglise – FranceEspérance 54 en Meurthe et Moselle – FranceEuropean Forum of LGBT Christian GroupsEuropean Network Church on the MoveGehuwd en Ongehuwd Priesterschap – NetherlandsDe Graalbeweging – NetherlandsKerkHardop – NetherlandsLandelijk Koördinatie Punt Groepen Kerk en Homoseksualiteit – NetherlandsMandragora/Netmal – BrazilMariënburgvereniging – NetherlandsMovimiento También Somos Iglesia – ChileNational Coalition of American Nuns – USANew Ways Ministry – USANoi Siamo Chiesa – ItalyNos Somos Igreja – PortugalNous Sommes Aussi l’Eglise – FrancePax Christi Maine – USAPlein Jour – FranceRed Latinoamericana de Católicas por el Derecho a Decidir Réseaux Résistances – BelgiumRoman Catholic Women Priests – Europe-WestRoman Catholic Women Priests – Canada EstRoman Catholic Women Priests – Canada WestSan Francisco Bay Area Women-Church – USASoutheastern Pennsylvania Women’s Ordination Conference – USAStichting Kerk Hardop – NetherlandsStichting Magdala—Voor Vrow en Priester – NetherlandsVoice of the Faithful/New Jersey – USAWerkplaats voor Theologie en Maatschappij – BelgiumWomen’s Alliance for Theology, Ethics and Ritual (WATER) – USAWomen’s Ordination Conference – USAWomen-Church Baltimore – USA


http://www.catholicsforchoice.org/

martedì 5 agosto 2008

Buon compleanno signorino Pietro



Così poco sulla terra, per sempre nel cuore di mamma e papà.

Un anno fa ...

Un anno fa, il 4 di agosto, eravamo in trepida attesa…..io ho lasciato l’ufficio, era sabato pomeriggio e ho risposto felice alla chiamata di Silvia…..: “dobbiamo andare!”…ok arrivo. Computer acceso e via … “ciao scappo in ospedale è ora! spegnete voi quando andate a casa, vi faccio sapere appena ho novità!”...e via di corsa all’ospedale di Cittadella (PD). (in realtà sono passato per casa e ho fatto in tempo a fare una doccia!!!!!).
Siamo partiti senza sapere a cosa saremmo andati incontro ma pieni di gioia. Mentre entravamo in ospedale ho scattato qualche foto a Silvia che camminava lenta perché aveva paura di rompere maggiormente il “sacco”. Saliamo, ecografia e alle 19.00 siamo entrambi in sala parto in attesa. Qualche foto con il telefonino (tanto eravamo soli) e poi tutta la notte con monitoraggi, flebo e via vai dell’infermiere e dell’ostetrica fino all’alba. Alle 7.30 arriva il medico e vai con oxitocina: Silvia ha cambiato espressione e abbiamo interrotto ogni forma di comunicazione, o meglio…io ci provavo ma era come parlare con un muro incazzato. Ore 10.30 arriva l’ora dell’anestesia e riprendo un minimo di dialogo con Silvia: nel senso che rispondeva con qualche verso alle mie domande. Poi arrivano le 11.30: è ora, si vede la testa di Pietro e iniziano i preparativi. Mi vestono, preparo i braccialetti di Pietro e Silvia e poi faccio incazzare donna Rosa (l’ostetrica che mi diceva in mezzo dialetto veneto e mezzo del sud: dottore fai questo, dottore adesso facciamo così e via dicendo…..le avevo detto che sono laureato in economia e quindi in sala parto ero diventato il DOTTORE). Silvia intanto era presa dalle sue spinte e non seguiva quello che le stava intorno. Poi in un batti baleno alle 12.17 è arrivato lui….il Signorino Pietro che in un attimo è stato catapultato sulla pancia della sua mamma ed io vedendo la scena sono crollato e ho prodotto qualche lacrima di sincera felicità. Non capivamo più niente: la mamma stanca ma felice ed io il papà felice e piangente. Poi ho preso Pietro, pesatura di rito, lavaggi e vestizione…. e guai a chi me lo toccava. Aveva pianto appena uscito dal pancione di Silvia e si era meritato il massimo del punteggio apgar; ora era in braccio mio e giravo per le sale parto tutto orgoglioso. Silvia intanto si era ripresa ed era stata spostata nella saletta a fianco la sala parto dove Pietro ha fatto la sua prima poppata. Poi sono arrivati i nonni entusiasti ai quali ho presentato il loro nipotino che già aveva messo il dito in bocca e succhiava con forza. Tutto era fantastico. Agli amici ho cominciato a spedire messaggi:

“Alle ore 12.17 con il peso di 2.740 kg è nato Pietro. La mamma è stata forte, è stanca ma felicissima!...il papà ha tenuto in braccio il suo bambino ed è orgoglioso della sua splendida famiglia. E’ stata un esperienza unica ed indimenticabile! Un saluto a tutti Fabio Silvia ed il piccolo Pietro….che fantastica storia è la vita!”

Ero stanco ma non avevo voglia di cedere e lo stesso Silvia. E così per qualche giorno facevo Uffcio-Cittadella-Ufficio-Cittadella-Casa-Ufficio-Cittadella….. fino a quando non li ho riportati a casa. E da lì è cominciata la nostra esperienza di genitori……..

Oggi farò gli auguri al bisnonno di Pietro che compie 88 anni (sono nati lo stesso giorno: due leoni del 5 agosto) …. e porterò un regalo al mio bimbo.

Oggi sono qui con Silvia.

Ho la fortuna di avere al mio fianco una persona splendida che mi da, insieme al ricordo di Pietro, la forza per continuare a vivere. Vi voglio bene.
Fabio

venerdì 1 agosto 2008

Fecondazione assistita

In Italia le nascite sono negli ultimi anni calate vertiginosamente. E' aumentata anche la difficoltà di procreare. Nel servizio di Barbara Gallavotti e Andrea Pasquini, il difficile percorso della procreazione assistita.

Superquark - 31 luglio 2008

Per rivedere la puntata: http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiUno-Superquark%5E22%5E112025,00.html